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Europe, il ritorno dei vichinghi rock: "Odiamo il revival. E scordatevi The Final Countdown"

Europe, il ritorno dei vichinghi rock: "Odiamo il revival. E scordatevi The Final Countdown"


di Luigi Bolognini


La band svedese, che dal 2003 ha ripreso la piena attività, pubblica il nuovo album "War of Kings". Con una missione paradossale, sempre la stessa. "La nostra superhit ci perseguita dagli anni Ottanta, ma noi valiamo molto di più. E ancora ci divertiamo". Parola di Joey Tempest


Il countdown finale è ancora al di là da venire. Gli Europe sono vivi e lottano insieme a noi. Lottano anzitutto per fare dimenticare di essere solo quelli del 1986, della maledetta-magnifica The Final Countdown, canzone che vendette 22 milioni di copie, cifra adesso difficilmente immaginabile anche sotto forma di download, figuriamoci di dischi-dischi. Una intro pomposa e kitsch che, appena l'ascolta, rimanda chiunque li abbia vissuti dritto dritto negli anni Ottanta. Un brano evocativo e generazionale. Gli Europe invece ci combattono da oltre un quarto di secolo, "anche se in realtà con abbiamo un ottimo rapporto, non ci dà fastidio se la gente ce la canticchia incontrandoci per strada o se la sentiamo come suoneria di un cellulare. È roba nostra", dice il 53enne Joakim Larsson, decisamente più noto come Joey Tempest, leader della band svedese. Che la battaglia ha deciso di combatterla nel miglior modo possibile, e probabilmente l'unico: nuovi dischi. "Non siamo per il revival, a parte i concerti dove ovviamente diamo fondo al repertorio, siamo una band in evoluzione, e anzi ci riteniamo molto più bravi di qualche tempo fa".
Video

La rockband svedese di "The Final Countdown" torna con il nuovo album "War of Kings", anticipato dall'omonimo singolo e da questo video, in anteprima italiana per repubblica.it. Il gruppo, attivo dal 1978 al 1992, e poi riunito nel 2003, è da allora in piena attività e soprattutto in stato di grazia, a giudicare dall'entusiasmo dei fan vecchi e nuovi. È di scena nella formazione a cinque elementi che comprende il cantante Joey Tempest e il chitarrista John Norum


È vero. Basta ascoltare War of Kings, decimo album degli Europe, in uscita il 2 marzo, anticipato dall'omonima canzone. Un bel mix di hard rock vecchia scuola, anni Settanta e Ottanta, con echi di Led Zeppelin, Deep Purple e Black Sabbath, "i nostri modelli da sempre". Nostri vuol dire anche di tantissimi altri musicisti e gruppi della Scandinavia, "immagino che siano la malinconia e le tante giornate senza luce del sole che ci fanno scatenare così". Che paradosso, però: un gruppo che fa di ritmi tirati e riff potenti le armi di battaglia poi diventa famoso a livello mondiale per una canzone sicuramente non morbida, ma altrettanto sicuramente pop. "Già, The Final Countodwon ci rappresenta solo parzialmente nelle sonorità. Ma d'altronde era nata per un motivo semplice: aprire i nostri concerti. Insomma, salivamo sul palco, cantavamo che partiva il conto alla rovescia e poi iniziava il viaggio nella nostra musica. Invece quel successo ci ha travolti. E ha creato aspettative di cui non siamo stati all'altezza. O di cui non siamo stati creduti all'altezza: il disco successivo, Out of This World, quello di Superstitious, vendette 3,5 milioni di copie e fu giudicato un flop". Morale, di lì a poco, nel 1992, la band si sciolse: "Eravamo troppo stressati, dovevamo provare a camminare con le nostre gambe, darci alle carriere da solisti. Che non sono neanche andate male. Ma quando nel 2003 ci siamo reincontrati abbiamo capito che avevamo ancora voglia di stare assieme, come persone e come artisti".


Senza paura di essere considerati come quei dinosauri che campano per decenni su un solo grande successo, tra feste di piazza, trasmissioni tv e best of. "La paura l'abbiamo avuta, certo. Per fortuna già al primo disco della nuova fase, Start from the Dark, la stampa inglese pubblicò recensioni entusiastiche, sottolineando che non eravamo tornati per campare sul passato. Certo, sono stupito anche io del fatto che stiamo durando e che stiamo facendo ancora musica così buona. Perché, e non glielo dico perché siamo qui a parlare di questo, War of Kings e il disco che lo aveva preceduto, Bag of Bones, del 2012, sono i nostri due migliori. E il peggiore forse è proprio The Final Countodown, pensi un po'. Proveremo a dimostrarlo anche nel tour che sta per partire e che toccherà sicuramente l'Italia tra settembre e ottobre. Poi il successo degli anni Ottanta non tornerà, di questo sono consapevole, ma ci stiamo divertendo e riusciamo a campare bene di musica, che altro possiamo chiedere alla vita?".