MUSICA




​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​



​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
​​​​​​​

​​​



MUSICA
Start a New Topic 
Author
Comment
Lorenzo 2015 CC - Recensione (e intervista) - di Marinella Venegoni


Un album è ormai un concetto. Un contenitore virtuale con un titolo, dentro il quale puoi mettere di tutto: presto, chissà, anche un film autobiografico e giochi a tema, oltre alle canzoni. Jovanotti si ferma a queste ultime, per ora, e in «Lorenzo 2015 CC» ne sforna trenta. Trenta, «Come se fossero in un cloud», spiega quasi a tranquillizzare; spinge così più in alto l’asticella delle possibilità e della creatività. Cloud o album che sia, buttar fuori 30 canzoni nuove è una bella sfida, puro marchio Jovanotti. Un gesto di grande ambizione o di grande libertà, come preferisce lui. Due ore e mezza di ascolto (che neanche l’Aida) hanno una loro importanza se assunte di seguito, per quanto si voglia demitizzare. E’ comunque un’opera interessante, qualche volta esaltante, densa e magmatica, un torrente di parole e ritmi. Fra inevitabili discese e risalite scintillanti, fra visionarietà ispirata e citazioni funk della Bohème, fra torridi venti ritmici africani o brasileiros e groove da dancefloor, prendono un bel risalto canzoni d’amore dolcissime, con una sensibilità quasi femminile: «E’ la cosa più importante che ci sia», dice.
«Lorenzo» va a cilindrata 2015, visto che indossa sulla copertina una pettorina da motocross, usandola come metafora: «dichiara la fragilità, la vulnerabilità, che è quello di cui parla questo album». Il pezzo fortissimo è l’introduzione, «L’alba», affresco messianico venato della filosofia del «penso positivo»: a base di musica danzereccia, è un invito ad accettare le sfide difficili che il nostro tempo ci impone. Se ne consiglia l’ascolto mattino e sera alle personalità più scoraggiate, visto l’amorevole sguardo al bicchiere mezzo pieno: «L’alba è già qua, mi dà una possibilità, m’illumina di novità». Armati di un simile spirito, si possono anche fare album di sessanta canzoni.
Nello studio di via Mecenate, Jovanotti arriva naturalmente in motoretta, e la presentazione è un lungo soliloquio a base di divertente infografica, con i suoi disegni segnati da emoticon. Riepiloga il tempo dall’ultimo tour, l’eccitazione per il pieno di San Siro (questa volta, a giugno, saranno 3 date), la polmonite che lo colpì nel ‘14, l’esplosione della creatività («comincio sempre scrivendo un rap, poi non mi viene»), i momenti no, il lavoro a New York o Los Angeles con Michele Canova.
Ricorda che in «Lorenzo 2015 CC» troveremo non solo l’Africa e i Sud, ma i Mariachi e il rock, «con molte chitarre suonate in diretta» e Combat Songs e canzoni da cantautore («Che oggi non è più un mestiere ideologico, è di chi canta quel che scrive»). Semina tracce semiologiche: la prevalenza del «con» invece che del «senza», la passione per la parola «eppure» («il disco ne è governato»). Dice che è nello spirito rock’n’roll di aver voluto «un disco istintivo e non iperprodotto, con anche errori».
Mostra le foto dei musicisti che ha voluto: i giovani italiani Vasco Brondi, che lo ha aiutato a scrivere «L’estate addosso» che sarà nel prossimo film di Gabriele Muccino, e Zibba per «Scintilla»; il grande vecchio Manu Dibango, i batteristi Omar Hakim e Daru Jones (lavora con Jack White), Money Mark alle tastiere («era nei Beastie Boys, forse il motivo per cui ho fatto questo mestiere»), il grande tuareg Bombino, tanti altri. Oltre naturalmente a Saturnino e tutta la sua band.
Un tweet tremendo di una sua amica dirà più tardi che per fare una bella conferenza stampa bisogna far tacere la stampa («Ché se aspetta loro») ma la domanda arriva: è cambiata la sua opinione su Renzi, dopo l’endorsement iniziale? E qui l’uomo conferma, dando il meglio di sé: «Per un cantante è più comodo stare all’opposizione. Non ho cambiato idea, l’ho sostenuto pensando abbia difetti e limiti ma anche qualità. Penso sia ancora una grande opportunità per cambiare».