MUSICA




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Carmen Consoli: una che non ha perso l’abitudine di tornare


Sono trascorsi più di cinque anni dall’uscita del suo ultimo disco da studio,“Elettra” (e non tenendo conto del doppio CD , “Per niente stanca” del 2010, che era una raccolta di canzoni con solo due inediti). Grande attesa, quindi, tra gli estimatori di Carmen Consoli che sono corsi il 20 di questo mese alla Feltrinelli di Milano per ascoltare (e acquistare) il tanto atteso nuovo CD.

E c’è da dire che l’attesa non è stata vana, perché il nuovo disco, che, secondo un’intervista che la cantautrice ha concesso a “Panorama”, è stato scritto e pensato in due mesi (Luglio e Agosto scorsi) e realizzato poi in quelli successivi, per il suo valore artistico intrinseco ha premiato alla grande quell’attesa.

L’album si intitola “L’abitudine di tornare” e trae il titolo dalla prima canzone in scaletta, canzone che già era ascoltabile dall’ottobre scorso nelle radio e acquistabile on line come singolo promozionale. Il tema è quello della donna destinata a vivere il ruolo dell’amante da tenere nascosta, che deve accettare la sua condizione, non chiedere nulla e aspettarsi che un giorno verrà abbandonata, perché l’uomo ha l’abitudine di tornare sempre nel luogo dal quale si era allontanato.

Già da questa prima canzone capiamo che ci troviamo in un clima affatto sconosciuto: un’Italia arcaica dove sopravvivono certi comportamenti maschilisti, in cui non c’è posto per comprendere, per esempio, l’amore che ci possa essere fra due donne che, pur di vivere questo loro sentimento, sono disposte anche a finire all’inferno (come accade nella canzone “Ottobre”). Così come non c’è posto per una donna che, nel decidere di vivere da sola, rimane vittima di stalking e a niente sarà servito ospitare un pitone ammaestrato per la sua difesa (“La signora del quinto piano”). Un’Italia che non è cresciuta, non solo a livello culturale, ma è retrocessa anche a livello economico: basta ascoltare come vengono descritti i protagonisti di “E forse un giorno”, costretti a vivere in un’auto, diventando “estranei agli occhi della comunità” e che tuttavia non abbandonano la speranza di ritrovare il benessere perduto e pensano appunto che “forse un giorno…” . Solo così trovano la forza di sopravvivere e pensare che “quella multa benevola sul parabrezza è la prova che ancora qualcuno ci pensa”.

Si parla di dolori, di violenza, di soprusi mafiosi (“chissà se il buon Dio perdonerà Palermo”, canta Carmen in “Esercito silente”), ma anche di tenerezza, come nell’ultima canzone che fa riferimento al figlio e che viene chiamato “questa piccola magia”, un toccante brano condotto sul ritmo di una bossa nova, stile inconsueto per una cantante che proviene dal mondo rock.

Già, il rock: Carmen lo aveva quasi abbandonato del tutto nelle sue ultime opere, prediligendo suoni più pop, atmosfere musicali che si richiamano un po’ a certi suoni del Nord Europa ma che conservano comunque un’italianità che affonda le radici nelle musiche popolari, rivedute e rese più attuali per i palati del pubblico di questo secolo.

La stessa voce della cantante è mutata, pur non perdendo la sua caratteristica essenziale: quel suo cantare in cui trascinava la voce rendendola quasi affannosa, come se dovesse far fatica a esprimersi e che, proprio per questo, la rese unica, tanto che si guadagnò grandi estimatori e parecchi detrattori; quella voce ora si è quasi naturalmente modificata e il canto adesso appare più fluido. Qualcuno ha scritto che è “meno angosciante”. Io, al di là del fatto che non la trovavo angosciante, credo che non ci fosse nulla di studiato in questo, così come non c’è ora. C’è da osservare però che la nuova vocalità, meno “affannosa” per l’appunto, avvicinerà Carmen ancora di più al grosso pubblico che già non era stato avaro con lei negli anni trascorsi.

Le canzoni sono tutte scritte da Carmen con l’aiuto di Francesco e Max Gazzè in “Oceani deserti” , Gianluca Vaccaro ne “La Signora del quinto piano” e Salvatore Distefano in ”La notte più lunga”.

Carmen suona più strumenti (chitarre acustica ed elettrica, basso e percussioni) e interpreta anche le parti corali. Ha inoltre scritto gli arrangiamenti d’archi per “E forse un giorno” e “La notte più lunga” e ha partecipato agli arrangiamenti musicali e alla produzione artistica. Eccellente la programmazione elettronica di Gianluca Vaccaro ne “La signora del quinto piano”.

Le sonorità del disco mescolano vari stili e tutte sono di ascolto molto fruibile, pur non appartenendo al genere commerciale. I testi delle canzoni si amalgamano perfettamente con le musiche: e qui sta la forza del disco, la sua particolarità, quella che lo rende un prodotto di serie A, la dimostrazione che non c’è niente di approssimativo, ma solo la testimonianza di una notevole capacità creativa.

Dopo cinque anni di attesa sarebbe stato un peccato mortale se non fosse stato così. Grandi applausi a questo ritorno di Carmen che si dimostra realmente proficuo per la gioia dei suoi ammiratori e per quelli che lo diventeranno adesso, una volta che ascolteranno il CD.

Il disco, edito dalla Universal Music Italia è in versione digi-pack, con libretto riportante i testi delle canzoni.

Carlo Tomeo