MUSICA




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Mannoia: mi regalo i duetti con Celentano e Dori Ghezzi



«Fiorella è una monumentale antologia discografica che celebra i sessant’anni di vita e i 46 di carriera di un’interprete fuori da ogni acuto e da ogni logica divistica. Assai presente sulle scene più varie, in un attivismo che rifuggiva in anni più verdi, Fiorella Mannoia raccoglie i frutti del suo pacato antidivismo, e dell’attitudine positiva verso i colleghi, in una impressionante serie di 18 duetti che popolano i due cd in inevitabile uscita prenatalizia, insieme con altri brani in solitaria. L’incontro più clamoroso è senz’altro con Adriano Celentano, non uso a tali abitudini, in Un bimbo sul leone che segnò l’inizio della carriera di Fiorella la Rossa nel Cantagiro del lontano ‘68; il più inaspettato quello con Dori Ghezzi, a cui si deve l’egregio inizio di Khorakhané di Fabrizio De André, nell’originale come qui. Ma non c’è numero 1 delle nostre charts (tranne Vasco, impegnato nel suo album, citato però con Sally) che non sia presente: da Battiato a Tiziano Ferro, da Fossati a Ligabue, dalla Pausini a Baglioni, da Frankie Hi a Cremonini, Pau, Fabi, tutti si sono uniti all’omaggio a nostra signora senza fronzoli.

Fiorella è insomma una specie di obelisco musicale alla sua lunga carriera... «E’ partita con un “sarebbe bello se...” - dice lei - poi è diventata una cosa gigantesca. Pensavo a 2due cd, di canzoni scritte per me, e di quelle degli altri, ma non immaginavo avrebbero accettato tutti. Da Celentano è arrivato un regalo inaspettato: ho chiamato, ma non avrei mai immaginata che dicesse di sì. E’ un duetto virtuale, mentre alcuni sono venuti in studio, come Laura, Daniele, Frankie, Zero e tutti i romani. Ma si può cantare a distanza, ormai siamo tutti talmente amici, ci vediamo, ci frequentiamo...».

Lei è molto più presente sulle scene rispetto a un tempo. «Con gli anni impari tante cose. Non devo più dimostrare niente a nessuno: prima era no, ora dico “perché no?”. Farò questo mestiere finché riesco a divertirmi. Non deve diventare una noia, non voglio ripetere me stessa all’infinito, con le stesse sonorità».

Alcuni fans hardcore sono un po’ sconcertati dalle collaborazioni con gente che non è del suo profilo artistico. «Che barba. Non vedo perché non debbo cantare con Moreno. Perché viene da un talent, o da Maria De Filippi? Mi ha proposto una canzone bella, mi piaceva. E perché debbo dire di no ad Alessandra Amoroso? Basta, abbiamo dato. Che si invecchia a fare, se non ci si permette di essere superiori ad alcune gabbie mentali. Noi italiani siamo fatti per essere divisi, come dice l’Inno di Mameli, perfino nella musica. Pure io sono caduta in questa logica, ma c’è un tempo per tutto, parto dalla musica e se è bella io canto. Se non condivido un testo, dico di no».

I nostri tempi sono segnati da scarsezza di testi significativi. «Il linguaggio si è abbassato, il vocabolario ridotto. Nessuno dà più peso alla cultura, tutto questo si ripercuote sulle nuove generazioni. Leggere un libro è strano, i programmi tv non hanno spessore. Credo sia un fenomeno planetario. Io non sono complottista, ma anche in Brasile si è abbassato il livello culturale. L’Occidente vive una profonda crisi etica, morale, economica e l’arte è lo specchio dei tempi».
Ha strappato Ivano Fossati alla pensione e Dori Ghezzi dall’ombra, per qualche minuto. «Se avesse detto di no - ride - , sarei andata a prenderlo a casa. Tutta la prima parte di C’é Tempo è parlata, da brividi. E’ sempre uguale, contento delle sue scelte, fa più musica di prima, ma fuori dallo starsystem. E poi volevo la benedizione di Dori, perché la sua parte in Khorakhané è fondamentale: mi ha fatto un grande regalo sentimentale».

Marinella Venegoni
www.lastampa.it