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Lady Gaga e Tony Bennett presentano "Cheek to cheek" a Bruxelles: il report


60 anni e 4 mesi. Tra Tony Bennet e Lady Gaga ci sono generazioni e decenni di differenza. Una coppia non inedita, comunque improbabile, ma affiatata, anche se ognuno non rinuncia alla proprio personalità. Un distinto signore dello swing, lui. Una diva sempre un po’ sopra le righe, lei. L’entrata al municipio di Bruxelles, dove lunedì sera è stata radunata la stampa internazionale per la presentazione di “Cheek to cheek”, è da manuale. Gaga avvolta in un lungo e scollato vestito di velluto indaco, con turbante da attrice anni ‘30, sguardi lascivi e mosse languide volutamente sottolineate. Lui, un distinto signore con la classe naturale di un crooner d’altri tempi, ben lontano dal dimostrare i sui 88 anni.

L’album, uscito ieri 23 settembre, arriva dopo la collaborazione per il suo “Duets” (2011). La presentazione è un’intervista in pubblico di 10 minuti, con nessuna domanda concessa ai giornalisti nella sala dei matrimoni del municipio. “Ma questo è tutt’altro che un vestito da sposa”, esordisce lei. Si capisce dai toni, dalle parole che il progetto vuole comunicare un’idea di semplicità lontana mille miglia dall’aggressività di “Artpop”, con cui Gaga è comunque in tour in questo momento.

La parola che ripete di più è “humbled”: Gaga si presenta umilmente come l’allieva - per dirla con il titolo del disco che Mina dedicò a Frank Sinatra. “Tony Bennett è il gentiluomo perfetto, è il migliore nel business, come diceva Sinatra. E’ un sogno lavorare con lui, mi ha raccontato aneddoti di Duke Ellington ed Ella Fitzergerald”, spiega lei, identificando subito i punti di riferimento. Bennett annuisce paziente con aria paterna, con l’esperienza che si ritrova: è il decano dello swing e degli standard del “Great American Songbook”, il più autorevole erede di una tradizione che i divi del pop hanno ripreso spesso, negli ultimi anni, soprattutto per ripulirsi l’immagine e/o ricostruirsi una carriera.

Gaga, reduce dalle polemiche sul lancio di “Artpop”, dice di frequentare queste canzoni da sempre: “Ho iniziato a suonare piano da quando avevo 4 anni, poi ho studiato canto da ragazzina e iniziato a scoprire il jazz all’età di 14 anni. Quando ho iniziato a lavorare nell’industria musicale sono diventata conosciuta come la ragazza vagabonda di downtown New York che scriveva canzoni dance per altri. Ho accettato quella parte per farmi ascoltare e per poter suonare in giro per il mondo. Quando ho incontrato Tony Bennett qualche anno fa e mi ha chiesto di fare un album ero felicissima, ma anche spaventata: pensavo avere perso la capacità di cantare jazz e sapevo che Tony non avrebbe accettato niente di meno del meglio. Ma incidendo questo disco mi sono sentita liberata perché erano 8 anni che cantavo questa musica”.

Nel dire di amare questa musica si mostra sincera: lo si sente quando canta queste canzoni con trasporto ed entusiasmo, pur senza uscire mai dal suo personaggio. In serata nella Grand Place, stupenda piazza medievale nel centro città, i due si sono esibiti in concerto - gratuito, ad inviti - di fronte a 5.000 persone. Sul palco, Bennett è misurato e impeccabile; Lady Gaga, in abito da sera in lamé dorato, mostra la sua gran voce e le sue doti di interpretazione, ma senza rinunciare alle sue mosse teatrali. Sono solo più contenute del solito, anche se il repertorio - che non è quello pop dei suoi concerti - non le richiederebbe del tutto.

“Ha talento in qualunque cosa faccia e sono convinto che sarà con noi per sempre”, spiega Bennett. “Anche io ho iniziato in una maniera simile alla sua, finendo a cantare davanti a platee troppo grandi, per poi passare a situazioni più semplici”. “Il mio obiettivo è onorare Tony, portare alle nuove generazioni e al mondo la sua autenticità, assieme alle canzoni senza tempo di Irving Berlin, Cole Porter, George Gershwin. Tony mi ha insegnato tanto, mi ha detto che non c’è mai stato un giorno nella sua vita in cui non abbia voluto cantare. Ma non ha mai interpretato una canzone che non valesse la pena cantare, e non ha mai perso la sua integrità artistica”.

Accompagnati dal complesso jazz di Bennett, i due si dividono alla perfezione tempi e spazi: cantano assieme sostenendosi a vicenda, si lasciano soli per brani individuali, come l’inevitabile “I left my heart in San Francisco” per Bennett o come “Bewitched” e “Lush life”, che Gaga esegue seduta su una poltrona rossa portata in scena da due ballerini. “Sono onorato - è qualcosa che mi ricorderò per il resto della mia vita”, spiega Bennett alla stampa. “Quando Lady Gaga esce sul palco, le reazioni sono incredibili: gente la ama e lei ama la gente”.

Re: Lady Gaga e Tony Bennett presentano "Cheek to cheek" a Bruxelles: il report

Mezz’ora di esibizione e il concerto in piazza finisce - la gente sciama dalla piazza medievale verso le affollate strade del centro. Un corteo a sirene spiegate riporta Bennett e Gaga ai loro alberghi, e Gaga è pronta a ritornare al tour di “Artpop”, che la porterà in Italia a novembre (il 4 al Forum, data già esaurita).

La relazione tra Tony Bennett e Lady Gaga è la storia di una sera, un amore temporaneo o una cosa seria che avrà un seguito sul palco per un tour? Presto per dirlo - ma ne varrebbe la pena. Avranno pure decenni di differenza, ma Tony Bennett e Lady Gaga hanno preso questa collaborazione sul serio.

(Gianni Sibilla)

www.rockol.it

SETLIST del concerto alla Grand Place di Bruxelles:

They All Laughed

But Beautiful


Anything Goes

I left my heart in San Francisco (Tony Bennett)

Bewitched (Lady Gaga)

I can't give you anything but love

How Do You Keep The Music Playing (Tony Bennett)

Lush Life (Lady Gaga)

It Don't Mean A Thing (If It Ain't Got That Swing)

Anything Goes