MUSICA




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Mario Venuti, intervista: "Con Battiato canto il tramonto dell'Occidente"

Mario Venuti non ci gira attorno: "La musica leggera italiana è afflitta da bieco sentimentalismo. Nell'epoca dell'inconsistenza, noi abbiamo fatto un disco di peso". L'album in questione s'intitola "Il tramonto dell'Occidente", esce domani, 23 settembre ed è l'ottavo del cantautore catanese che nel 2014 festeggia i vent'anni di carriera solista e i trenta dalla prima incisione coi Denovo, quando abbinare le parole "rock" e "italiano" pareva impossibile. "Negli anni '70 la canzone d'autore era dominata dal sociale, a volte persino troppo. Col riflusso degli anni '80 il privato ha invaso il campo della canzone. Questo disco torna coraggiosamente a indagare lo spazio collettivo. Quando abbiamo intravisto i temi che volevamo trattare, abbiamo evitato volutamente le solite canzoni d'amore".
Venuti parla al plurale. "Il tramonto dell'Occidente" è frutto di "sedute collettive coi miei compari", vale a dire Francesco Bianconi dei Baustelle e l'amico cantautore Kaballà, accreditati come co-produttori e co-autori delle canzoni. "Non è un disco sulla crisi economica", s'affretta a dire Venuti. "È molto di più. L'Occidente è affetto da una crisi di valori. Lo so, il titolo dell'album spaventa. Suona apocalittico. Ma sarebbe ridicolo fare gli ottimisti col sorriso stampato in faccia mentre il Titanic va a fondo. Abbiamo cercato un equilibro fra la tendenza al pessimismo che ci attraversa e una legittima aspirazione al cambiamento. Invitiamo a trovare nel disagio uno sprono a reagire".
Nel giro di poche canzoni, Venuti riesce a evocare il fascino delle periferie pasoliniane, a prendere in giro i professionisti della catastrofe, a misurare la forbice che separa verità e rappresentazione nell'era del Web, a narrare un'antica leggenda siciliana e a celebrare il funerale del sogno americano. Accade in "Ciao American dream", coraggiosa cover di "Ashes of American flags", un classico targato Wilco. "Mi piacciono. Evocano la sterminata provincia americana, ma hanno una tendenza rumorista. Il pezzo l'ha scelto Bianconi. Abbiamo avuto la loro autorizzazione e abbiamo cercato di non stravolgere il testo originale, per quel che permette la metrica italiana".
Annunciandosi con un titolo preso in prestito da un saggio del filosofo tedesco Oswald Spengler, "Il tramonto dell'Occidente" può sembrare un disco pesante. Non lo è. "La nostra ambizione era fare 'La voce del padrone' del Duemila", spiega Venuti citando il best seller di Franco Battiato del 1981. "Ci siamo ispirati al suo modo post moderno di scrivere musica e testi, al tono colto eppure dissacrante, alla miscela di alto e basso. Un modello estetico". Ecco, allora, canzoni dirette e decisamente pop dove convivono echi di musica contemporanea e synth anni '80. Non ci sono i tropicalismi, né le armonie ricercate che Venuti ha disseminato nei dischi precedenti. "Ho seguito il modello Battiato: musiche volutamente semplici e testi dal tono ironico-intellettuale. Uno spiazzamento interessante". A un certo punto Venuti, Bianconi e Kaballà sono andati in pellegrinaggio a casa di Battiato a Milo. "Immagina, due siciliani e Bianconi, che è fan persino più di noi". Gli hanno fatto ascoltare le canzoni. In cambio hanno ricevuto la benedizione e la sua voce in un pezzo titolato "I capolavori di Beethoven", una metafora di rinascita espressa attraverso la capacità del compositore di contrastare la sordità incipiente scrivendo i suoi massimi capolavori. I tre hanno pure chiamato Alice che canta in "Tutto appare". Un'altra scelta "battiatesca". Nel disco c'è anche Giusy Ferreri, che duetta con Bianconi. "La strana coppia. È il mio tentativo di abbattere i muri fra canzone d'autore e pop". Non è l'unica stranezza. In "Passau a Cannalora" il cantante dei Baustelle canta in dialetto siciliano. "Con la pronuncia se l'è cavata", assicura Venuti. "Secondo me è questa l'aspirazione di Bianconi: vuol diventare un cantante dialettale".
(Claudio Todesco)

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