MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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Incide capolavori perché è senza soldi - Buon compleanno a Leonard Cohen

In questi giorni di equinozio d’autunno pieni di nuovi ottuagenari di rilievo - da Sophia a Ornella Vanoni a Gino Paoli - anche Leonard Cohen arriva proprio oggi 21 settembre agli 80 anni, e in una mossa di autoironia spiazzante celebra con l’uscita (il 23) di “Popular Problems”, un album che potrebbe non essere mai uscito se la sua ex manager Kelley Linch non gli avesse fregato tutti i risparmi, circa 5 milioni di dollari, rendendogli impossibile godere dei diritti di tutte le sue canzoni (che continua comunque a cantare dal vivo per la gioia dei suoi seguaci), lasciandolo dunque praticamente quasi in braghe di tela: dico quasi, perché siamo sicuri che un tetto e un piatto di minestra il nostro adorato Leonard li avrebbe trovati dovunque, se avesse deciso di abbandonare la musica allo scoccare degli ‘ 80, anche nei costosissimi monasteri zen che frequenta.

Ma l’evento poco gradevole ha come riattizzato la sua ispirazione, e di certo “Popular Problems” è diversamente affascinante e tonico rispetto all’ultima produzione. Diciamo che qualunque cosa abbia cantato e inciso negli ultimi 15 anni è stata piacevolissima sempre, ma si indovinava un certo senso di abbandono psicologico, cosa della quale invece non si trova traccia nelle nuove 9 canzoni.

Si capisce che il vispissimo nostro amato Vate di Montreal vibra internamente. Due bluesettini ci stendono subito (il primo è “Slow”: “ low is in my blood”, canta), e poi la sua nuova strada di “pensionato mai” prosegue con una innocenza pacata e un furore sussurrato che ti culla fra coretti femminili, accenni country, gospel, tastiere. Il merito va senz’altro anche ad uno strano (per lui) collaboratore, Patrick Leonard, per anni al fianco di Madonna (si pensi a “Ray of Light”), che ha collaborato a 9 canzoni su 10, costruendogli intorno atmosfere in linea con i tempi, senza mai in realtà prevaricare la voce, che sembra addirittura più solida di qualche anno fa, come se avesse fatto un corso di ringiovanimento.

Il tempo e gli ascolti ci confermeranno che essere senza soldi aiuta la creatività anche a 80 anni, sempre che questa creatività ci sia: e qui, accidenti. Anche i testi meritano un ascolto attento. Faccio solo notare il singolo “Almost like the Blues”, dove cantando delle atrocità che l’uomo infligge all’uomo se ne esce con un verso che dice: “There’s torture, there is killing, there’s all my bad reviews…”. Ma quando mai i critici hanno parlato male delle opere di Leonard Cohen? Uno così non lo troveremo davvero mai più.

Marinella Venegoni

www.lastampa.it

Leonard Cohen - Almost Like the Blues