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Marlene Kuntz, ritorno ai Novanta - "Pansonica", l'album nel cassetto


I Marlene Kuntz sono i panda del rock indie italiano. Emersi via Rock Targato Italia, ascoltati grazie a Giovanni Lindo Ferretti e Gianni Maroccolo che li notarono, sempre rigorosamente indie con la sola concessione di un passaggio a Sanremo, festeggiano ora il ventennale di «Catartica», l’album che li fece conoscere, con un’idea un po’ balzana. «Pansonica», in uscita domani, è un EP con 7 brani mai usciti della stessa epoca di «Catartica», con la stessa espressività acida e ritmiche livide, l’impeto e il furore degli anni giovanili. Si apre con «Il sig. Niente», prolusione parlata in salsa stirneriana del leader Cristiano Godano, a suo agio in questo curioso viaggio negli inediti del lontano ruspante passato: «Abbiamo capito che questa idea è stata bene accolta dai fans, ce lo dicono le prevendite del tour. Per non fare la solita versione di Catartica de luxe abbiamo pensato a questi pezzi che ci era dispiaciuto lasciare fuori allora, per dare una visione di noi a 360 gradi prima di quell’album».
Quei Marlene Kuntz fra noise e cantautorato, che uscivano dalla provincia sonnacchiosa del cuneese guardati in casa con curiosità e diffidenza, ispirandosi ad esperienze internazionali come quelle dei Sonic Youth, fra onde sonore crude e testi d’autore espressi in sussurri e grida: «Sono pezzi lavorati senza photoshop. "Capello lungo" avrà almeno 20, 25 anni, io non c’ero ancora quando nacque. Abbiamo registrato in presa diretta».
Voi, Cristiano, siete ancora un emblema della musica indipendente che soffre per affermarsi: sensazione che i pochi giovani nati fuori dai talent conoscono bene... «Se "Catartica" non fosse decollato, avremmo smesso. Due di noi erano già laureati, per me era diventata una questione di orgoglio. Per fortuna da lì in avanti siamo stati una band importante». E i vostri discendenti? «Registri la musica, la butti in rete e hai l’illusione di raggiungere chiunque ma così non è, non c’è tutta questa gente disposta ad ascoltare. Inglesi e americani lo sanno, se non ti segnalano su un giornale hipe sei fritto: ma da noi non c’è la stessa cultura».
A chi debbono di più i Marlene Kuntz? «Ferretti e Maroccolo sono stati importanti, ma anche il nostro lavoro: la cultura rock in Italia non esiste, non siamo indie in letteratura, musica, cinema. Il popolo alternativo da noi è piccolino, pieno di invidie, e riuscire a mantenere noi e i nostri figli con questa musica è stata davvero una fortuna».
Il tour: 4 ottobre Livorno, 10 Reggio Emilia, 11 Rimini, 17/18 Brescia, 24 Verona, 25 Torino, 31 Senigallia.

Marinella Venegoni

www.lastampa.it

Marlene Kuntz - Sotto la luna