MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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Promozione a senso unico che umilia il giornalismo




Il primo settembre è un po' come il primo dell'anno, finiscono le vacanze (per chi è stato così fortunato da poterle fare) e si ricomincia da capo, spesso con buoni propositi.
Bene, scelgo la riapertura degli uffici delle majors e delle minors discografiche per togliermi uno scoglio da una scarpa. E' cresciuto a dismisura in tutti questi anni e non lo reggo più.


Ultimo esempio in ordine di tempo. Lunedì 11 agosto copertina spettacoli "La Repubblica": un interessante articolo di Ernesto Assante discetta in lungo e in largo sul supergruppo in uscita - Gazzé, Fabi, Silvestri - con interviste ai tre e copiosa (sottolineo copiosa) analisi del disco. C'è tutto. E gli altri? Gli altri si accomoderanno quando sarà l'ora, quando Lorsignori i re della promozione decideranno il giorno della presentazione. Usciranno un mese dopo.


Succede così ogni volta che c'è un'uscita importante, è un metodo che è diventato legge. Una volta Repubblica, una volta il Corriere della Sera, d'intesa con uffici marketing, siti, radio e tv collegate e quant'altro.


Ora, i giornali non sono più cruciali nell'universo dell'informazione musicale, si sa, e non solo in quello. Però escono, vengono acquistati, lavorano più duro che mai nell'ambito di questo mondo che cambia, si personalizzano, trovano nuove idee. Ma nel nostro ramo - e solo nel nostro ramo, badate bene - debbono soggiacere a quella che è diventata una legge: tutto il resto della carta stampata, dei blog, dei siti musicali che sono tantissimi e coprono tutto il territorio italiano e anche oltre - ricevono un trattamento a dire poco umiliante. Anche qui la par condicio è andata a farsi benedire, si arriva a punti assurdi, come in una telefonata recente di un addetto alla promozione: "Guarda, noi questo lo diamo al Corriere nei prossimi giorni, poi voi potete scegliere chi intervistare...". Il nonno, lo zio, la nipote, ché tanto ormai il protagonista è uscito sul Corriere.
Hanno diritto, i lettori degli altri giornali, ad essere trattati così? Mi pare un'aberrazione bella e buona, una roba da Ordine dei giornalisti, da Sindacato, da class action, da quello che volete voi anzi sono graditi i suggerimenti.
Con tutte le difficoltà che attraversano i giornali (anche i due big, non crediate) è diventato un modo assurdo di lavorare, un balletto costante di esibizione di potere e di menefreghismo sia delle testate che delle promozioni, un farsi asfaltare dai due blocchi che mettono sul piatto la loro potenza, alla quale le major le minor e gli uffici stampa si prostrano. Si lavora così, e al massimo per vendetta, quando si riesce, si trascura la notizia. Vi sembra ancora giornalismo, questo? A me no.


(PS. Mi rendo perfettamente conto che una qualche differenza comunque c'è, tra pubblicità e informazione. Finché questa differenza riusciamo a farla sopravvivere, vivaddio, il nostro mestiere una ragione la conserva ancora).

Marinella Venegoni

www.lastampa.it