MUSICA




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L'imprevisto ritorno dei Pink Floyd (e risposta a Balich su Venezia '89)


Le bombe - quelle mediatiche - ormai scoppiano su Twitter, tocca farsene una ragione. Bisognerebbe star lì tutto il giorno e follouare chiunque. Per fortuna c'è chi segue e riporta, e in questo caso debbo a Rockol di esser sobbalzata, sabato pomeriggio, a un tweet che ne citava un altro di Polly Samson, moglie di David Gilmour: "L'album dei Pink Floyd in uscita in ottobre si intitola The Endless River ed è basato sulle registrazioni del '94 che furono il canto del cigno di Rick Wright. E' bellissimo".
Rick Wright, il tastierista, se n'è andato nel 2008, e tutto questo suona un po' malinconico e postumo però, accidenti, sono sempre i Pink Floyd - ultima formazione, senza Roger Waters - che si rifanno vivi. Nel '94 (vent'anni fa), tra l'altro uscì "The Division Bell", il primo e finora ultimo album Pink senza Waters, cui seguì l'ultimo tour. Dire che era un album manierista, senza la follia ideativa di Waters, è dire una cosa onesta.
Di quell'anno comunque ci sono diverse testimonianze scritte di una session di registrazione di Gilmour, Wright e Mason, con ambient music. Di questo dovrebbe trattarsi, per "Endless Love". Aspettiamo l'autunno...


Ma tanto che siamo andati indietro fino al '94, mi corre l'obbligo di fare un salto ancora un po' più indietro di 5 anni. 1989, 15 luglio Festa del Redentore, Pink Floyd su una piattaforma a Venezia. Fantastico, ricorda in una intervista a "Repubblica delle Donne" del sabato Marco Balich, un amico tra l'altro, tipo molto in gamba che si è specializzato poi in quegli eventi stellari che anticipano le Olimpiadi e cose simili.
"Fu un disastro", ricorda. Perché, secondo lui? "Arrivarono 20 mila barche e 300 mila persone... Non erano come i turisti di Carnevale, che comprano le mascherine e sfilano tranquilli: tutti fumavano, bivaccavano intorno a San Marco. Polemiche a non finire e cadde la Giunta Comunale. Ci ho messo anni a far pace con quella cosa".


Sì Marco, ma hai fatto pace con una ricostruzione fantasiosa. Son passati così tanti anni che ero ancora giovane, ma mi ricordo come se fosse adesso tutto, tutto. Ero all'Hotel Londra, di fronte al Palco in mezzo al mare. Stavo alla finestra. Vidi arrivare sì moltissima gente, troppa. Mi spaventai pure io. Scesi in strada mentre ogni anfratto si stava riempiendo, da San Marco al mare, in sù e in giù per Riva degli Schiavoni. Ma scesi abbastanza presto per notare che mentre la gente arrivava i negozi i bar e i ristoranti chiudevano rapidamente le serrande, e lasciavano quella gente pacifica e ansiosa senza un'attrezzatura, senza qualcosa da mangiare per ore e ore, senza niente da bere, e soprattutto non avendo preparato una transenna né un servizio igienico.


Avete presente? Trecentomila, e non un bagno?


Fu gente buonissima e pacifica. Nel mio peregrinare fui fermata da numerose ragazze che mi imploravano di portarle a fare la pipì in camera mia, perché non ne potevano più. Dovetti anche litigare con il portiere che non voleva farle salire. Tutti così gentili, 'sti veneziani. E la Giunta, brava gente pure loro, a essersi comportati così. Fu un miracolo se non ci scapparono morti e feriti. I ragazzi facevano la pipì nelle bottiglie di plastica, poi la passavano al vicino. Una tortura. Certo, erano troppi.


Mi ricordo che il mattino successivo avevo il treno presto, e scesi con la mia valigetta verso le 8 diretta al vaporetto per Santa Lucia. Un acre odore di fogna pervadeva chilometri di marciapiedi e l'aria. Venezia era una fogna a cielo aperto. Le necessità corporali avevano avuto la meglio, che cos'altro si poteva pretendere?


Morale, come ricorda Balich la Giunta cadde, ma troppo tardi. E il live in Venezia dei Pink Floyd non uscì mai. Non sarebbe stato un disco profumato. Questa è la verità, caro Marco. Non raccontiamoci palle.


Marinella Venegoni

www.lastampa.it