MUSICA




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L’Elvis Presley di Amanda Lear: la recensione di un disco-tributo ben arrangiato

Amanda Lear dai puristi della musica non è considerata una cantante vera e propria ma piuttosto un personaggio televisivo, che ha saputo giocare sull’equivoco della sua sessualità, sul fatto che sia stata amica di Salvator Dalì e lei stessa pittrice.

Da quando sfondò negli anni 70 con la piacevolissima “Tomorrow” si è assicurata uno stuolo di ammiratori che la seguono da anni e non perdono un suo disco. Molto apprezzata soprattutto in Francia e in Germania, anche in Italia ha una grossa fetta di ammiratori. Indubbiamente la sua voce ha esercitato negli anni un fascino che purtroppo non è stato servito sempre da buone canzoni: orecchiabili quanto si vuole, ma comunque mancanti del piglio di una “Tomorrow” o di una “Queen of Chinatown”. Per anni ha inseguito le varie evoluzioni della disco music, né ha evitato alcune rivisitazioni ardite di classici soprattutto americani (ma si ricorda di lei anche una lenta versione de “La partita di pallone”, brano-icona della nostra Rita Pavone). Spesso ha ecceduto proprio nei numerosi remix di canzonette non eccelse (ho in mente ancora il suo mix “Paris By Night”, dove la canzone veniva ripetuta per 14 volte in altrettanti remixaggi, ciascuno dei quali durava in media più di cinque minuti: una follia!).

Nel clima di revival che stiamo vivendo in questi tempi, anche lei ha voluto partecipare e così ecco che ha sfornato un disco-tributo, intitolato “My Happiness”, nientemeno dedicato a Elvis Presley, sicura che il prodotto fosse vendibile non solo ai suoi ammiratori ma anche agli ammiratori del grande cantante-mito americano, i cui collezionisti comprano tutto quello che porta il suo nome, indipendentemente dal valore artistico dello stesso. La voce che è rimasta fascinosa, per chi ama tal genere di timbro, è cambiata molto poco negli anni, e dove ci fosse stata qualche defaillance, si sa che oggi in sala di registrazione si possono operare diverse alchimie perché ogni pasto diventi commestibile. Ma com’è questo disco che sulla carta farebbe inorridire gli estimatore del grande Elvis? Certo, qui non si possono fare paragoni. C’è la voce di Amanda che ama scherzare, prendersi quasi in giro (e c’è da dire che in questa pratica lei si è sempre dimostrata bravissima) e riesce a farsi apprezzare, grazie anche ad un buon accompagnamento musicale dovuto ai musicisti della Secession Orchestra di Parigi diretti da Clément Mao Tackaks e per background vocal dal trio dei Reachers, uno dei componenti del quale, Landser, suona anche piano, chitarra e percussioni.

Sì, gli arrangiamenti sono adeguati, Amanda non è caduta nell’errore di “rifare” il sound musicale di Elvis, ma ha preferito affidarsi a sonorità più al passo con i nostri tempi, ma senza ricorrere a sintetizzatori, bensì servendosi di un’orchestra vera che suonasse strumenti veri. E anche la scelta delle canzoni non è stata casuale, perché diverse di esse non sono nate esattamente con Elvis ma il cantante americano le cantava già come cover: abbiamo, infatti, un “What Now My Love”, “You Don’t Say You Love Me”, “It’s Now Or Never” e tutti sanno che si parla di “Et Maintenant”, “Io che non vivo” e “O sole mio”. Certo non ha rinunciato a canzoni come “Viva Las Vegas”o “Are You Lonesome Tonight”o, ancora, “Burning Love”. Anzi proprio quest’ultima apre il disco con un bell’impasto musicale di tre strumenti messi in piena evidenza: chitarra, armonica e piano. Accattivante più di altre è l’arrangiamento di “Suspicious Minds”, tutto giocato sugli strumenti ad arco, con un violoncello in prima fila.

Ma anche “All Shook Up”, il bel rock che tutti conosciamo, è reso in maniera piacevole grazie agli strumenti a corda e al piano. In “My Happiness”, che chiude il disco, Amanda si fa accompagnare solo dalla chitarra di Lansder, rendendo la canzone come il più classico dei country e il “dialogo” tra la voce e lo strumento è tutt’altro che spiacevole. Registrato allo Studio Entouka di Parigi e prodotto da Alain Mendiburu, il CD ha un booklet con tre foto interne della cantante ma non riporta i testi delle canzoni. Etichetta “boomlover” distribuito dalla Universal.

Concludendo, un disco easy listening piacevole, che offre “buona compagnia” e merita di essere preso in considerazione.

Carlo Tomeo


http://www.italiapost.info/139521-lelvis-presley-di-amanda-lear-la-recensione-di-un-disco-tributo-ben-arrangiato/