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Mina si fa il Selfie nell’attesa dei Mondiali: la recensione del nuovo disco

Mina si fa il Selfie nell’attesa dei Mondiali: la recensione del nuovo disco

Scritto da Carlo Tomeo il 10 giugno 2014.


Mina non poteva sottrarsi alla moda del momento, quella del selfie e però lo fa con l’ironia che la contraddistingue, grazie alla complicità di Mauro Balletti e Giuseppe Spada che si sono occupati della parte grafica del disco. Qualcosa in analogia con le canzoni contenute nel CD che ritrae animali esotici ripresi in pose insolite? No, naturalmente, perché Mina è originale anche in questo: ha sempre fatto copertine il cui tema raramente riassumeva il contenuto delle canzoni. È vero che la canzone che apre il disco si intitola “Questa donna insopportabile”, così almeno lei si definisce. E la dedica a tutte quelle persone che ormai da diversi (troppi!) anni continuano a recitare la tiritera che Mina non è più la cantante di una volta, che il genere che canta adesso non ha nulla a che vedere con la Mina storica. Gli ex ventenni di venti e anche trent’anni fa e che sono rimasti legati, quando va bene, a “Non credere” e, quando va male, a “Tintarella di luna”. Sì perché gli ammiratori di Mina si dividono in tre gruppi: i primi, quelli che si sono fermati al periodo Italdisc e sono arrivati pertanto ad apprezzarla fino agli inizi degli anni ’60. I secondi, quelli che amavano le sue canzoni dei periodi RIFI e prima metà PDU, che rimpiangono “Un anno d’amore” fino a “Insieme” e dintorni. Il terzo che, invece, basta che Mina canti che sono contenti come pasque, non importa cosa canti e come la canti.

Bisognerebbe fare un po’ d’ordine forse e, senza tante analisi psicologiche, chiarire che una cosa è rimpiangere la gioventù e altro è ascoltare musica e apprezzarla più o meno.

Mina è una cantante che si è ritirata dalle scene ma non ha smesso di cantare e ogni anno ci ha presentato il suo bravo disco, a volte bello a volte meno bello, ma sempre e comunque al passo con i tempi. Se poi questi tempi, nell’andare avanti, per alcuni si sono im bas tarditi, non è colpa di Mina ma della musica (personalmente preferisco una Mina ancora in attività piuttosto che una Mina che, secondo alcuni, avrebbe fatto il suo tempo e dovrebbe ritirarsi).

Ma torniamo alla canzone “Questa donna insopportabile” di Federico Spagnoli che chiarisce subito con questi versi: “Non mi serve avere gente intorno / per sentirmi dire che non parlo mai / che ne sai dei miei silenzi, tu, che ne sai” e poi. “non perdonatemi / sono stata così dura perché l’ho deciso io / ma non ho saputo arrendermi / questo è il modo per difendermi / non preoccupatevi / se sorrido a tutto il male che m’avete fatto voi / metterò nella mia musica / ogni nota che vi giudica / sentirete prima o poi / la mia canzone dedicata a voi”. Ed eccola la canzone “dedicata a voi”: è la seconda del disco e si intitola “Io non sono lei” di Maurizio Morante e Massimiliano Pani e appartiene al genere reietto di quelli che dicono che Mina “non canta più le canzoni di una volta”. Se la prima è un bellissimo brano melodico con arrangiamenti di Pani jazzati q.b. perché “arrivino” anche alle orecchie meno sofisticate, e con un bellissimo accompagnamento del piano e del Fender di Danilo Rea, la seconda è invece un pezzo già più rockettaro e quindi fatto per orecchie, diciamolo, più vicine ai nostri tempi. La voce di Mina diventa urlante, stridente e questo già non piacerà ai “puristi” che appartengono alla seconda specie di suoi ammiratori, secondo la descrizione fatta in premessa. Non importa che la canzone sia orecchiabile e usufruisca di un coro che piacerà ai più giovani. Ma ecco che, chi ha superato questo momento di disorientamento (vogliamo chiamarlo così? ) si trova ad accogliere il terzo brano che è una delle più belle canzoni che abbia avuto modo di sentire negli ultimi tempi: si intitola “La sola ballerina che tu avrai”, testo di Lele Cerri, musica di Mattia Gysi e del nipote Axel Pani, arrangiamenti, tastiere e programmazione che dire perfetti è poco, sono di Ugo Bongianni mentre Luca Meneghello si è occupato del basso e delle chitarre. Chi non apprezza subito questa canzone probabilmente avrà bisogno di maggior tempo per assimilarla. E questo con buona pace di chi ha criticato in passato “le cose fatte in famiglia”: a volte le ciambelle riescono col buco, sapete?

E, “a proposito di cose fatte in famiglia” in questo CD, che qualcuno potrebbe definire persino autarchico, è presente anche la voce dell’ultimo nipotino di Mina, il piccolo Edoardo che dà l’avvio, aiutato dalla nonna, alla canzone “Troppa luce”, brano già proposto per intero da YouTube qualche giorno fa., ma non è poi tra i più belli in assoluto.

Migliori, molto più vicini alla tradizionale Mina melodica, sono “Alla fermata” di Gianni Leuci e “Perdimi” di Mario Capuano”. Specialmente la prima metà della seconda che si avvale di un buon accompagnamento della chitarra classica di Alessandro Gallo, anche se verso la fine questi la sostituisce con la chitarra elettrica che diventa troppo preponderante.

Non possiamo soffermarci su ogni singola canzone: possiamo solo dire che ci troviamo per lo più in un ambiente che ha a che fare con Fender Hammond e tastiere programmate, ma sono presenti anche piano classico, trombe e tromboni, sax. Gli arrangiamenti sono stati affidati, tranne che in tre casi, a Massimiliano Pani e a Ugo Bongianni. In una sola canzone hanno lavorato insieme: ne “La palla è rotonda”, sigla delle riprese RAI dei Mundial di quest’anno, il vero colpaccio fatto da Mina, praticamente il prossimo tormentone di quest’estate. Qualcuno dirà che la canzone c’entra poco con il tema generale del disco che parla prevalentemente di amori tormentati, brani scritti da autori poco famosi, tranne due composti da Massimo Morante, Claudio Sanfilippo, Fabrizio Berlincioni e Don Backy. Quest’ultimo ha scritto testo e musica dell’ultima traccia che s’intitola “Fine”, una classica canzone melodica, una ”senza tempo” che ha l’unica pecca di non aver un adeguato accompagnamento orchestrale, basato su una ritmica che sembra un po’ fuori posto, sospesa tra una bossa nova e una forma spuria di nu-jazz, poco in carattere sia con il tema musicale che con il testo.

Le sonorità brasiliane si incontrano tuttavia, in maniera più esplicita in altri brani, e non solo nella canzone dedicata ai Mundial. “Il giocattolo”, per esempio, è un samba semilento, secondo la tendenza ultimamente in voga in Brasile. (ne riparleremo quando sarà il momento di recensire gli ultimi dischi delle brasiliane Maria Rita e Marisa Monte), oppure “Aspettando l’alba”, il cui inizio ha un sound da bossa nova, ma poi evolve verso il nu-jazz.

Concludendo, questo nuovo disco di Mina è più curato di quanto possa apparire. Qualcuno avrà da ridire sull’uso delle programmazioni degli strumenti e sugli arrangiamenti. Ma Mina è sempre lei, la sua voce di oggi non è quella di ieri, del resto è anche logico che sia così, però dove può aver perso in vocalità ha guadagnato in interpretazione. Una volta si diceva che Mina era bravissima in tecnica, cantava molto bene ma interpretava poco. Provate a sentirla in “Questa donna insopportabile” e vedrete che è un’attrice di grande valore oltre che cantante che di tecnica musicale ne ha ancora tanta da vendere.

Disco in digi-pack, con booklet riportante i testi delle canzoni, con l’immagine di copertina che riproduce la testa di un macaco, già tanto criticata prima che il disco uscisse, e che invece, a guardarlo bene, si scoprirà che gli occhietti dell’animale sono di una tenerezza indicibile.

Tra una settimana circa il CD sarà disponibile anche in versione vinile.

Carlo Tomeo

http://www.italiapost.info/139327-mina-si-fa-il-selfie-nellattesa-dei-mondiali-la-recensione-del-nuovo-disco/