MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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Quanto è entertainer Robbie Williams - Nel musical su un passato swing

Divertimento assicurato, se sulla tolda di una nave da crociera scintillante di allegria il capitano è Robbie Williams con la sua band pittoresca e un corpo di ballo fumettoso quanto l'insieme di questa specie di (gradevolissimo) musical, passato l'altra sera al Palaolimpico, esaurito per l'unica data italiana di "Swings Both Ways tour". Siamo agli inizi di un giro che porta nel mondo la seconda impresa discografica swing del guascone di Stoke-on-Trent, uscita lo scorso novembre, nella quale egli ripercorre standards della tradizione internazionale con duetti e una indubitabile simpatia congenita. Gli si perdona perfino un poco originale "Sono Roberto Pizza Williams, Siete pronti a divertirvi?", diretto al pubblico più vario per età e status che si possa incontrare. Sale un urlo, che neanche un gol.

"Swing Both Ways" è già un DVD potenziale da rivedere per ritmo e humour assai inglese. In impeccabile frack, Robbie si porge al saluto iniziale mostrando le terga sculettanti, seminascosto dal sipario rosso; e sarà per due ore e mezzo un poco comico, un poco ballerino ed enterteiner, un poco interprete. E' vero che è questa la sua cifra stilistica, ma qui c'è una ricerca dell'effetto sorpresa indotta dalla formula di super musical; un viaggio nel tempo in cui non c'erano Facebook e Internet ma lui sì, come ricorda con orgoglio. Opera meritoria di rivisitazione di grandi standards, da Irving Berling a Cab Calloway con "Minnie the Mooker". Molti i punti forti, soprattutto "That's amore" gran successo di Dean Martin, che gli dà l'occasione di far salire sul palco una confusa Chiara, e chiederla in sposa con pronta cerimonia, tanto di velo e sacerdote officiante. Tutto è fulmineo, nell'implacabile scaletta che vede l'ex Take That gonfiato come un pallone e appeso a un filo per "No one Likes a Fat Popstar", o incorniciato come band e ballerini di peli e orecchie da scimmia in "I Wanna Be Like You", cover di Louis Prima. Delizioso il quadro con gli abilissimi bambini dei Piccoli Cantori di Torino, per "High Hopes" da Sinatra.

Talento e carattere lo hanno reso famoso al mondo: intanto il pop come lo sa fare lui lo fanno in pochi (uomini soprattutto) ma poi trasmette un senso di sincerità che fa la differenza in questo mondo sempre un po' finto e paludato (soprattutto in Italia, va detto). Per dire, Robbie è stato uno che ha confessato la depressione, uno che non ha mai nascosto la propria passione lenitiva per gli extraterrestri. E oggi che i quaranta bussano, e la sua vita a Los Angeles ha preso una piega più tradizionale, con l'arrivo prima di una moglie (Ayda) e poi di una bimba che ha quasi 2 anni (Theodora Rose), dal palco l'altra sera ha perfino annunciato felice l'attesa del secondogenito. Poi, verso la fine dello show ha duettato con il padre Pete su "Do Nothing Till You Hear From Me" di Duke Ellington: e i simpatici guasconi sono diventati due.

Ma c'è stato anche il tempo per un brano come "Swing Both Ways", nel disco con Rufus Wainwright, dove le danze a coppie fra donne e fra uomini, che poi si scambiavano i ruoli, tratteggiava la dignità di ognuno ad essere com'è. Gran finale con la sospiratissima "Angels" e l'inedito "Sensational" (più un dovere per il finale che un momento imperdibile). Trionfo.


Marinella Venegoni

www.lastampa.it