MUSICA




​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​



​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
​​​​​​​

​​​



MUSICA
Start a New Topic 
Author
Comment
I Jagger, i McCartney, i Winehouse... Pure nel rock c'è chi tiene famiglia



(avvertenza doverosa: trattasi di lettura aerea da weekend)


Oltre al talento, alla fama e ai conseguenti conti stratosferici, Mick Jagger e Paul McCartney hanno in comune fratelli minori musicisti pure loro, ma che volano basso e si accontentano di vivere all’ombra di congiunti tanto ingombranti. Da qualche giorno è passato da Milano in concerto Chris Jagger, vaga somiglianza fisica e 67 anni non portati bene come fa Mick con i suoi 70. Chitarrista da concertini acustici, viaggia col trasporto del cognome, ad esibirsi anche fuori Inghilterra, ma su voli di linea. Proprio come lui, sta girando in tour ma per ora solo in patria Mike McCartney, classe 1944, fratello di poco minore del prode Sir Paul, e fa la sua piccola parte nella storia della musica: il concerto s’intitola inopinatamente «Sex, Drugs & Rock’n’Roll (I Wish)» (concetto molto da terza età), e ha da poco rispolverato il cognome di famiglia, dopo una vita passata nelle vesti più dimesse di Mike McGear. Tanto era inutile, nelle interviste la prima domanda era sempre su Paul, che ti nascondi elegantemente a fare? I due fratelli e le due star, sia chiaro, si amano: Mick ha preso parte all’ultimo disco di Chris cantando «Diamond and Pearls», mentre il baronetto Paul ha regalato nel tempo a Mike varie canzoni.
Gli inglesi sono decisamente propensi alle vocazioni familiari. Si pensi a Mitch Winehouse, già tassista, padre della povera Amy: mentra questa era ancora in vita e perseguitata dalle proprie drammatiche paranoie davanti all’occhio dei media, lui si è rimesso a cantare, come faceva quando era giovane, nei club di Londra. Non che se ne sia dato un giudizio del tutto positivo, umanamente: è stato visto come un opportunista, con le sue esibizioni televisive mentre la figlia percorreva la propria via crucis; si è in parte riabilitato con le attività benefiche legate alla Fondazione intitolata ad Amy.
Non è facile essere parenti di una star, e fare lo stesso mestiere. Come Mike McCartney, un altro artista però italiano, anche lui di lunga navigazione, Luigi Grechi, ha aggiunto il proprio cognome De Gregori a quello della madre, che era diventato il suo marchio di fabbrica: in famiglia aveva cominciato lui con la musica, a metà dei ‘60, al celebre Folkstudio, essendo il primogenito. L’esplodere della poetica tormentata di Francesco, di 7 anni più giovane, lo ha radicato in territori diversi, più vicini al country e alle ballads. Hanno collaborato pochissimo, si ricorda «Il bandito e il campione», ormai del ‘90, scritta da Luigi e cantata da Francesco.
Fratelli-artisti equivale a silenzio, a qualche imbarazzo, se uno dei due è troppo famoso. I rapporti rifuggono le scene, si fermano all’affetto privato. Se invece c’è un qualche saliscendi di fama, possono essere dolori. Negli ‘80, nascosta dietro un sipario a Saint-Vincet, ho assistito a una scena poco edificante di Edoardo Bennato che faceva i capricci perché nella serata tv c’era in scaletta pure suo fratello Eugenio: «Se va lui per primo io non canto», mi sembrò il senso dello sbrocco. Miserie sulle quali sarebbe anche giusto sorvolare, se non fossero arrivati poi i famosi Oasis da Manchester ad ammazzarsi quasi fisicamente dietro il palco, a Parigi nel 2009. Durante l’ennesima lite fra Noel e il minore Liam, questi per dispetto spaccò una delle chitarre più amate del fratello: risultato, fine degli Oasis e successiva promozione, negli ultimi cinque anni, dell’attività di ciascuno dei due, basata quasi esclusivamente sulle cattiverie reciproche, e sullo slogan «Oasis mai più». Il tutto, dopo 18 anni di fruttifere risse continue prima di separarsi.
Vengono in mente fratelli più antichi della musica popolare. Fratelli bambini come i Jacksons 5, guidati con mano di ferro dal padre, come la biografia di Michael Jackson ha raccontato: insieme, i sopravvissuti non sono nemmeno riusciti a mettere su il tributo che avevano annunciato alla morte di Michael.

Marinella Venegoni
www.lastampa.it