MUSICA




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Perturbazione in tour: dopo vent'anni torniamo armati di leggerezza

Dopo i Subsonica, grazie a Sanremo un gruppo indie piemontese già di pregevole reputazione, viaggerà con più tranquillità e successo di popolo sulla ribalta nazionale. Merito tutto loro, dei Perturbazione, sei baldi musicisti di Rivoli on the road da vent’anni, ex compagni di scuola come accade in tutte le band longeve, che intorno ai 40 si vedono definiti una novità, mentre tanta Italia si specchia divertita nelle bravate amorose di «Unica», canzone tiramisù in un’epoca che di tirarsi su ha un bisogno disperato. Tommaso Cerasuolo, il vocalist, è uno degli autori dei brani: di anni ne ha 41, due bimbi di 6 e 2 e mezzo.
Tommaso ha una voce dolce e molto da raccontare. Dopo la data zero di Verona, c’è adrenalina per l’apertura del tour postsanremese, stasera all’Hiroshima Mon Amour, con l’eccellente album «Musica X», con collaborazioni di Luca Carboni, Erica Mou, i Cani, Vittorio Cosma e altri, prodotto benissimo da Max Casacci dei Subsonica, per chiudere il cerchio.
Si parte da casa, Tommaso...
«E’ emozionante, una grande soddisfazione suonare davanti a tanti amici, anche se ti senti un po’ nudo. Cantare altrove ti dà una specie di anonimato, qui è come fare una festa per la tua famiglia. Fabrizio Gargarone dell’Hiroshima, quand’era ancora in via Belfiore, ascoltò il nostro demo e fu il primo a spingerci a cantare in italiano invece che in inglese. Ma noi non eravamo pronti, ci vollero 5 anni, ci ispiravamo alla new wave, agli Smith, ai REM. L’inglese venne automatico perché mia mamma era professoressa d’inglese a Rivoli, alla Gobetti e poi ai geometri di Avigliana».
Come si siete poi messi in gioco?
«Sporcandoci molto le mani, lavorando tanti anni per trovare un registro personale, che arrivò con "In Circolo" nel 2002 e un singolo fortunato, "Agosto", che esplose un anno dopo. E’ un po’ la storia dell’"Unica" di Sanremo: quando fai un disco non sempre becchi la canzone giusta. Pensi che "Unica" era stata addirittura lasciata fuori da Max. Non eravamo pronti a questa mistura di disco e funk, poi dovendo pensare a Sanremo abbiamo tirato fuori cose nuove e ripescato questo pezzo che era una specie di scarto».
Casacci ha fatto un’ottima produzione, e nel disco ci sono pezzi anche migliori di quelli di Sanremo, come sempre accade.
«Max è stato bravo a tirar fuori la parte ritmica, sempre più sacrificata, ha sentito che l’elettronica era la linea principale dei pezzi. E’ rimasto un po’ da parte il violoncello di Elena, che ha però molto usato tastiere e pianoforti. E’ fondamentale guardare avanti, muoversi».
Chi scrive i testi, così simpaticamente originali?
«Siamo in tre: Rossano Lo Mele, Gigi Giancursi ed io. Uno propone il nocciolo narrativo, poi c’è un lavoro prezioso di editing nel quale ci mettiamo alla prova».
Vi siete prodotti in molte attività culturali.


«Abbiamo lavorato molto con Loescher, in regali di Natale con brani che avevamo composto per l’apprendimento dell’inglese, "Enlarge You English". Abbiam fatto una sessantina di brani, dai tempi delle musicassette».
Come siete cambiati?
«"In Circolo" sembra un album di giovani vecchi, con attitudine malinconica; poi maturando hai più voglia di leggerezza perché la vita ti tiempie di mazzate. La gente apprezza la leggerezza dell’"Unica", oggi».
Che gruppo siete?
«Siamo 6 complicati esseri umani, con la fortuna di aver avuto famiglie pazienti. Quando stavamo a Rivoli, desideravamo un po’ da provinciali Torino, che ci ha messo un po’ a metabolizzarci. Poi abbiamo lavorato con la scuola Holden che ci ha commissionato "Le città viste dal Basso", uno spettacolo fatto in varie città su pagine grandi cantautori. Su stimolo del Caffé Liber, facemmo "Concerto per disegnatore e orchestra", dove io disegno e gli altri suonano, del resto ho sempre disegnato per vivere. Abbiamo suonato molto anche al Circolo dei Lettori: per dire di Torino, che ci ha poi nutriti e coccolati. I musicisti della città si sono accorti di noi. Siamo cresciuti piano piano, c’è un diesel dietro il rapporto con la nostra città».
Sanremo fa bene...
«A noi tantissimo. Sappiamo che è un’arma a doppio taglio, non avremmo potuto chiedere di meglio».
Come per i Subsonica.
« Eh sì. C’è il lato un po’ intellettuale, ci si chiede chi usi chi, se io il Festival o viceversa, ma alla fine conta arrivare con una buona canzone».
E adesso tour.
«Tiriamo fino ai primi di maggio, continueremo in estate. Stiamo preparando una cosa bella a Torino, la sonorizzazione di un film muto nel cortile di Palazzo Reale, per Cinema sotto le stelle».

Marinella Venegoni

www.lastampa.it

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