MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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Vasco fa sul serio con “Dannate nuvole” Da Schopenhauer è passato a Nietzsche



Che Vasco Rossi filosofeggi non è una novità. L’uomo non solo è di letture impegnative, ma ha una straordinaria capacità di ridurre all’essenziale i pensieri più complessi, come fece nell’ultimo disco «Vivere o niente», quando mise giù un rockeggiante «Manifesto futurista della nuova umanità», che cominciava con «La cosa più semplice/sarebbe quella di non essere mai nato»: il brano fece anche trasecolare qualche zia dei fans, a causa della sua orgogliosa rivendicazione umanistica che rifugge dalle certezze delle religioni, per riconoscere invece la vita come "frutto di combinazione di fattori casuali", come egli stesso ebbe a scrivere.


Un osso un po’ duro da mandare giù per tante menti eternamente distratte che seguono il pop, il rock e il Vate di Zocca. Ma lo stesso Vate torna ora sui suoi passi in una nuova canzone che sarà in programmazione dovunque da oggi, senz’altro più lieve anche se non meno inquieta. «Dannate nuvole» è un singolo importante, un passo di avvicinamento al nuovo album che uscirà il 4 novembre, dopo che Vasco si sarà ampiamente riposato dai 7 concerti unici negli stadi di Milano e di Roma in giugno e luglio.


Niente a che spartire con il divertissement che lo avevano preceduto, «L’uomo più semplice» o «Cambia-menti». Qui, scordato il già molto citato (e letto) Schopenhauer, fin dalla partenza aerea che apre la rockballad, l’ispirazione aperta è a Nietzsche e al suo Zarathustra. Ma non c’è da spaventarsi, trattasi di uno spunto per affermare «Niente dura niente dura/questo lo sai/però non ti ci abitui mai... Chissà perché». Non che siano domande leggere. Poi, mentre la musica si apre in un furore di riff nei quali si riconosce la mano di Steff Burns, il nostro Vate continua a porgere con delicatezza, in un canto appena accennato, i suoi grandi e impietosi "perché", naturalmente con la sua "è" larga ed emiliana: «Solo del fumo... Niente di vero... Ma tu, non ti arrenderai». Filosofia a misura di pop, che mescola le grandi domande con un testo immediato, assai vaschiano.


«Le dannate nuvole rappresentano il mondo nel quale vivo quando non sono coi piedi per terra», fa sapere lui dal suo eremo. Torna dunque una consapevolezza che si sposa al vecchio «Manifesto futurista», questa volta però sotto vesti musicali che ci rimandano il miglior Vasco delle ballads, voce pacatamente accorata. Il carnet del prossimo disco si arricchisce di un titolo con un suo peso specifico, destinato a un successo assicurato; ma certo almeno un altro pezzo fiorirà prima dei concerti romani, che si apriranno all’Olimpico il 25 giugno prossimo, perché Vasco possa presentare ai suoi fans un piccolo florilegio di canzoni inedite dal vivo, prima del nuovo album.

Marinella Venegoni

www.lastampa.it