MUSICA




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Loreena McKennitt: "La mia musica è fatta di emozioni raccolte in giro per il mondo

Un viaggio lungo trent'anni. E’ quello compiuto da Loreena McKennitt, artista canadese che a metà anni 90 ha fatto diventare popolare un genere di nicchia come la musica celtica. Ora pubblica una raccolta che si intitolata "The Journey So Far". "Realizzare questa raccolta è stato un esercizio gratificante - dice a Tgcom24 -. La mia musica è fatta delle sensazioni raccolte in tutti i miei viaggi in giro per il mondo".
Quello di Loreena McKennitt è un successo fuori dalle regole. A partire dalle prime esibizioni nelle strade di Toronto, per arrivare agli studi Real World di Peter Gabriel, dove ha inciso ben quattro dei suoi album. Nella sua carriera, vissuta sempre da indipendente con la sua etichetta "Quinlan Road", ha conseguito il doppio platino per "The Book Of Secrets" del 1997 e ha raggiunto i top 20 delle radio con "The Mummers' Dance".

Tre decenni di musica. Era questo il momento giusto per tracciare un bilancio?
A dire il vero la decisione di realizzare questa raccolta è stata dettata inizialmente dalla necessità di fare arrivare la mia musica in alcuni Paesi nei quali il mio catalogo, per varie ragioni, non era disponibile, per esempio in Sud America, Argentina e Brasile. Ma una volta che pubblichi un progetto di questo tipo in una parte del mondo anche le altre la richiedono. Da una certo punto di vista è stato un esercizio interessante per tirare una linea, guardarsi indietro e dire: "Ok, questo è quello che sono, quello che ho fatto". E’ stato gratificante.

L'album si intitola "The Journey So Far". Parliamo di un viaggio metaforico ma anche reale perché tu hai viaggiato molto alla ricerca delle radici di certi generi musicali. Per te la musica e l'incontro diretto con altre culture sono inscindibili?
Per come mi sono avvicinata alle musiche tradizionali e per come gestisco il mio processo creativo, se non avessi incontrato così tante persone che suonano questo tipo di musica non sarei stata in grado di fare un lavoro così imponente. Ho cercato di condurre il mio personale pellegrinaggio in più luoghi possibile: per assorbire la luce del cielo, i suoni e gli odori delle strade, tutte le informazioni che i sensi potevano darmi. Questo ha formato tutta una serie di immagini nella mia mente che poi, una volta in studio ho trasferito nei miei disegni musicali.

Dodici brani tra quelli di trent’anni di carriera non sono molti. Hai fatto fatica a scegliere quali pezzi inserire e quali escludere?
Mi sono fidata del pubblico. Quando vai in tour la gente ti fa capire quali canzoni ama di più e quali invece la tocca di meno. Così quando è stato il momento di stilare la lista delle canzoni da inserire la scelta non è stata così difficile: l'aveva già fatta la gente per me, nel corso degli anni.

Il grosso successo lo hai raggiunto tra il 1994 e il 1997, dopo che facevi musica già da una decina d’anni. Cosa ricordi di quel periodo?
In realtà per me non è stata una grossa rivoluzione. Devo premettere che diventare una cantante non è mai stato il mio sogno, e tanto meno sono mai stata affamata di gloria o notorietà. Inoltre quando la mia musica ha iniziato ad avere successo, negli anni 90, io non ero una più una teenager, quindi avevo la maturità per prendere le cose con il giusto distacco e restare con i piedi per terra. Ed è stato un bene: ho visto proprio di recente una trasmissione dove dicevano che per molti giovani diventare famosi è uno degli obiettivi principali, e la trovo una cosa tragica.

Quindi la tua vita è rimasta quella di sempre?
Il vero cambiamento lo notavo solo quando lasciavo la mia città per andare in tour. Tieni conto che oltretutto ho sempre fatto da manager di me stessa, quindi l'85% del mio tempo lo impiegavo nelle vesti di donna d'affari, e solo nel restante 15% mi calavo nei panni dell'artista. Ho continuato a vivere nella città nell'Ontario dove mi ero trasferita nel 1981, continuando ad avere una vita normale: andavo alla posta, a fare la spesa e per la gente ero quella di sempre, sempre ammesso che mi notasse.

In questi anni, essendo stata anche manager di te stessa, hai visto cambiare il panorama discografico in maniera rivoluzionaria. Cosa pensi della situazione attuale?
Sono stata molto fortunata a iniziare la mia carriera verso la fine degli anni 80, quando ancora c’erano le condizioni per consolidarsi come artisti e gettare le basi di una carriera così lunga, qualcosa che oggi non sarebbe nemmeno immaginabile. Chiunque fa parte di questo mondo, dai musicisti, ai produttori o gli ingegneri del suono è stato investito da uno tsunami negli ultimi anni. Qualsiasi tipo di affare è stato fatto a pezzi dalla velocità e dal peso dei cambiamenti tecnologici. C'è una totale mancanza di regole o anche più semplicemente manca una comprensione generale di cosa sia utile fare e cosa invece sia dannoso. Stiamo vivendo un momento di grande caos.

E come pensi si possa sopravvivere in questo caos?
Il motivo per cui io riesco ancora ad andare avanti, comunque più a fatica di un tempo, è perché non ho un management. Ho sempre finanziato i miei lavori e, anche se oggi gli introiti sono minori, la torta non è comunque da dividere in troppe fette. L'unico modo per sopravvivere è di avere una struttura piccola e leggera. Ho imparato a stare in piedi e a continuare a portare avanti il mio lavoro, ma per molti altri artisti è davvero difficile.

Massimo Longoni

http://www.tgcom24.mediaset.it/spettacolo/2014/notizia/loreena-mckennitt-la-mia-musica-e-fatta-di-emozioni-raccolte-in-giro-per-il-mondo-_2030168.shtml