MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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Sanremo, un grande pasticcio. Arisa a sorpresa (E lo sconfitto a tutti gli effetti è Renga)


Quest'anno il Sanremone è stato davvero un minestrone, come sempre abbiamo scritto qui. La confusione è arrivata al massimo con l'ingresso della Giuria di Qualità, che ha scompaginato le attese create dal televoto. Così il povero Francesco Renga, primo fino all'ultimo, è entrato papa ed è uscito cardinale, in silenzio: che bella voce, che bravo lui; la canzone no. Nella confusione, i dieci guidati da Paolo Virzì hanno voluto giudicare senza turbare troppo le attese, ed è andata bene ad Arisa, che con la sua canzoncina Controvento è passata dal secondo al primo posto. E' andata bene anche a Renzo Rubino, in inarrestabile ascesa con l'aiuto di vari fattori (compreso il posizionamento proprio a ridosso di Ligabue), e a Raphael Gualazzi, tonificato nella sua non-vocalità di quest'anno dal mago mascherato, DJ di Bassano Del Grappa.

Qui sotto, un po' di pagelline per fare il punto.




Riccardo Sinigallia: 10

Ma il colpaccio più grande è riuscito all'ex Tiromancino. Scoperto fuori regolamento perché aveva già cantato in pubblico il brano in gara che doveva essere rigorosamente inedito, ha avuto non solo il più alto picco d'ascolto venerdì sera mentre raccontava questa sua disavventura proclamandosi colpevole: ma anche ieri sera in seguito all'ammissione di colpa è stato comunque fatto cantare fra i suoi colleghi, fuori gara, in un ulteriore impeto di generosità festivaliera. La morale della sua storia, sarà per chi l'ha seguita: provateci pure tutti, a concorrere trasgredendo le regole. Tanto, se vi beccano, non capiterà niente, anzi.




Premio della critica a De André: 8

Nel complicato e controverso intreccio fra giurie e premi, quello della critica intitolato a Mia Martini resta un'isoletta appartata ma golosa, gestita in semplicità fra colleghi. Se a vincere fra i Giovani è stato Zibba da Varazze, con il suo parchwork sonoro e il vocione alla Bertoli, è più significativo il premio dei Big, destinato non solo a Cristiano De André, ma al suo brano "Invisibili", che il televoto (anche quello della Sala stampa) aveva cassato. Un episodio artistico contromano, parlato e con i soli ritornelli invece cantati in genovese, decisamente affascinante anche come testo. Una giusta rivincita. Si esce dalla Liguria e si va in Piemonte con i Perturbazione di "Unica", secondi per la critica, che invece hanno vinto il premio delle radio.




Maurizio Crozza: 9.

L'erede di Grillo (quando era Grillo davvero, qui sul palco di Sanremo a parlar male dei socialisti, decenni fa) ha prudentemente rivisitato alla sua maniera la dotta storia delle glorie e invenzioni italiane, e ha felicemente superato l'effetto kryptonite/Sanremo dell'anno scorso. Ricordarsi di dire a Superman di contattarlo.




Piero Chiambretti. 8

Chiuso nel suo stanzino notturno di Radiodue, il buon Piero nazionale ha tenuto alta la propria bandiera accompagnando nei giorni passati la cronaca del Sanremone in corso con stralunate dirette da varie Fantapartite, collegamenti dalla Borsa delle scommesse sulle canzoni, chiacchiere con i cantanti in gara e con gli amici di passaggio. Si resta in attesa che torni a farsi vedere. Da tutti, però, non solo in streaming.




Fabio Fazio. 6

Son finiti i voti alti per il signorino della tv, momentaneamente si spera per lui. Questa edizione sanremese ha reagito alla crisi in atto nel Paese caricandosi di roba, un po' come quelle signore che passeggiano da queste parti sfoggiando tacchi 12, orecchini lunghi fino al collo e imbrillantati, unghie dipinte con disegni colorati dalla cugina che ha fatto il corso, e magari sotto il cappotto portano una vestita tigrata come quella della Ferreri dell'altra sera. Lui imperturbabile ha tenuto alto il proprio profilo in mezzo a un traffico di pubblicità dei programmi futuri, presenters, ospiti, ballerini, gareggianti, imitazioni ripescate dalla gioventù, teneri confronti con la partner Littizzetto, e doveva essere così esausto se non si è neanche ricordato, questa volta, di scandalizzarsi per le di lei parolacce. Leone il direttore ha richiesto la sua mano per l'anno prossimo, e per quanto si dica entusiasta del Festival pare impossibile che gliela voglia concedere ancora (il lavoro è da rifare da capo, gli ingredienti quelli sono. Mica facile).




Luciana. Littizzetto. 7

Quest'anno il dibattito gira intorno a lei. C'è chi apprezza il suo discorso sulla bellezza, e chi da destra (sui giornali di destra) ne dice peste e corna, come se fosse un oltraggio parlare del significato della bellezza a Sanremo, in quei termini lì. Altro acceso dibattito nella destra di Raiuno (cioè quasi in qualunque programma) riguarda le sue storiche parolacce, che qualcuno scopre solo al Festival perché non guardano (orrore) "Che tempo che fa". La palingenesi la vedo dura, ma chissà che risentendo i suoi ripetuti vaffa le casalinghe a casa decidano per reazione di cominciare a fare a meno delle parolacce.




Noemi, la più glamour. 6

La ragazza che è andata a bagnare i suoi panni nella fontana di Trafalgar Square, è tornata accortamente travestita da trend-setter, con i capelli coloratissimi, le acconciature da principessa da favola post-moderna, abiti lunghi di colori psichedelici, una collana-gabbia per canarini che la prima sera ha fatto discutere i tinelli, e infine anche canzoni. Come sempre succede in un contesto come questo, l'attenzione si è concentrata più su questo aspetto, e musicalmente le è andata dunque benissimo. Avrà tempo per coltivare questo lato.

Marinella Venegoni

www.lastampa.it