MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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Se a Sanremo vincono le corna (La formula, le scelte, Battiato…)


SE VINCONO LE CORNA. VOTO: INCLASSIFICABILE

Non è per mancare di rispetto al vincitore più annunciato, Francesco Renga. Al quale il televoto ha assegnato in sorte «Vivendo adesso» di Elisa, che racconta un amore clandestino («E’ un segreto fra di noi/Tu ed io in questa camera d’albergo/A dirci che stiamo solo vivendo adesso»). Ma la domanda che ci si comincia a fare, fra i più pensosi, è il senso in termini simbolici della vittoria di una canzone che parla di corna. Da sempre la prescelta di Sanremo viene caricata di metasignificati: finirà che anche sul fronte del pop daremo un’immagine di Paese poco affidabile (e del resto così in linea con la morale contemporanea, anche tra capi di Stato?).






FORMULA DELLA GARA. VOTO: 5

La lodevole intenzione di Fabio Fazio di rispettare i gareggianti, sacrificando al posto loro una delle due canzoni come l’anno scorso, cozza contro i risultati del televoto e della Giuria dei giornalisti, a quanto pare della stessa pasta. Il caso più eclatante questa volta è «Invisibili» di Cristiano De André, il brano più acutamente contromano in un simile Festival/minestrone; ma anche fa tristezza che Arisa sia costretta a misurarsi con «Controvento» invece che con quella perluccina che era «Lentamente» (a parte, poi, che i concorrenti si rispettano di più se non si invitano a cantare i connazionali che già ce l’hanno fatta, scoraggiando alcuni a partecipare).






FORMULA DEL FESTIVAL. VOTO: 4

Ha ragione Renzo Arbore. Le canzoni e la loro gara (o più compostamente rassegna) emigrino verso canali tematici in chiaro, e questo che si chiama «Festival della canzone» venga chiamato senza più infingimenti «Festival di Sanremo» e basta, che non è neanche una bugia e la gente nemmeno se ne accorgerebbe. Metteteci dentro quel che volete, a quel punto. Le celebrazioni, gli sportivi, anche gli ospiti internazionali quanti se ne vogliono (quelli di questa volta andavano benissimo), attori e comici e satirici. Inventare un’altra gara di diverso tema, per tenere viva l’attenzione. Ma la povera canzone italiana non ha davvero bisogno di ulteriori batoste di immagine.






LA COMMISSIONE SELEZIONATRICE. VOTO: 5

Spiace dover toccare gli intoccabili, non perché siano davvero tali ma perché è gente seria che merita rispetto, da Michele Serra a Mauro Pagani a Stefano Senardi agli altri, gente alta per questo ambiente, che ha misteriosamente partorito un topolino dopo aver compiuto il gesto coraggioso di lasciare a casa le consumate vecchie glorie. Ci volevano allora non uno ma dieci Renzo Rubino e Perturbazione, per farla completa. Il medley non è riuscito: brutto segno per la musica popolare italiana, che fuori da qui mostra tutto sommato una vitalità che la spettabile e acuta commissione ha colto solo in piccola parte. Peccato, non solo per loro ma anche per noi che ce lo siamo visto.






IL FANTASMA DI BATTIATO. VOTO: 8

Una leggenda metropolitana cresciuta e alimentata nei mesi, racconta di una telefonata dalla commissione al maestro Battiato per chiedergli una canzone ad hoc per Alice, da mandare in gara. Poi, dice sempre la leggenda, avendo graziosamente il maestro consentito, il brano non sarebbe piaciuto, o non sarebbe stato adatto alla linea editoriale, e qualcuno imbarazzatissimo avrebbe telefonato al maestro per annunciarlo. In questi giorni la leggenda ha ripreso vigore con questioni puntuali: quel brano sarà stato meglio o peggio di «Un uomo è un albero» di Noemi, di «L’amore possiede il bene» della Ferreri, di «Un abbraccio unico» di Ron? Sono belle domande, senza risposta già si sa.


Marinella Venegoni

www.lastampa.it