MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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Sanremo 14, le vecchie care pagelle per gli eroi della prima serata Big


ARISA: "Lentamente", "Controvento". Voto: 7
Lo strano incontro tra Arisa e l’autrice Cristina Donà si risolve, nel primo brano, in un rarefatto reperto di modernariato Anni ‘50, e qui Arisa interpreta benissimo (anche se con molta fifa) lo spirito che contamina le epoche. Più banalotta, ma più moderna e appiccicosa, "Controvento" abbraccia l’elettronica: però sempre nella prudenza dell’interprete che, abbandonati definitivamente certi simpatici atteggiamenti freak, sembra ormai mirare al mainstream più consolidato. Inevitabilmente, ha vinto la più facile.


FRANKIE HI-NRG : "Un uomo vivo", "Pedala". Voto : 8
Il prototipo del rap italiano è ora un uomo, e cambia passo. Niente più proclami, ma sentimenti anche dolorosi, rielaborati con forza vitale nella casa ormai vuota dei genitori scomparsi, nella lucida "Un uomo è vivo" dove spunta pure un accenno di canto. Poi, le divertenti e acute metafore tessute in reggae e con trombe messicane, quando poi sale sulla bicicletta, i cui complessi meccanismi singoli o sinergici diventano fermata e movimento, come nella società. C’è un notevole lavoro chirurgico nel testo, sotto lo slogan così attuale: "L’hai voluta tu la bicicletta..." (e dunque pedala con il 74% dei voti).





ANTONELLA RUGGIERO: "Quando balliamo", "Da lontano". Voto: 9
Un'interprete che assomma nella sua lunga storia professionale leggerezze pop e studi rigorosi, a volte anche troppo. Eterea e sempre un po’ irraggiungibile, da quella ferrea protagonista che è, la Ruggiero mostra una vocalità rinnovata che conquista anche i non adepti. Con atmosfere un po’ lente per le orecchie giovanili, venate di lieve malinconia, dipinge una idea tenera di consolidato amore agé che piacerebbe al Papa; il secondo pezzo è più un esercizio di stile, ma non si può rimanere indifferenti di fronte a tanta grazia, evidente frutto di studio e rigore immutati nei decenni. Poi, come ormai si è capito, vince sempre il pezzo meno impegnativo, cioè il secondo.


RAPHAEL GUALAZZI & THE BLOODY BEETROTS: "Tanto ci sei", "Liberi o no". Voto: 7.
Pazzesco, gli italiani hanno preferito il gospel alla canzone da discoteca, finora avevano votato tutti la seconda canzone che era la più facile. Inossidabile a un anno dal suo Sanremo importante ma poco compreso, Gualazzi stasera ha arruffato le idee in un imprevisto confronto elettronico con il minuscolo DJ da Bassano del Grappa buffamente mascherato come i Daft Punk, che entra felicemente a sconvolgere il suo mondo creativo. Diverte, e sorprende sempre, ma a colpi di citazioni. Gospel spruzzato di elettronica, il primo brano è Anni ‘60, poi si balla finalmente in questo Festival un po’ mesto con ardore da discoteca felice degli Anni ‘80. Il vero Gualazzi, però, resta da scoprire (forse lo deve fare pure lui)


CRISTIANO DE ANDRE’: "Invisibili", "Il cielo è vuoto". Voto: 8
Dentro una serata già abbastanza movimentata arriva la voce di Cristiano. Un uomo non facile, le inquietudini sono il suo pane quotidiano. Il convincimento con il quale recita due "Invisibili" vite in bilico crea un incantesimo che tiene dietro a un testo dolcemente impegnativo; la magia si rompe solo per evocare la voce e la poetica paterna in un ritornello cantato in ligure, improvviso come un brivido. Talking song anche "Il cielo è vuoto", sempre in territorio maudit, con l’irruzione rabbiosa di un canto mai facile e prevedibile, al massimo con un briciolo di retorica. Ma la performance complessiva è certo la più apprezzabile e scompone dall’interno la prevedibilità di un Festival. (Poi, naturalmente, la canzone più bella non vince).


PERTURBAZIONE: "L’unica", "L’Italia vista dal bar". Voto: 7.
Dopo le inquietudini esistenziali, le esistenze allegramente inquiete. Una ventata d’aria fresca e contemporanea attraversa due brani pop che raccontano vite credibili di ragazzi di provincia. Alle prese con divertite avventure amorose, sghangherate o peccaminose; oppure chiusi nel cielo del bar, l’ultimo rifugio per irrequieti in un Paese di "Poeti, santi ed avventori", come cantano loro. Forse l’unica performance verace che ci racconti qualcosa di questi anni in cui viviamo, con ironia allegra, senza cercare rifugio in un altrove astratto, come fa chiunque altro al Sanremone. Vince "l'unica", con il 74 per cento dei voti.


GIUSI FERRERI: "L’amore possiede il bene", "Ti porto a cena con me". Voto: 5
Periodo difficile per l’ex reginetta di X-Factor, che ha sofferto anche problemi alla voce in questi giorni, tanto da non aver potuto provare sul palco lunedì. E tuttavia la vocalità roca, un po’ sguaiata e monocorde che le aveva fatto avere successo, prima di un lungo silenzio, si è ora trasformata, almeno in partenza dei due pezzi, con una modalità più raccolta e convincente, meno grezza, che deve però prima di tutti convincere lei. Due ballads, una romantica e furbescamente tradizionale, l’altra elettronica, con una ritmica a dir poco isterica. Vince "Ti porto a cena con me" con il 57% dei voti.

Marinella Venegoni

http://www.lastampa.it/2014/02/18/blogs/on-the-road/sanremo-le-vecchie-care-pagelle-per-gli-eroi-della-prima-serata-big-drWV31sbwiVUKoiiOMLanL/pagina.html