MUSICA




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Le canzoni, crostini nel minestrone (la verità sul Sanremone '14)


La verità emerge con calma, dentro le tumultuose cronache della messa cantata di ieri a Sanremo, nella quale Fabio Fazio and company hanno illustrato il menu del Festival che inizierà la prossima settimana (martedì 18, fino a sabato 22) in diretta su Raiuno. Solo Maria Volpe sul Corriere della Sera ne ha parlato: nonostante, dice, si continui a sottolineare che è il Festival della Canzone e non di altro: "La verità è che c'è grande attenzione alla struttura televisiva, alla narrazione, agli ospiti scelti".
Fazio s'è inventato il concetto della bellezza ispirandosi al film di Sorrentino che gli italiani non hanno amato e capito, perché troppi distratti. Un azzardo che comunque tira su il morale in un periodo che definire un po' così è esser generosi: un palazzo del '700 come scenografia, un po' delavé come quasi tutti quelli della stessa epoca (e anche posteriori) in Italia. Poi, ladies and gentlemen, il minestrone: la gara, gli ospiti stranieri (Nutini, Cat Stevens-Yusuf Islam, Stromae, Rufus Wainwright, Damien Rice: ottima nicchia), gli ospiti italiani (Paoli Baglioni Carrà etc) che una volta si diceva sarebbe stato irrispettoso portare, per chi invece si mette in gioco in gara. Molti di questi italiani sono però qui per la festa dei 60 anni della televisione, per esempio Renzo Arbore, che sarà anche premiato per l'altra tv, la sua specialità. Ma poi c'è anche una serata di omaggio al Club Tenco, il venerdì, nella quale i gareggianti si cimenteranno nella canzone classica d'autore. E poi il prefestiva con Pif, e il dopofestival con Solibello e Caterpillar però sul web.
Riuscite a immaginare un minestrone più vario? Metteteci pure Maurizio Crozza, come rivela il nostro Luca Dondoni nel suo scoop, che si divide la satira con la Littizzetto e le sue Jolande.
Morale. Impossibile avere in tv, sulla tv generalista, una rassegna di canzoni che facciano spettacolo di per sé. Niente di più contrario allo spirito dei Grammy. Cinque giorni di varietà. Perché le canzoni non le vuole ascoltare nessuno. Sono come i crostini nel minestrone, appunto.


Marinella Venegoni

www.lastampa.it