MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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2013, disintegrazione delle classifiche - Ognuno si fa allegramente la propria



Sarà ancora tempo di bilanci, per la musica popolare? Gli unici che valgono sono quelli del mercato, delle copie vendute e scaricate, della pirateria, di Spotify che trionfa. (...) Chi compri cosa non fa tendenza né crea imitazione. Giustamente ognuno si fa la propria classifica che è quella che conta, magari importandola da qualche sito specializzato nel quale si riconosce. (...) Nel pezzo qui sotto ho fatto un breve riepilogo di chi ha venduto di più in Inghilterra, Stati Uniti e Italia (ma qui i dati non sono dell'industria bensì di Musica&Dischi: gli italiani ufficiali usciranno solo la prossima settimana).

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Il 2013 è ormai archiviato ma restano i numeri e i nomi dei numi del pop che hanno segnato l’anno, a testimoniare le trasformazioni del gusto e le derive nelle vendite sia degli album fisici che persino dei download legali: mentre avanza impetuoso Spotify. Il servizio streaming a pagamento lanciato nello 08, contestato da molti artisti per i bassi incassi, conta ormai ormai su 24 milioni di seguaci nel mondo, e certo non è poca cosa la possibilità di poter ascoltare in ogni momento le sinfonie di Beethoven tanto quanto l’opera omnia di Macklemore (il più seguito, appunto, su Spotify, con Rihanna).

Ancora si vendono, album e canzoni. Sempre meno, però. E le classifiche di vendita della musica pop nell’Occidente, tradizionale consumatore, ci raccontano gusti e disgusti in corso: almeno per Inghilterra e Usa, perché poi l’Italia anche in questo campo se la prende sempre comoda, e i dati ufficiali dell’industria arriveranno solo la prossima settimana. Ma l’ottimo «Musica&Dischi», tradizionale pubblicazione del settore, ci offre qualche non peregrino lume: l’album più venduto resta «Backup 1987-2012» di Jovanotti, che si conferma interprete vitale, popolare e intellettuale insieme, del nostro tempo spigoloso. Alle sue spalle il pop più zuccheroso e strappacuore dei Modà di «Gioia», al terzo posto Emma con «Schiena», al quarto Fedez che dimostra con «Sig. Brainwash. L’arte di accontentare» le fortune del rap. Soltanto quindo Marco Mengoni con «#Pronto a correre»; seguito da Negramaro («Una storia semplice»), Moreno («Stecca»), Max Pezzali («Max 20»), la Violetta delle bambine («Hoy somos mas») e la Nannini di «Inno». Hit tutta italiana tranne Violetta, il cui capofila induce ancora a qualche ottimismo sulla capacità di incidere di alcune musiche di qualità.

In Italia il consumo locale si attesta sul 70 per cento ormai, in Gran Bretagna sul 60: ed è con qualche scorno che i revanchisti inglesi registrano un terzo posto nelle classifiche ufficiali 2013 per lo yankee Michael Buclé con «To be loved». Primi naturalmente sono One Direction con «Midnight Memories» (685 mila copie vendute, un tempo non sarebbero state niente), seconda per il secondo anno di seguito Emeli Sande con «Our Version of Events»: Emeli doppia le performances passate di Adele, di cui si attende la nuova uscita. Dopo Bublé, il vecchio Robbie Williams con «Swing Both Ways» e quinto Olly Murs con «Right Place, right time». Seguono nella top 10 Rod Stewart, Arctic Monkeys, Gary Barlow, Ellie Goulding, e il tutto testimonia anche di un seguito più adulto del mondo musicale, mentre le varie classifiche di gradimento mettono ai vertici David Bowie con il grande «The Next Day», uscito a sorpresa proprio in questi stessi giorni del 2013, con una tecnica di marketing copiata in dicembre da Beyoncé (e secondo me anche da Bruce Springsteen, anche se la versione ufficiale è un errore - figurarsi - nella messa in rete del nuovo album prima del tempo).

Gli americani sono i più precisi nelle loro cifre. Justin Timberlake è il re Usa 2013 con «The 20/20 experience»: 2.043.000 copie, il numero più basso mai registrato dal 1991 per un top seller. Secondo Eminem con «The Marshall Mathers LP2», terzo il countryman Luke Bryan, quarta la band rockettara Imagine Dragon con «Night Vision», quinto Bruno Mars («Unorthodox Juke Box»). Ottava Beyoncé, che è quella che ha venduto di più tra le donne, pur essendo uscita solo il 14 dicembre. Anche le vendite digitali sono scese in Usa, del 6 per cento, mentre è aumentato del 33 per cento lo smercio di vinile (poca roba, comunque, in tutto 6,1 milioni di esemplari), con in cima i Daft Punk e i Vampire Weekend.



Marinella Venegoni



www.lastampa.it