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Springsteen “bruciato” dal web

Errore, scherzo, peraltro di ottimo gusto, mossa promozionale? Non lo sapremo mai. Sabato, non è chiaro per quanto tempo, le dodici canzoni che compongono il nuovo album di Bruce Springsteen, ufficialmente in uscita il 14 gennaio, sono state messe in vendita sul sito di Amazon riservato agli smartphone.

Una piccola falla per il gigante del commercio online, una grande opportunità per gli agguerritissimi appassionati di Springsteen, che infatti non hanno perso l’occasione.
Acquistato regolarmente sabato, da ieri High Hopes, il diciottesimo album in studio del Boss, si trova sui siti di condivisione (illegali) più frequentati. Il varco non potrà più essere richiuso. Senza addentrarci nell’irrisolvibile dibattito su quanto tutto ciò danneggi o favorisca il successo commerciale del disco, approfittiamo dell’occasione per raccontare l’album in anteprima.

Disco strano, questo di Springsteen. Anzi, come ha detto lui stesso, «anomalo», per poi aggiungere «ma non troppo, non sono mai stato molto lineare». L’anomalia consiste nella scelta delle canzoni: su dodici, tre non sono sue e nessuna delle altre nove è stata scritta per l’occasione. Si tratta perlopiù di brani scritti intorno al 2000, dopo che il Boss era tornato a suonare con la sua E Street band, abbandonata per quasi tutti gli Anni Novanta. «La musica che ho scritto e non ho mai pubblicato - ha raccontato Springsteen recentemente alla rivista Rolling Stone - la porto sempre con me in un computer. E ogni tanto la riascolto, per divertimento».
Un giorno del dicembre 2012, Springsteen ha chiamato il produttore che l’aveva aiutato a realizzare il suo album più recente, Wrecking Ball, e gli ha chiesto di lavorare intorno a quindici canzoni che facevano parte di quei «dipinti lasciati a metà» (parole sue) che non aveva dimenticato.

Soprattutto, però, High Hopes è il disco che racconta l’incontro di Springsteen con Tom Morello, presente in otto canzoni su dodici e ispiratore dell’atmosfera generale dell’album.
Morello, figlio dell’italoamericana Mary, attivista contro la censura, e di Ngethe Njoroge, guerrigliero Mau-Mau diventato poi il primo ambasciatore del Kenya alle Nazioni Unite, nipote di Jomo Kenyatta, è un chitarrista potente e un uomo che non ha paura di mettere dentro alle canzoni le sue opinioni sulla salute malferma della democrazia in America.

Springsteen, che era appena tornato a dare il meglio di sé con l’album più politico e azzeccato degli ultimi anni (Wrecking Ball, appunto) deve aver trovato in lui il socio perfetto, lo scorso anno, quando gli ha prestato la chitarra per i concerti australiani, almeno a giudicare da queste dodici canzoni.
Il recupero del repertorio dimenticato (con alcune gemme, come American Skin, bellissima canzone in morte di Amadou Diallo, studente liberiano ucciso a New York da quattro poliziotti con 41 colpi d’arma da fuoco dopo che aveva estratto di tasca un portafogli scambiato per una pistola) passa dunque attraverso la robusta iniezione di elettricità ed energia portata in dono da Morello. Se - come ci disse un giorno Springsteen - il suo lavoro consiste nel misurare la distanza tra il sogno americano e la realtà, questo disco segnala un allarme ancora più forte di quello di Wrecking Ball. Che Springsteen aveva realizzato quasi da solo, con un ampio uso di suoni sintetici: High Hopes è dunque la versione elettrica e arrabbiata di quell’album e dello stesso Springsteen, la sua versione migliore. E un ritorno in tour in Europa nell’estate (per la terza estate consecutiva) non è neppure del tutto da escludere.

Piero Negri

http://www.lastampa.it/2013/12/30/spettacoli/musica/springsteen-bruciato-dal-web-il-nuovo-album-pi-elettrico-C1aW3TnxPsqge2KEiL2WBN/pagina.html

La recensione brano per brano



1. High Hopes – È una delle tre cover dell’album. Brano originariamente inciso dalla band di Los Angeles Havelinas. «… L’avevo inciso negli anni ’90. Durante le prove del live abbiamo preparato il pezzo, poi con Tom alla chitarra abbiamo davvero spaccato. A metà tournée siamo andati a reinciderlo agli Studios 301 di Sidney». Qui la matrice punk si disperde per trasformarsi un un brano potente sulla ricerca della speranza nei luoghi dove non vi può essere alcuna speranza. E dove le grandi speranze non sono altro che sogni di normalità: come poter guardare negli occhi i propri figli sapendo che avranno un’opportunità.

2. Harry’s Place – Originariamente incisa per «The Rising» è una storia di «gangster impreparati», per usare le parole del Boss. Ed Harry è un nuovo personaggio che va ad aggiungersi alla lunga galleria di caratteri costruita da Springsteen nel corso di questi anni, anche se le sonorità vagamente pop hanno davvero poco a che vedere con quelle che ne hanno costruito la fama.

3. American Skin (41 shots) – Il brano si ispira a un fatto di cronaca, l’omicidio di un immigrato da parte della polizia nel 1999. Eseguito spesso dal vivo in passato è rientrato nel live set della E Street Band dopo l’assassinio del teeneger Trayvon Martin a Los Angeles nel 2012. Quando Bruce canta la rabbia della gente comune, si sa, da il meglio di se e qui non fa eccezione.

4. Just Like Fire Would – Cover di un brano dei The Saints «uno dei primi gruppi punk australiani, peraltro uno dei miei preferiti». Anche qui il suono, molto fm rock, è totalmente diverso da quello che siamo abituati a sentire dalla E Street Band.

5. Down in The Hole – Anche questa doveva far parte di «The Rising». Un brano di grande intensità che nelle atmosfere, a tratti struggenti, richiama alla mente un brano come «I’m on fire». In assoluto uno dei momenti migliori del disco.

6. Heaven’s Wall – Un rock dal sapore gospel o un gospel dal sapore rock. Fate voi. In ogni caso risulta difficile coniugare il working class hero pieno di rabbia e costernazione di «Wrecking Ball» con il cantante che parla alle anime in questo brano. Dimenticabile l’intro samba. E anche il resto.

7. Frankie Fell In Love – Concepita per il disco del ricongiungimento con la E Street Band del 2009 «Working On a Dream» è un brano visceralmente estreet. Nei suoni e nei contenuti. Corale come la festa di fidanzamento di cui si racconta nel brano.

8. This is Your Sword – Il Boss non ha fatto mistero di aver “rottamato” prima della pubblicazione di «The Wrecking Ball» un buon (l’aggettivo è suo) disco di gospel. Questo brano «salvifico» avrebbe dovuto farne parte ed è la dimostrazione che non far uscire quell’album è stata un’ottima idea.

9. Hunter of Invisible Game – Valzer acustico a tema religioso e dai suoni vagamenti dylaniani (quelli del Dylan mistico, ovviamente). L’uso abbondante di archi addolcisce la pillola.

10. The Ghost of Tom Joad – Brano conosciutissimo dai fan che hanno avuto il privilegio di vedere il Boss dal vivo. Decisamente migliore il ricordo della versione live, scevra dall’eccesso di virtuosismi chitarristici e drammatizzazioni che pervadono l’esecuzione in studio.

11. The Wall – Il brano più ispirato e commovente del disco. Dedicato alla figura di Walter Cichon, il leader dei The Misfits, cult band del New Jersey alla quale Bruce in gioventù molto attinse in termini di ispirazione. Cichon morì in battaglia in Vietnam nel 1968 e nel brano diventa l’icona e il simbolo di una generazione piena di talento spedita a morire nella jungla. Un tributo a tutti coloro che avevano potenzialmente tanto da dire e da dare e che furono mandati a sparare e a farsi sparare.

12. Dream Baby Dream – Densa e romantica è forse la più riuscita tra le tre cover incluse nell’album. È un pezzo dei Suicide, duo electro punk newyorkese impopolare quanto fondamentale, che chi ha superato i 40 probabilmente ha ascoltato.


http://www.sorrisi.com/2013/12/30/bruce-springsteen-high-hopes-recensione/