MUSICA




​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​



​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
​​​​​​​

​​​



MUSICA
Start a New Topic 
Author
Comment
Dalla-Roversi, Jannacci, Ligabue, Gaga - Dischi imperdibili e perdibili per Xmas...





Per queste settimane di regali natalizi, ultima spiaggia per il mondo dei dischi fisici (che comunque in Italia continuano, secondo i dati Fimi, a superare i download) sono tornati con nuove opere molti amatissimi artisti celebrati e guizzanti, impegnati in una sfida mai così tesa e nervosa al mercato, con gran dispiego di mezzi promozionali, e di uffici stampa spesso inspiegabilmente aggressivi. Ma si affacciano pure alcuni dei nostri più cari angeli, che ci hanno lasciati soli. Nell’imbarazzo della scelta, alcuni nomi e opere sono imprescindibili.

LUCIO DALLA-ROBERTO ROVERSI: «NEVICA SULLA MIA MANO» . Non si capisce niente, noi umani, di cosa succeda fra gli eredi di Dalla: dell’augurata Fondazione nulla si sa, si sentono raccontare cose tristissime sullo stato dello studio di registrazione di Lucio, però poi all’improvviso, nella montagna di cofanetti natalizi, svetta questa imperdibile (per chi non l’abbia mai posseduta) e storica trilogia composta di «Il giorno aveva cinque teste», «Anidride Solforosa» e «Automobili», più un quarto cd con inediti di «Automobili» ed «Enzo Re», e un libro illustrato di 200 pagine con le vicende di quella memorabile epopea raccontata dai protagonisti, l’artista sulfureo Dalla, il poeta Roversi. Quarant’anni dopo, l’opera appare come una bibbia della canzone d’autore italiana nel suo momento più dirompente, anticonvenzionale e fecondo. Il Lucio Dalla dell’epoca scriveva: »Ho capito che con una sola canzone si può infliggere al mondo una coltellata nel fianco». Il paragone con i testi contemporanei è quasi doloroso. Fra gli inediti, svetta una versione dal vivo di «Intervista con l’avvocato», ma capita che il resto non sia altrettanto pregnante. La trilogia però resta un’autentica bomba di visionarietà, invenzioni musicali e linguistiche nella struttura di una canzone, sperimentalismo.

ENZO JANNACCI: «L’ARTISTA» . Il figlio Paolo, con un gesto d’amore e non di mercato, ha raccolto in questo album non il meglio di, ma lo Jannacci primigenio, il cantore delle storie minime, marginali e scombicchierate che accesero su di lui il faro dell’attenzione, come fosse un tardo aedo del neorealismo. Storie meno frequentate dal pubblico spesso distratto, elegie di vite perdenti: così perdenti, che «Un amore da 50 lire», del ‘62, racconta di un tipo che fa la corte a una ragazza e questa, convinta che chieda la carità, gli porge 50 lire. Paolo Jannacci, si sa, è raffinato musicista e pianista egli stesso, ha seguito la registrazione del padre già ammalato, la sua produzione è essenziale, fedele allo spirito paterno. «La sera che partì soldato» fu cantata da Mina, «Passaggio a livello» da Tenco. Ci sono una cover di «Io che amo solo te» di Endrigo, e un inedito, «Desolato», in duetto con il rap di J-Ax, su testo dello stesso Enzo, che attualizza una vena poetica finora inimitata.

LUCIANO LIGABUE: «MONDOVISIONE ». Raro cantore dello stato non egregio delle cose del mondo, in un pop che parla sempre vistosamente d’altro, il Liga sembra con la sua voce recitante la persona adatta a narrare la desolazione spoglia del nostro presente. Musicalmente, questa volta è meno pop, grazie al cambiamento di produttore; le chitarre non ti sfiniscono. Nella scaletta che pensa già ai concerti il primo pezzo, «Muro del suono», è il più autenticamente rock, e curiosamente i due singoli scelti non sono i migliori fra i 14 brani, fra i quali due strumentali. Si ricordano la dolente «La terra trema, amore mio» sul terremoto emiliano, le evocazioni adolescenziali di «Per sempre», «Con la scusa del rock’n’roll» e «Sono sempre i sogni a dare forma al mondo».

LADY GAGA: «ARTPOP» . Terzo album, e già una paventata discesa. Relegata da noi al 14esimo posto nelle classifiche, Gaga ha confezionato e titolato il nuovo album con sproporzionate ambizioni concettuali e sicurezze che non si possono più dare per acquisite in un mercato dove, nel suo segmento, erompe un idolo la settimana. «Donatella», dedicata alla Versace, è imbarazzante; ma non mancano pezzi più curati e non farciti come un doppio rapido panino: «Fashion», per esempio, ha buoni momenti di omaggio a David Bowie e alle atmosfere degli Ottanta, «G.u.y.» ricorda alcuni suoi tormentoni del passato.

Marinella Venegoni

www.lastampa.it

Lucio Dalla - Intervista con l'Avvocato