MUSICA




​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​



​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
​​​​​​​

​​​



MUSICA
Start a New Topic 
Author
Comment
Piero Pelù si ricorda d'esser stato solista (E in "Identikit" ripassa 14 anni)


Felicemente nei Litfiba (premessa obbligatoria), e nella pausa di un anno programmata dalla rockband fiorentina, il magmatico Piero Pelù si è ricordato del decennio bello e dannato, fra il ‘99 e lo ‘09, passato ad attraversare in solitaria (e non senza rischi) l’oceano della musica. Ha scritto un paio di inediti, ha ripreso e ricantato ciò che più gli stava a cuore della breve carriera solista ed ecco pronta ad uscire, il 19, la sua antologia «Identikit»: «Sono stati quattro anni tiranni, ho lavorato moltissimo, poi fermandomi ho pensato a quanto è cambiato il mondo dal ‘99 ad oggi: e qui nell’album c’è il mio sguardo su ciò che èsuccesso in 14 anni a livello sociale e politico, con un linguaggio completamente mio, fuso con la bravura di quelli che mi accompagnano», spiega. Una sorta di superband, della quale fanno parte le chitarre di Poggipollini, il basso dell’ex Negrita Licausi, le tastiere di Megahertz (Morgan) e il batterista nei Litfiba Luca Martelli.

Come si potrà immaginare, Pelù paventa un po’ l’assalto dei talebanisti del purismo da Litfiba, e mette le mani avanti: «Ci sono molti modi di fare rock, io da solista ho scelto questo». Sorprende subito citando, nel primo inedito «Mille Uragani», Dante e i suoi Paolo e Francesca. Nel rock finora non ce lo avevamo trovato, Dante, e non è mica un brutto segno; definendo musicalmente il pezzo una «pre-new-wave bowiana berlinese», Piero spiega di essersi ispirato a un film italiano sull’Inferno di Dante del 1909, del regista Giuseppe De Liguoro: «Stupendo, e allora ci stanno in un rock Paolo e Francesca, come una storia d’amore simbolica fra noi e il nostro Paese con sottofondo l’uragano. Storia d’amore vorticosa, come quella privata che sto vivendo con una ragazza di 25 anni: coltivo molto il bambino che ho dentro, penso che l’innocenza e la purezza ci possono salvare, quando le perdiamo diventiamo come adulti che continuano a ripetere errori. Non voglio smettere di sognare».

Ha scritto anche una romantica apologia, in «’Sto rock», dove canta «Sono in ballo e voglio ballare/sempre al limite del farmi male»: «Il rock dopo mio fratello fa parte della famiglia, lo pratico lo vivo lo bestemmio, ha talmente tante anime, è un quadro pieno di colori e di sfumature». Ma è anche un po’ morticello, il povero rock, non vede? «E’ vero, l’hip hop ci fa mangiar la terra, ci sono ragazzi che mi mandano pezzi di genere da ascoltare; questo mi spiazza e mi dà gioia, immagini cosa succederebbe se facessi un duetto, i talebani mi verrebbero a sparare. In Italia siamo solipsisti e onanisti, il che non dà spazio al futuro».

Sta anche pensando, il Pelù, ad eventuali concerti in solitaria, se i suoi compagni di disco troveranno il tempo. Ma intanto incalza la preparazione della seconda tornata di «The Voice», dove fa il coach: «Quando me l’han proposto, ho capito che si trattava di un programma di musica, ci lavoravo per 5 giorni, con ragazzi come dei cuccioli, fantastici. Volevo far riparlare di rock in tv, che non se ne parla più: portare un po’ di disagio musicale. E poi la biondina Carrà rimane nel mio testosterone, è di una simpatia e di una correttezza da incorniciare».

Lei in quel contesto è rimasto Pelù, ma poi il montaggio con i parenti che aspettano e gli stacchetti ansiosi sono la solita tremenderia da talent... «Sto cercando di capire dai produttori se son disposti ad essere un po’ più coraggiosi, far cantare "Stairway to Heaven", che - pensa te - in Italia non è tanto conosciuta. Siamo un team con varie anime, ce n’è per tutti: è un problema cantare la grande tradizione rock? Ma se non capiscono non è detto che ci ritorni».


Marinella Venegoni

www.lastampa.it

Piero Pelù - Mille uragani