MUSICA




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Fiorella Mannoia: «Il mio atto d'amore per Lucio Dalla»


«Non so trovare un ricordo solo della nostra amicizia. Ce ne sono così tanti. Ho cantato con lui centinaia di volte, e altrettante ci siamo incontrati. E ogni volta è stata bella in modo diverso». Fiorella Mannoia canta Lucio Dalla. Lo fa in un album che già dal titolo, A te, vuole essere il più delicato degli omaggi, a un anno di distanza dalla morte di un amico che le ha fatto anche da mentore.
Il disco, uscito il 29 ottobre, è stato registrato in presa diretta, senza prove, nell'arco di due giorni. È nato d'un fiato, ispirato, come si fanno non solo tutti gli atti «necessari», di cui non si può fare a meno, ma anche quelli «d'amore».

Che uomo era Lucio Dalla?
«Senza dubbio un uomo particolare. Intelligente, colto, totalmente libero. Elegante, nonostante il suo abbigliamento eccentrico. Amava l'arte e la bellezza».

Che cosa ha regalato alla musica italiana?
«È stato un innovatore. Non aveva schemi, nemmeno nella costruzione delle sue canzoni: spaziava da un ritmo all'altro, con grande libertà, metteva la musica al servizio delle parole. Da lui ho imparato tanto. Il suo modo veloce di parlare, rincorrendo le parole, mi ha influenzata molto. Era un grandissimo cantante».

Qual è la canzone dell'album a cui si sente più legata?
«Anna e Marco, perché mi ricorda le tante volte che l'ho cantata assieme a lui. E anche la grande emozione provata al Campovolo, quando ho duettato con Giuliano Sangiorgi al concerto Italia Loves Emilia. La scelgo per affetto, non perché sia la più bella. Nel mio cuore ce ne sono tante altre».

Nel dvd c'è una testimonianza di Marco Alemanno. Lo sente spesso?
«Sì. Averlo in studio è stato come avere un pezzo di Lucio con noi. È stato di enorme conforto. Ci ha regalato tanti aneddoti che solo lui poteva conoscere. Raccontava come sono nate le canzoni, perché e dove Lucio le ha scritte: Futura, davanti al Muro di Berlino, o La casa in riva al mare, alle Tremiti, che erano un carcere, immaginando un detenuto che pensa alla sua donna».

Nell'album ha scelto di duettare anche con Alessandra Amoroso. Com'è nata questa collaborazione?
«Avevo già avuto modo di farlo, e mi aveva colpito la sua eleganza, il suo modo aggraziato di cantare. L'eleganza è sinonimo di sottrazione: anche se hai la possibilità di arrivare a certe vette canore, lo puoi fare con parsimonia. Avevo voglia e bisogno di qualcuno che cantasse con me La sera dei miracoli, e ho pensato a lei. È arrivata, ha messo le cuffie e appena ha cominciato mi sono detta: "Avevo ragione". L'ho voluta anche per un senso di continuità con il lavoro di Lucio».

In che senso?
«Lucio non aveva nessun atteggiamento snobistico verso le nuove generazioni che vengono dai talent show. Non dimentichiamo la sua esperienza a Sanremo con Pierdavide Carone, il suo duetto con Marco Mengoni. La stessa cosa l'ho fatta io con Noemi, con Chiara, con Alessandra. Penso che Lucio sarebbe felice di sapere che ho chiamato a rendergli omaggio una giovane cantante. Spero che, attraverso di lei, le nuove generazioni, che conoscono poco il repertorio di Dalla, si avvicinino di più alla canzone d'autore. A loro, Lucio può dare tanto quanto ha dato a me».

Che cosa le ha dato?
«Ha contribuito a formarmi musicalmente. Era così serio quando si trattava di musica, e così leggero quando di trattava del suo essere artista. Era ironico, sapeva stare a contatto con la gente, e non si isolava come spesso fanno i grandi artisti. A Bologna, si fermava a parlare con tutti. Gli sono riconoscente, per tutto ciò ci ha lasciato. Che mi ha lasciato. Ecco, perché sentivo la necessità di incidere questo album: è riconoscenza, un omaggio, un atto d'amore».

http://www.vanityfair.it/show/musica/13/10/28/fiorella-mannoia-a-te-lucio-dalla