MUSICA




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Beatles, McCartney: "Non fu lei a causare la rottura". Dopo un anno Yoko ringrazia


Intervistata dal quotidiano britannico 'The Times', l'artista giapponese oggi ottantenne non ha nascosto che rimase sbigottita nell'ascoltare le parole di Paul: "Non penso le si possa imputare nulla, John se ne sarebbe andato comunque". Dodici mesi dopo la vedova Lennon ha perdonato: "Non dev'essere stato facile ammetterlo"


Perché i Beatles si sono sciolti? Pare incredibile ma la domanda aleggia ancora sulla scia dorata della leggenda. È una delle questioni più indagate della storiografia rock, se non altro perché all'epoca (era l'aprile del 1970) l'annuncio fu traumatico, inspiegabile, una coltellata a freddo sul fanatismo planetario che circondava il gruppo. Di sicuro, e già questo ci dà la dimensione dell'evento, quello scioglimento rappresentò la fine di un'era, o quantomeno della favola degli anni Sessanta.

A quei tempi le notizie giravano col contagocce, i retroscena beatlesiani erano sostanzialmente ignoti ed era difficile comprendere come potesse sciogliersi un gruppo che sembrava la quintessenza dell'alchimia collettiva, ancora nel pieno della creatività, visto che avevano da poco pubblicato 'Abbey Road' e doveva ancora uscire quello che forzosamente divenne il disco postumo, ovvero 'Let it be'. Non proprio due dischi qualsiasi. Facile dunque il gioco di "chercher la femme" ossia addossare gran parte della colpa alla perfida giap, Yoko Ono, accusata di ogni infamia, visto che John pendeva dalle sue labbra, la portava in studio quando i quattro registravano i pezzi, ed è, piaccia o meno ai fan ostili, l'unica donna che sia apparsa in una pubblicazione ufficiale dei Beatles (vedi il 'White album', anche se nei crediti ovviamente non era citata).
FotoBeatles, McCartney: "Non fu lei a causare la rottura". Dopo un anno Yoko ringrazia



La verità era ovviamente diversa, e oggi che sappiamo più o meno tutto quello che riguarda il più famoso gruppo della storia, possiamo andare oltre il mito della colpevole giapponese. Perfino Paul, un anno fa, in un'intervista ha ammesso che Yoko non è stata la causa dello scioglimento, e ora, un anno dopo, Yoko ha pensato bene di ringraziare Paul per averle tolto da dosso il marchio dell'infamia. Ci ha messo del tempo a rispondere pensando che quarant'anni dopo era decisamente tardi, ma col tempo ha capito che in queste cose vale il vecchio adagio, meglio tardi che mai. La verità, dunque.

Intervistata dal quotidiano britannico 'The Times', l'artista giapponese oggi ottantenne non ha nascosto che rimase sbigottita e grata, nell'ascoltare le parole di Paul: "Certo non fu Yoko a provocare la rottura, non penso le si possa imputare nulla, John se ne sarebbe andato comunque". La frase era contenuta in un'intervista che il baronetto rilasciò più di un anno fa all'emittente satellitare 'al-Jazeera'. Dopo mesi ha ringraziato ufficialmente: "Non dev'essere stato facile ammetterlo".
FotoBeatles, McCartney: "Non fu lei a causare la rottura". Dopo un anno Yoko ringrazia

È vero che Lennon era completamente cambiato dal giorno in cui aveva incontrato Yoko, ma per lui fu come una liberazione, la possibilità, attraverso il primo vero grande amore che avesse provato nella sua vita, e anche grazie alla visuale d'avanguardia propria dell'artista Yoko, di guardare in modo diverso le sue potenzialità creative, il suo ruolo di musicista, di più, il suo ruolo nel mondo, se pensiamo che grazie al suo travolgente rapporto amoroso, arrivò a sovrapporre completamente arte e vita, concependo ogni atto della sua esistenza come un gesto artistico. Questo sì, lo portò lontano dai suoi vecchi amici Beatles, ma del resto l'allontanamento riguardava anche gli altri.

George era sempre meno interessato al lavoro dei Beatles, provava più gusto a seguire il suo maestro Ravi Shankar nelle esplorazioni della musica e della spiritualità indiana, e se proprio doveva fare rock si trovava più a suo agio con Bob Dylan e Eric Clapton. Paul si sentiva sempre più il leader de facto, quello che doveva caricarsi la responsabilità della band, ed esagerava nel suo ruolo di capo, infastidendo gli altri. Atteggiamento di cui esistono varie testimonianze, una soprattutto, una litigata tra Paul e George durante le riprese di 'Let it be', che fu a tutti gli effetti il disco della discordia, quello che mise in luce contraddizioni e veleni.

In una scena, lasciata per onestà intellettuale nel montaggio finale, Paul rimprovera George per qualcosa e alla fine George sbotta dicendo: "Faccio quello che vuoi, basta che tu mi dica quello che vuoi e io lo faccio". Perfino Ringo era meno partecipe, almeno da quando avevano smesso del tutto le esibizioni dal vivo. Insomma ragioni per sciogliersi ce n'erano innumerevoli, ma soprattutto c'era un dato di fatto.

I quattro, tra il 1968 e il 1969 avevano sempre più radicalmente intrapreso un percorso individuale che li portava lontano dalla dimensione Beatles. Ci furono scontri selvaggi anche su questioni pratiche, lotte di manager in conflitto che avvelenarono ulteriormente il clima del gruppo. Insomma i Beatles non potevano non sciogliersi, al di là del fatto che questa circostanza abbia privato il mondo di una delle più splendenti fonti di bellezza musicale nate nella rivoluzione degli anni Sessanta.

http://www.repubblica.it/spettacoli/people/2013/10/22/news/yoko_ono-beatles-69194941/?ref=HRERO-1