MUSICA




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Pearl Jam con Vedder in gran forma nel nuovo album, bello senza novità




A 49 anni quasi suonati Eddie Vedder ha dentro ancora abbastanza ispirazione e coraggio da poter rilanciare, in epoca digitale, l’uso di uno strumento totalmente obsoleto, come ha fatto l’anno scorso nello sfizioso album «Ukulele Songs», che ha contato seguaci anche da noi, grazie a Giovanardi ex La Cruz. Ben poco di quell’esperimento feticcio si ritrova nell’album uscito da poco con la sua band carismatica, i Pearl Jam. «Lightning Bolt» è un lavoro atteso con impazienza, dopo 4 anni di silenzio creativo, da coloro (e sono ancora tanti) che amano ancora il rock inteso in senso classico, ispirato e non mercenario: e un po’ di delusione c’è anche stata fra costoro, ma tocca comprendere che - com’è già accaduto per gli altrettanto carismatici U2, e anche un po’ con Springsteen - l’età di mezzo della vita si porta dietro una sorta di solidificazione che fatica a espellere novità, mentre, "dopo", curiosamente scatta una rincorsa all’ispirazione, come una consapevolezza del tempo che non lascia scampo.

La delusione dunque è da rimandare ai mittenti, perché «Lightning Bolt» ha dei punti forti nell’ascolto: una canzone almeno è ormai nelle orecchie degli adepti e non solo, la smagliante ballad «Sirens», interpretata in modo superbo dal Vedder e destinata a rimanere fra i suoi momenti più alti; e un’altra, «Mind Your Manners», viene inseguita con piacere dagli amanti del punkettone furibondo. Ma il resto dell’inventiva della band non è da buttare. C’è il vantaggio di una varietà inconsueta di atmosfere, da quelle in puro stile PJ come il brano che dà il titolo all’album a «Getaway» che apre, da «Sleeping with myself» che proviene proprio da «Ukulele Songs» ma resta senz’altro vedderiana, fino alla rarefatta «Pendulum» che tratta gli andirivieni dell’esistenza umana: in nome dei quali cominciamo fin d’ora ad aspettare una spinta propulsiva nell’album prossimo.


Marinella Venegoni

www.lastampa.it

Pearl Jam - Sirens