MUSICA




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MUSICA
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Cher: inizia l’ultimo tour della mia vita e io non mi sono mai sentita così bene


C’è una signora sessantasettenne che ne dimostra trentasette ed è orgogliosa di tutte le operazioni di chirurgia estetica che ha fatto. C’è una signora di sessantasette anni che oggi come ieri è pronta a partire per un tour di quarantanove date (dal marzo 2014) che la porterà in giro per l’America ma non in Europa perché «non so se ce la farò e poi sarà l’ultimo della mia vita». C’è una signora di sessantasette anni che con le sue mises, il suo essere trasgressiva quando esserlo era «peccato», il suo schierarsi per le cause dei più deboli l’ha fatta diventare un’icona. C’è una signora di sessantasette anni che per cinque decenni è riuscita a piazzare una canzone al numero uno dei singoli più venduti in America. C’è Cher.

Dal 1 ottobre è uscito “Closer to the truth” l’ennesimo album di una carriera che si fa davvero fatica a raccontare in poche righe. In Italia per la promozione del disco e per partecipare a una delle due date di “Gianni Morandi Live in Arena” (dove canta il nuovo singolo “Woman’s world” e duetta con Gianni in “Bang Bang”), Cher ha voluto incontrare la stampa e rispondendo alle domande si è capito quanto l’anagrafe non sia un problema, la voglia di fare sia tanta, il desiderio di recitare (ma questa volta a teatro e in una serie televisiva che sta scrivendo a quattro mani) ancor di più. All’incontro con i giornalisti non potevano mancare le domande sulle sue recenti dichiarazioni politico/sociali che l’hanno portata sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Guido Barilla si lascia scappare l’ormai famoso commento sulla presenza di gay negli spot della sua pasta? Cher dichiara di voler boicottare quella marca di pasta perché (madre di una figlia che ha cambiato sesso e nome, da Chastity a Chaz) per lei le discriminazioni sui gay sono inconcepibili. Il governo russo e quello brasiliano hanno leggi che limitano la libertà dei gay? Cher non si tira indietro e rilascia interviste dove spara a zero sui politicanti miopi e anacronistici.

Capelli rosso fuoco, un look da rockeuse con tanto di leggins attillatissimi (67 anni!) e stivaletto borchiato, la star capace di collezionare Grammys, Emmys, Oscar, Golden Globe, sa benissimo che ormai ha l’esperienza e si trova in una posizione per poter dire quello che vuole su qualsiasi argomento. Per farlo usa spesso, spessissimo Twitter (il suo profilo ha poco più di un milione e ottocentomila followers), o qualsiasi media le capiti a tiro. «A volte esagero – ha detto – perché dico sempre quello che penso ma i social network servono proprio a questo, o no?».
Signora, un album dopo quasi dieci anni di silenzio.
«Mi ero dimenticata come si faceva (sorride; ndr). Una volta ho detto che sono sempre stata Cher, prima ancora che la gente sapesse cosa voleva dire. Ebbene, lo ribadisco. Nella vita ho sempre un sacco di cose da fare e poi ci sono le televisioni che ti chiamano, i direttori delle produzioni di Broadway che ti bramano, i registi che vorrebbero farti fare un film, i cantanti che ti chiedono di collaborare. Mentre sei lì e cerchi di capire cosa fare passa il tempo e non te ne accorgi. L’importante però è fare quello che ti piace e ti fa stare bene. Ho scritto: sono stata ricca, sono stata povera. Ricca è meglio. Sono stata giovane, sono stata vecchia. Giovane è meglio. Ho fatto molto più di quello che avrei pensato e ancora non ho finito. Basta come spiegazione?».

Il video del singolo “Woman’s world” a un certo punto la vede indossare una parrucca fatta con strisce di giornali. Qualche messaggio al mondo della carta stampata?
«No, no è stata solo un’idea della mia stylist che prima di girare quella scena (erano previsti molti cambi di parrucche) ha visto una pila di giornali per terra e le è venuta in mente questa idea. Vedo che funziona perché in tutto il mondo mi chiedono che cosa c’è dietro. Nulla, davvero».

Ci sono due canzoni scritte da Pink, “Lie to me” e “Take it like a man”.
«Alecia (il vero nome di Pink è Alecia Beth Moore; ndr) e io abbiamo lo stesso manager (Bily Mann) e ci conosciamo bene. Lei è venuta da me con due pezzi che voleva farmi cantare a tutti i costi. “Lie to me” e “I walk alone” erano belle ma una delle due mi veniva meglio. “I walk…” ho dovuto ricantarla due volte prima di farla completamene mia».

Nel cd si fa notare anche “Sirens” dedicata alla tragedia dell’11 settembre.
«Quando l’ho registrata, mi deve credere, non sapevo si trattasse di un pezzo scritto per riflettere ancora una volta sul disastro delle Torri Gemelle. Certo, era ed è un testo che parla di distruzione ma Mark Taylor, il produttore, ha voluto che mi si tenesse nascosto il significato intrinseco. Se lo avessi saputo mi sarei emozionata troppo e forse avrei dato un’interpretazione diversa da quella che ascoltate sul disco. Così è perfetta».

Si può dire che Lady Gaga o (le più fresche performances di) Miley Cyrus le debbano qualcosa?
«Dalle mie parti si dice che c’è qualcuno che apre una porta e poi c’è chi entra e magari la spalanca quel poco di più che permette ad altra gente di entrare. Io ho aperto la porta e ciò mi basta».

Perché è saltata la collaborazione con Lady Gaga che aveva detto di volerla coinvolgere nel nuovo disco?
“Abbiamo provato le parti vocali di un duetto che sembrava fosse già pronto per entrare nel disco e invece quando abbiamo ascoltato la canzone ci siamo sentite al telefono e, si sa come vanno certe cose, c’era qualcosa che non andava. Simple as that”.

Senta, parlando di Italia e di Pasta Barilla…abbiamo letto le sue dichiarazioni.
«Quando ho letto su Twitter quello che stava accadendo e che in Italia (un Paese che amo anche e soprattutto per la sua democrazia) c’è un signore che sta alla testa di uno dei più importanti gruppi industriali che dice certe cose sono saltata sulla sedia. Lo detto e lo ribadisco, non mangerò mai più (semmai l’avessi mangiata) la pasta di quella marca. Sui diritti dei gay e sul modo in cui ancora oggi vengono trattati sono inflessibile».

E con Madonna? Mai pensato a un progetto comune?
«La adoro. Credo che Madonna sia stata veramente un’innovatrice, un’artista capace di cambiare il corso della musica e proporre qualcosa di nuovo. Lo ha fatto per ogni disco della sua carriera. Su lei non c’è nulla da dire. Progetti insieme? Mai dire mai».

Tornando velocemente alla politica lei ha fatto sua una battuta della BBC che parla dei signori del Tea Party repubblicano che hanno provocato lo “shutdown” americano come di “Tea-idisti”.
«E la confermo. Ma si rende conto? Un pugno di persone che tiene in scacco un Paese come gli Stati Uniti. Una cosa a dir poco abominevole. Quelli di lavoro fanno gli ostruzionisti, votano contro qualsiasi proposta di Obama perché sono dei razzisti che si nascondono dietro la sigla di un partito. Non hanno mai sopportato Obama e lo dimostrano a ogni piè sospinto. Sono disgustosi».

Dunque, dopo aver annunciato che non si sarebbe più esibita dal vivo a Marzo 2014 parte il tour che porterà on stage (anche) le canzoni di “Closer to the truth”. E’ vero che non verrà in Europa?
«Purtroppo sì. Sono 49 date e per adesso tutte in America. Ormai ho un’età (ma lo dice sorridendo; ndr) e so che mi stancherò molto. Stare su un palco per due ore è durissima e cambiare città ogni due giorni anche peggio. Sa che c’è? Ci sente dannatamente soli ed è la cosa che ho sempre odiato di questo mestiere. Poi ci si chiede perché ci sono certe band rock’n’roll che sfasciano le camere degli alberghi. Solitudine e noia: è tutto lì. L’unico, vero scotto da pagare, quando si fa un mestiere come il mio e ci si imbarca in un tour mondiale si chiama solitudine».

Luca Dondoni

http://www.lastampa.it/2013/10/07/spettacoli/cher-inizia-lultimo-tour-della-mia-vita-e-io-non-mi-sono-mai-sentita-cos-bene-VhQb9FoD9a4xs8LIZHeD6L/pagina.html