MUSICA




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MUSICA
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Samuele Bersani, piccoli film da ascoltare - Delizie e surrealismo in spirito dalliano

Più che canzoni, Samuele Bersani scrive e canta qui piccoli film d’autore da ascoltare, thriller sorridenti o amarezze della fantasia e della vita reale. Dieci canzoni prodotte con classe e accompagnate da pizzicanti calembours sonori: ma anche nei testi Bersani è un narratore immaginifico, di storie e parole che escono dalla prevedibilità e strappano un sorriso. Le fughe surreali rimandano questa volta più che in passato al suo scopritore Lucio Dalla. Esce oggi «Nuvola numero nove», senz’altro il suo album più felice, completo, lieve. E’ un periodo fortunato della vita personale, «Nuvola numero nove» è infatti la traduzione in italiano di «Cloud Nine», settimo cielo, che qui diventa anche un brano vagamente alla Paolo Conte. Lucio Dalla, nel ‘91, non ebbe paura a buttare Samuele sul palco davanti alla propria folla, dopo aver ascoltato «Il mostro» che diventò il suo primo successo. E sarebbe oggi più fiero del solito di quest’infilata di idee tutte godibili, di cui già si è avuto un assaggio in «EN e Xanax», incontro romantico e dopato fra due ansiosi che è stata scritta in spirito autobiografico: «E’ la mia prima canzone d’amore - spiega - "Giudizio Universale" era per separati».

L’album andrebbe studiato dalle divine e dai divini delle canzoni banali più in voga. «Spia Polacca» è un noir amoroso a base di calci della buonanotte, «Chiamami Napoleone» è uno sgarbo affettuoso al nostro Stivale ridotto a pantofola, nel quale Samuele tira in ballo Dio, Mozart, Morricone («e se sente chiama Beethoven»), poi la Cardinale e Monica Vitti sul tema dell’invecchiamento accettato («qui di naturale/c’è solo il tonno in scatola»); «D.A.M.S.» canta le delusione dei giovani di fronte a un presente che non diventa mai futuro.




Samuele Bersani, lei ha voluto presentare il suo album nello studio di Lucio Dalla. Glielo ha anche dedicato, e nei brani si avverte come una sua presenza...

«Perché in quello studio ho registrato, dove avevo visto crescere tante sue e mie canzoni. C’è ancora il suo quadro appeso al muro, e al netto dell’esistenza fisica si sublima molto con l’immaginazione... Poi, come si fa a sapere se potrebbe piacergli. Ho scritto e registrato tutto qui, più che l’audio migliore è l’emozione del luogo: ero tornato due mesi dopo che se n’era andato a riprendermi una tastiera, ho trovato un senso di abbandono, e ho deciso di fermarmi a lavorare. La sua poltrona, un tempo, guai a sedersi, e invece mi è stata molto d’aiuto».




Ci sono tanti spunti di curiosità, nell’album. Ma «Chiamami Napoleone», fra i tanti illustri citati, dice pure «Non c’è più niente qui da musicare se non un disco dei Modà«. Dobbiamo preoccuparci?

«In realtà, tutte le volte che tornavo a casa in auto dopo le registrazioni, in radio sentivo i Modà, e li ho citati per fotografare il momento musicale di oggi. Ma questa canzone è come popolata di polaroid, dell’Italia che c’è e di quella che ci meritiamo. Il punto è la riduzione a pantofola dello Stivale».




E’ sconfortante la fotografia degli studenti senza speranze al D.A.M.S.

«Abito nella zona del Dams a Bologna e passo spesso davanti alla mensa dove fanno la fila. Ho voluto raccontare le mille speranze che portano contraddizioni e delusioni, dove il futuro è un presente sgualcito».




Tre di questi nuovi brani sono composti con giovani musicisti scoperti per caso sul web. Come a restituire lo spirito che guidò Lucio Dalla quando la ascoltò?

«E’ un debito nei confronti della mia storia, ho sempre mantenuto accesa a mia volta la curiosità».




E adesso, che fa Samuele Bersani?

«Non parto subito in tournée, dobbiamo rodarci con i musicisti. Intanto vado a fare dei bei giri nelle librerie a parlare di "Nuvola numero nove". Il disco dev’essere un po’ masticato»

Marinella Venegoni
www.lastampa.it

"En e Xanax" di Samuele Bersani