MUSICA




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MUSICA
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Battiato&Antony, strana coppia ma non troppo - 2 concerti e un album insieme (ma anche un film)

Trasformare un incontro di lavoro promozionale in magmatiche confessioni e rivelazioni che trascendono l’impegno di artisti, fra la quasi-disperazione dei collaboratori. Nel trionfo del precotto ancora si può, se si mettono insieme Franco Battiato e Antony Hegarty, la voce angelica già con the Johnsons. A Firenze e il 2 settembre a Verona, i due inquieti musicisti uniti dalla passione per il superamento di confini consumati, daranno vita con la Filarmonica Arturo Toscanini a due concerti separati: ma uniti dalla preziosa Sinfonica, e da un feeling che si materializzerà in un paio di collaborazioni e (pare di capire, ma non si può mai sapere) nulla più. Duetteranno in «Frankenstein» di Hegarty, da Battiato adattato per «Fleur 2» in «Del suo veloce volo», con la complicità di Sgalambro; e un duetto nascerà anche sull’intensa «You’re my sister», uno dei brani più noti del prolifico transgender. «E io farò la parte di Boy George», commenta Battiato ricordando una indimenticata performance dei due.

Cominciato con un incontro casuale al Traffic di Torino di qualche anno fa, il sodalizio prosegue in un album live della Universal in uscita a novembre, con forse anche un cameo di Alice, storica musa di Battiato, che sarà sua ospite dopo che lui l’ha ascoltata qualche settimana fa alla Milanesiana, tornando ad apprezzarne la vis espressiva. Il tempo scorre indietro ma si proietta sempre in avanti, tentato da esperimenti all’insegna del rigore: in concerto Hegarty ripercorrerà con la Toscanini «Cut the World», ossia caposaldi della sua carriera già incisi con la sinfonica danese, mentre Battiato dilaterà la visione del tour appena terminato di «Apriti Sesamo», mescolando profumi sinfonici con le ritmiche della band.

Si scopre che Antony è già stato ospite di Battiato nella sua casa di Milo, per la preparazione di un proprio album. E ora che la scrittura del film su Haendel è terminata, e nel 2014 si gira con Charlotte Rampling e William Dafoe fra i protagonisti, l’eclettico musicista siciliano ha offerto ad Antony, subito entusiasta, di interpretare la parte della regina d’Inghilterra.

I due si ritrovano sul filo di ricerche inesauste anche spirituali. «Il timbro vocale di Antony tocca in profondità, potrebbe cantare anche l’elenco del telefono«, taglia corto Franco, ma all’improvviso Antony introduce il suo credo in una Entità femmina: «E’ frutto della mia esperienza di transgender, se il pianeta vuole continuare la sua vita deve riferirsi alla femminilità»; qualcuno gli ricorda che di tal concetto aveva parlato Papa Luciani, e lui sbotta: «Avevo una zia suora, che lavorava in Vaticano, e dopo che Luciani è morto ha lasciato la Chiesa nel sospetto che lo avessero ucciso». Nato in Inghilterra, confida di aver scoperto da poco, lontane origini italiane attraverso un trisavolo.

Battiato a sua volta spinge sulle predilette zone della reincarnazione: «Ricordo di me l’entrata nello spermatozoo che mi generò. Il mondo è pazzesco, gli scienziati dicono che conosciamo un quarto della realtà». Si salta all’oggi, con volo pindarico: e se Antony proclama la delusione su Obama, dopo averlo sostenuto, per il caso Snowden e «perché anche lui ha strumentalizzato la causa gay», Battiato torna sugli echi di Bruxelles: «Per essere cinico, la mia popolarità è andata alle stelle, ho detto quel che tutti già sapevano, e si sono ribellate le donne che han fatto quel che han fatto». E giù un peana a 30 milioni di persone che non votano: «Sono la nostra speranza. La sinistra è uguale alla destra, ma fanno i puri...».

Marinella Venegoni

www.lastampa.it