No, non era più bella l'estate del '67, come suggeriscono le tante rievocazioni del passato.
Il viaggio in Seicento coi deflettori e le portelle controvento, la macchina carica di valigie e di fratelli, il caldo, i finestrini abbassati e noi sporgenti a godere il vento. Non era più bello il mare pieno di bambini, tegami e salvagenti, le canzoni fesse di quegli anni - Bobby Solo e la Cinquetti -, le sere al balcone a cercare il fresco e godere la penombra, la sete sedata con l'acqua della fontana, i coni da 30 lire, 50 con la panna.
Non erano più belli i balli col mangiadischi, le luci spente per stringere il corpo delle ragazze, la meraviglia di far tardi fino a sfiorare addirittura mezzanotte. Non era più bello sudare al pallone per le strade, scappare quando arrivano le guardie, la gita in campagna a rubare i fichi e i gelsi, i pomeriggi esausti a far controra a letto in cerca del lenzuolo più fresco, le voci delle zie nel tinello.
Non era più bella l'estate del '67 o di un altro anno, erano più belli i nostri occhi. Limpidi, non ancora miopi non ancora presbiti né stanchi.
Era bello come vedevano quegli occhi, non cosa vedevano. L'incanto dell'infanzia che si scopre poi adolescenza, i primi peli, i primi baci, la prima goccia bianca. L'estate festeggiava i corpi.
È bella la magia del passato perché aveva tutto davanti e niente dietro, tutti vivi i nostri cari, e giovani. Non rimpiangi la Seicento, l'acqua della fontana, le sere ingenue, le sudate. Hai nostalgia dei tuoi occhi carichi di vita, pieni di futuro.