MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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Capossela lancia la Banda della Posta "Musica d'antan per ogni tipo di nozze"

Compaiono ormai solo alle feste patronali di piccoli borghi sparsi per la provincia italiana, dove sotto i tendoni di palchetti innalzati per l’occasione, ripetono il loro immutabile repertorio di mazurche, tanghi, fox trot, polche e valzerini che sembravano destinati a consumarsi con la loro stessa esistenza. Ma Vinicio Capossela ha incontrato nella sua Irpinia uno di questi gruppi tradizionali, se n’è incantato, li ha portati sul palco del Primo Maggio dove han fatto la loro parte di Buena Vista de noantri, e oggi sponsorizza e produce questa band chiamata «La banda della Posta», il cui album «Primo Ballo» è uscito da qualche giorno, con titoli che suonano «Brillante» o «Educande», «Rondinella Forestiera» o «Un filo di speranza» che nei ‘50 fu un successone di Gino Latilla. Musica da ballare, sapendo e contando i passi, polverosa e calda come una vecchia coperta. Che nessuno conosce ma tutti almeno una volta hanno ascoltato.

Vinicio è un artista che in questo periodo ama le pieghe nascoste del suo mestiere più che il mestiere stesso. E si è innamorato di questi suoni fuori tempo massimo: «Se una cosa ha una verità, se la trapianti in un contesto diverso funziona - riflette -. Musiche che erano al servizio della comunità, una espressione collettiva che oggi ri-conosciamo, ci appartengono e sono sempre meno i contesti in cui ascoltarle». In quanto alla Banda della Posta, sorride: «E’ una banda più di banditi che musicale: nel senso di banditi dal proprio paese perché alla lunga venivano a noia. "Banda della Posta" perché facevano la posta davanti alla Posta in attesa della pensione, e quello è il loro paradiso. Hanno sempre suonato negli sposalizi quando erano un rito, ed era quella la principale occasione per ascoltare musica. C’erano le serenate, un tempo: e se "lei" rifiutava, c’era il dispetto invece del sonetto. Tutta una pratica musicale intorno al sentimento amoroso. Le prime cose di cui mi ricordo, quando andavo in vacanza dai nonni, era la musica per sposalizi».

Spiega che nell’estate parteciperà a qualche evento con loro, suonandoci insieme: «Ho un repertorio variato, ho lavorato sulla tradizione dei sonetti, dopo il Primo Maggio siamo stati alla festa del patrono di Apricena, il paese di Matteo Salvatore. Ma poi loro hanno questo elemento della frontiera, sono personaggi da saloon...».

Chi glielo ha fatto fare, Vinicio? In questi tempi suona come un progetto spericolato... «L’amore! Prodotto da me, realizzato dalla mia etichetta. Per una serie di malintesi, s’era creato un dissidio fra alcuni di loro, l’ho ricomposto facendogli registrare il disco. Alcuni non si parlavano da anni, e manco ho capito perché. Un po’ questa musica appartiene a tutti, se uno ha possibilità di sentirla poi si affeziona. E’ importante fare, poi come dice Epitteto "curati solo di ciò che è in tuo potere, del resto non ti curare". Abbiamo preparato un bellissimo artwork fotografico, aspettiamo che la festa dello sposalizio torni ad avere elementi festosi. Vorremo fare di Calitri in Irpinia, paese d’origine di mio padre, la città dello sposalizio: non importa che tipo di unioni siano, tradizionali, fra maschi o femmine».

L’estate di Capossela conta concerti tradizionali e appuntamenti stravaganti, come stasera «Bestiario d’Amore», preparato per l’apertura del Night Safari Festival al Parco Zoom di Torino: «Sono filomitos, amante dei racconti meravigliosi... E sdesso c’è stato anche questo libro "Tefteri" appena pubblicato, a settembre esce un film documentario con Daniele Segre sulla Grecia e riflessioni sulla vita. La cosa importante è far circolare idee, essere tramite di scoperte».


Marinella Venegoni

www.lastampa.it

Vinicio Capossela - Concerto del Primo Maggio 2013