MUSICA




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Il ritorno di Alex Britti con "Bene Così" e la gioia dell'indipendenza dalla vecchia discografia

Sparito a lungo dai circuiti pop, Alex Britti torna dopo 4 anni con un album che esce l’11, «Bene Così»: dieci tracce d’autore, con una collaborazione con Federico Zampaglione (Capitale style) e un inedito del compianto cantautore Stefano Rosso, suo eroe di fanciullezza. Lo stile di Britti è rimasto riconoscibile, ma si è affinato e scarnificato sia nelle ballads che nei pezzi più rock; guadagnando in levità, racconta un oggi dove la speranza fa capolino con le sue brave dosi di scetticismo soprattutto in «Baciami e portami a ballare»; la chitarra si sfoga in due brani strumentali. Non ci sono caciaronate simpatiche come la leggendaria «Vasca», ma un innalzamento complessivo della qualità.

Di certo, tutto ciò è figlio di una svolta radicale, personale e professionale: «Non ho rinnovato con alcuna casa discografica - spiega Alex - con un’etichetta indipendente ho prodotto un po’ di dischi di jazz e non mi sentivo di tornare a lavorare in quel modo solito con la discografia. Mentre preparavo le nuove canzoni ho scritto un libro sulla chitarra con dvd didattico allegato e l’ho promosso con una serie di seminari: mi è piaciuto incontrare ragazzi, dar loro le dritte; per me è linfa vitale, dopo anni di frullatore nell’industria dove ti coinvolgono perché debbono ottenere prodotto prodotto prodotto. Sarei dovuto uscire con l’album nel 2012, era finito, invece ho reicontrato un vecchio amico, Stefano Di Battista, e abbiamo fatto un gruppo bluesjazz solo strumentale, con il quale abbiam passato il 2012 nei festival jazz. Figurarsi se pensavo di tornare alla routine».

Il «prodotto prodotto prodotto» è quel sistema micidiale che induce gli artisti a ristampare e ristampare le proprie opere, in un circolo infernale buono per i fatturati della discografia. Non ne sono immuni i grandi italiani del pop, ma Britti non ne vuol più sapere: «Le cose non vanno troppo programmate, l’esperienza con Stefano mi ha dato un sacco di input, alla fine ho scritto tre pezzi nuovi e li ho messi nel disco». Ci si aspettava, in verità, un disco più blues... «No, io faccio sempre il cantautore. Ma ci sono meno accordi e meno parole del solito, c’è anche una ricerca fonetica, gli anni passano».

La chitarra è sempre il grande amore: «Negli anni mi son fatto questo sistema di strumento, sempre acustico ma con un effetto anche di chitarra elettrica, nell’album si sente parecchia chitarra distorta. Lo fa anche Neil Young ma registrandosi due volte, io sono più tecnologico però ho bisogno di due persone che mi aiutino». Solo un appassionato può capire tanta ricerca, per lui è un prolungamento della vita: «La crisi intacca gli artisti e quelli che lavorano con loro: Io ho sempre vissuto nello stesso modo, frequento gente normale, non debbo fare un disco l’anno, non ho debiti... l’unica cosa, mi sono comprato un sacco di chitarre».

E’ già in tour, con previsione di un giro in ottobre per i club europei, per sola chitarra. Si sente un uomo libero: «La musica sembra un ministero, gli artisti grossi hanno i loro uffici, la discografia è schiava dei talent show. Poverini, gli portano i provini e loro gli dicono: "Se ti prendono loro poi ti prendo io". Invece, meglio soli che male accompagnati».


Marinella Venegoni

www.repubblica.it

Alex Britti - Baciami (e portami a ballare)