MUSICA




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MUSICA
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Little Tony, il ragazzo col ciuffo alla Elvis che si divise fra rock'n'roll e melodia


Nel cielo dei santini della canzone popolare italiana brilla da oggi la stella di un bravo ragazzo col ciuffo (come cantava una sua canzone autobiografica, il suo primo successo discografico) che in fondo ragazzo è rimasto fino a ieri, quando se n'è andato a 72 anni lasciandoci appunto il fumetto di un ciuffo ben curato e bananoso che all'epoca della sua gioventù reale, fra i '50 e i '60 del Novecento, faceva venire in mente a chiunque l'icona del primo trasgressore che il rock'n'roll abbia mai prodotto, Elvis Presley.

Little Tony, vero nome Antonio Ciacci, era una persona squisita, di animo gentilissimo, che per decenni ha coltivato l'amore per quel rock'n'roll prima maniera che inesorabilmente aveva poi perso il "roll" appendendosi a tempi più duri e crudeli e più socialmente consapevoli. Aveva imparato tutto non da Elvis ma da Chuck Berry, Tony, al quale aveva rubato alcune prime incisioni, come "Lucille" e "Johnny B. Goode".

Tutto era partito da Tivoli, dove il Piccolo Tony era nato da genitori di San Marino che mai avevano rinunciato alla propria nazionalità: e così fecero lui e i suoi fratelli, con il loro accento laziale ma una vena artistica rollante che esplose durante un comune tour in Inghilterra, dove impararono i fondamentali del genere fino a diventarne riconosciuti diffusori nel nostro Paese.

E tuttavia Tony deve la propria carriera a pezzi squisitamente italiani, che mescolavano spesso il gusto di quel ritmo esotico con i sapori della nostra melodia. Abbandonò presto la filologia del rock'n'roll e si disperse per Cantagiri e Sanremi, con pezzi famosissimi come "T'amo e t'amerò", "Quando vedrai la mia ragazza". Inevitabilmente, nel '61, il suo destino si incrocia con quello di Celentano al Festival con "24 mila baci", ma niente potrà la sua verve rassicurante rispetto alla follia naturale del Molleggiato. Fra gli altri hit "Riderà" del Cantagiro '66, "La spada nel cuore" e soprattutto "Cuore matto".

L'arrivo di epoche più tormentate o plastificate non scalfirà il fumetto di Tony, che mai abbandonerà il palcoscenico lavorando incessantemente ai 4 angoli del mondo dove gli emigrati lo reclamano.

Fra gli Ottanta e i Novanta conoscerà un revival televisivo che rinfrescherà il suo personaggio educato e preparato. L'ultima apparizione a Sanremo risale al 2008. Appena un paio di anni prima, un infarto lo aveva colto prima di un concerto in Canada, e lo avevano salvato in extremis. Si era riparato dietro la pubblicità di uno yogurt, ma mai aveva abbandonato la musica. Suonava dovunque potesse con la figlia ai cori e il fratello Enrico, da sempre suo chitarrista e manager: puntuale, preciso, sorridente con tutti, era una persona davvero gradevolissima. Anzi, una brava persona.

Ciao Tony, non ti dimenticherò. Un bacio.


Marinella Venegoni

www.lastampa.it