MUSICA




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Lana Del Rey, l'ultima gatta morta - Bella, legnosa sul palco, ma si farà




Di Lana Del Rey, yankee delle classi alte, figlia di un magnate di internet, 26 anni, trapiantata da un paio d'anni a Londra dove il suo successo è esploso, se ne sono dette tante ed è anche naturale che una cantautrice con

1) alle spalle un solo disco ufficiale da 4 milioni di copie vendute, "Born to die", più edizione de luxe paradisiaca.

2) un You Tube virale da oltre 50 milioni di contatti per l'ormai usurata "Video Games",

3) bellona e belloccia e acconciata ovunque da tenebrosa Anni '50

venga sospettata come minimo di essere un artificio di mercato, e faccia convincere i più cinici che quelle canzoni lì non le ha scritte lei, che quelle parole strappalacrime di "Blue Jeans" dove si rivolge a un disgraziato che somiglia a James Dean e che l'ha abbandonata sul più bello sono di chissà chi, e quei megaproduttori che la seguono lo facciano per i soldi del suo papà o di chissà chi.

La prova del fuoco è un po' il tour in corso, che nella tranche italiana ha debuttato ieri sera al Palaisozaki di Torino davanti a 4 mila persone che non sono poche per una esordiente, ancorché così cool e chiacchierata.

La vedi sul palco, davanti a una parete ampia che sembra un enorme specchio incorniciato della metà del secolo scorso, ed evoca un ambiente lussuoso, con un bel quartetto d'archi e la sua band, e sembra timida e legnosa nella sua bellezza altissima, capelli ora neri chiusi da un cerchietto a coroncina di fiori bianchi, abitino sottoveste. Ancora non si muove con disinvoltura, e la ritrosia con la quale porge ricorda lo stereotipo femminile della gatta morta, quella sempre con gli occhi bassi e in silenzio con gli amici, ma che poi ti porta via il fidanzato da sotto il naso.

Non canta perfettamente, stonicchia quando meno te lo aspetteresti, lasciando curiosamente salvi i passaggi più arditi delle melodie di canzoni cantate a memoria dal pubblico (noto un sacco di giovani donne sui trampoli, tra l'altro), che sono canzoni vere e non campionate, con musica vera, elaborate negli arrangiamenti, con arditezze vocali che stupiscono. La voce, che ha una gamma ampia di possibilità, cerca ancora un sano esercizio che è stato trascurato in favore di azioni più visibili e redditizie, fra pubblicità e modeling. Una così poteva anche finire come Britney Spears o la Aguilera, e invece ecco uno stile che richiama il passato, visto che questa è un'epoca sintetica. Pop con ambizioni e arditezze vintage, contenuti da ragazza di oggi straziata dai desideri ("make me crazy, make me high") e dalle ambasce della vita di giovane e bella donna. Le cover che tenta - "Blue Velvet" lynchiana, e la dylaniana "Knocking on the Heaven's Door - sono meritevoli ma anche un po' imbarazzanti nella resa. Sarà curioso, ora, vederla crescere artisticamente, capire se prevarranno i demoni della musica patinata, visto che non è di certo Adele con la sua vis poderosa della middle class, ma una cresciuta troppo bene per finire in questo mondo pazzo del pop, e in quel modo lì così inaspettato.


Marinella Venegoni
www.lastampa.it

Re: Lana Del Rey, -chelsea hotel

mi piace un sacco quest'ultima:
http://youtu.be/Jj_myXdOLV0