MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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Quattro modeste proposte per uscire dalla guerra sui Talent a Sanremo



E’ arrivato davvero il momento di riscrivere le regole del Sanremone. Arrivasse pure, in concorso l’anno prossimo, la Nona di Beethoven, sarebbe destinata ad essere surclassata nel televoto dall’Annalisa o dal Mengoni di turno, ai quali va la devozione televisiva dei seguaci di Amici o di X-Factor. Non si tratta di penalizzare i beniamini dei talent, che hanno tutto il diritto a percorrere la loro strada: il problema è di restituire una decenza ai giudizi sulla qualità dei brani proposti in gara, dando a ogni cosa il proprio posto; nel caso di quest’anno, riconoscere agli Elio e Le Storie Tese o ai Gualazzi la loro sacrosanta dimensione artistica. Solo per fare due nomi dei tanti in gara 2013.
Ci sono varie strade. Uno: far diventare il Festival il supertalent-show, in un derby Amici contro X-Factor o The Voice o qualunque nuova diavoleria spunti dall’etere. Due: escludere gli ex partecipanti ai Talent Show dalla gara, per impedire che soltanto e sempre loro siano oggetto d’amore del televoto. Tre: abolire il televoto e affidare il giudizio soltanto a una giuria, come accade nei Festival dei Cinema. Quattro: lasciar le cose come stanno, e veder scomparire via via ogni possibilità di equo giudizio artistico, in nome dell’amore cieco dei fans.



Marinella Venegoni



www.lastampa.it


Mengoni è il 63 esimo vincitore del Festival, il primo a provenire dalla scuderia X Factor

Impacciato parecchio, quasi incredulo. Ma non il suo popolo, le innumerevoli fan che lo assediavano in albergo e in rete, su Twitter e su Facebook: loro avevano già deciso, per loro Marco Mengoni, il ragazzo di Viterbo che sbancò XFactor nel 2009, aveva già trionfato anche in Riviera. E così è andata: Mengoni è il 63 esimo vincitore del Festival di Sanremo, il primo a provenire dalla scuderia della X (e non dalla fabbrica del pop di Amici, vera scon fi tta di quest'anno, nessuno tra i primi tre). Seconda la provocazione situazionista di Elio che nessuno si immaginava a queste altezze (i milanesi hanno mancato di poco il Triplete, visto che si sono portati a casa Premio della Critica e miglior arrangiamento). Terzi infine i Modà, schiacciati inevitabilmente dagli altri due.
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L'onere di rompere il ghiaccio tocca al marchigiano Raphael Gualazzi: il ragazzo che vinse tra i giovani due anni fa, ha incantato un po' tutti in queste giornate rivierasche ( si è messo perfino a improvvisare l'altro giorno in sala stampa). Crooner delle Marche, al solito solo piano, esecuzione impeccabile, senza però disporre di quel codazzo nazionalpopolare di altri,fatto che lo penalizzerà al televoto. Intanto, lo shabbat è finito, Raiz può riprendere il suo posto tra gli Almamegretta: ricordate, il cantante aveva rischiato di venir escluso perché, in quanto di religione ebraica, ieri non aveva voluto esibirsi. Nulla di tutto questo, i napoletani rilanciano il dub che odora parecchio di anni'90. E che, colonna sonora dei centri sociali e dell'underground, mai avremmo pensato allora di vedere un giorno al Festival.


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Si passa a Silvestri, con la sua canzone di impegno e di passione, interpretata con la lingua dei segni, momento sicuramente sentito di questo Festival peraltro molto attento alle diversità. Ed ecco i Modà, candidatissimi al trono finale, con la loro prosa superfestivaliera, lirica e retorica e le schiere di seguaci sui social e in rete che li porteranno sicuramente lontano.


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Uno dei meriti di questo Festival è che la musica non è mai sembrata cornice, come, purtroppo, in altre, troppe, edizioni. E viene Cristicchi con la canzone che realizza il sogno (o l'incubo) più recondito di ciascuno di noi: assistere al proprio funerale. Il romano era partito male martedì, stonando come un coro di campane, ma si è presto ripreso: e questa grottesca filastrocca ora ci risulta familiare. Dalla capitale si scende a Napoli: Maria Nazionale neomelodicheggia. Ai cultori del genere piacerà, a tutti gli altri, insomma. E infine Annalisa: lo si è già detto, la ragazza ha scelto una canzone che la allontana tantissimo dall'immaginario da cui proviene, ovvero la fabbrica del pop di Amici. E con ottimo esito. Peccato solo che ieri, nella serata degli amarcord, si è scelta di ancorarla invece a quel passato, con l'urlato accostamento a Emma Marrone. Comunque vada, questa Scintille, è canzone che resterà.

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Gazzé: uno stornello divertente che in questo caso profuma di anni'70. Starebbe bene al Derby di Milano ( se solo fosse ancora aperto), tra un numero di Cochi e Renato e uno di Enzo Jannacci, tanto più che il romano sfoggia pure un occhio di vetro.

Chiara Galiazzo dopo la cavalcata trionfale di XFactor, non è riuscita a trovare una sua dimensione qui all'Ariston.

Un'altra delle sorprese di questa sei giorni, almeno per il grande pubblico, chi frequentava i bassifondi del rock nostrana li conosceva bene: i siciliani Marta sui Tubi, con un brano complesso e metaforico, ma senza per questo trascurare la vocalità (quella di Gulino è straordinaria) e le linee melodiche. Non arriveranno primi nemmeno loro, ma, anche loro, resteranno.


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Qualcuno diceva che Malika Ayane, questa Malika Ayane di «E se poi», aveva bisogno di tempo, non poteva essere capita subito, la prima sera: è vero, la canzone, raffinata e delicata, ha preso decisamente il volo. Se il Festival durasse qualche giorno di più, Malika potrebbe ambire anche alla piazza più alta. Che del resto le attribuivano i bookmaker, prima della prima.

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Bisio tira la volata a un vecchio amico, l'Elio del memorabile «Rapput senza fiato» (le isole greche e le fidanzate di facili costumi, qualcuno ricorderà). E quel mattacchione ribadisce che il leit motiv delle performance della band sono le "dimensioni" quest'anno: ieri sei nani per il gigante Rocco Siffredi, oggi sei obesi, con tanto di doppio mento (complimenti ai truccatori). «Canzone mononota» si conferma esercizio di stile, Queneau musicato, sfoggio di virtuosismo. Da Elio ci si aspetta sempre tantissimo, forse avremmo voluto una cartolina sonora di quest'Italia di fine impero, come a suo tempo fu la Terra dei Cachi. Ma tant'é, ha preferito la provocazione situazionista. Che alla fine pagherà. Ed ecco Marco Mengoni, già in testa nella classifica provvisoria. Non c'è bisogno di convincere i suoi fan, numerosissimi e fedelissimi, ma tutti gli altri: e «L'essenziale», con decantazione di quattro giorni, le stimmate del brano definitivo in effetti ce le ha, come poi del resto si vedrà. Chiude la serie dei big, Simona Molinari, un'altra che ha fatto passi da gigante, sera dopo sera: ora la sua Felicità (sempre con il fido Cincotti al piano) è un brano adulto, piacevolmente swing, come fu quell'«Egocentrica» con cui la conoscemmo in un Sanremo di qualche anno fa.

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- La terna arriva e non senza sorprese: se due dei tre erano protagonisti annunciati, Mengoni e i Modà, non si pensava che Elio potesse arrivare tanto in alto con il suo scherzo situazionista su una nota sola. Intanto, per non sbagliare, i milanesi si portano a casa il Premio della Critica e il premio per il miglior arrangiamento. Si rieseguono le tre canzoni. E si possono iniziare a tirare le prime considerazioni: nel festival senza vallette ( a tempo pieno), si assiste al ribaltamento di genere. Tre donne l'anno scorso, tre uomini quest'anno. Ed è anche la scon fi tta di Amici, la nuova fabbrica del pop: per la prima volta in quattro anni Maria De Filippi non piazza nessuno dei suoi nel medagliere. Anzi, con il trionfo di Mengoni, deve assistere alla vittoria del principale concorrente, per la prima volta a queste latitudini. Oltre il danno la beffa.


Matteo Cruccu

www.repubblica.it

Le percentuali di voto

Le percentuali di voto

1. Mengoni 36% 2. Elio 33%. 3. Modà 31%

TELEVOTO: 1. Men 44% 2. Mod 34% 3.Elio 22%

GIURIA : 1. Elio 44% 2.Men 28% 2.mod 28%