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La storia degli Elii, che vinsero nel '96 e non hanno nemmeno fatto causa...

La storia degli Elii, che vinsero nel '96 e non hanno nemmeno fatto causa...

Loro a Sanremo non ci passano come accade a tanti, per promuovere un singolo o magari scaldare il banco. Non hanno nemmeno un disco in uscita, e i due brani che hanno acceso l’altra sera anche la platea malmostosa dell’Ariston, arrivano solo a suggellare una presenza determinata a lasciare il segno, come già accadde con «La terra dei cachi» nel 1996, 17 anni fa. «Italia sì, Italia no/Ce famo du spaghi...» è diventata una frase del lessico collettivo. Il brano era a suo tempo suonato come una risposta irriverente allo stereotipo dell’italiano, che tende a bruciare la ricchezza della realtà: non è tra l’altro invecchiato, a riascoltarlo, e solo una manciata di anni fa gli Elii rivelarono di aver saputo che erano stati proprio loro, nel ‘96, a vincere il Festival, e non «Vorrei incontrarti fra cent’anni» di Ron e di Tosca, secondo la proclamazione ufficiale e l’albo d’onore. Noi tutti li ricordiamo secondi, e tali sono rimasti: non fu, la loro, una dichiarazione da carte bollate, ma solo un’occasione in più per prendersi, e prenderci, in giro.

Appena pochi giorni fa, già entrati nel tritatutto sanremese, avevano d’altronde dichiarato: «Siccome ci accusano di pensare solo alle puttanate a cinquant’anni, il nostro obiettivo è il quarto posto. Lo metto per iscritto: se arriviamo primi è un fallimento». Eppure ora si parla, di una possibile vittoria: ma sarebbe davvero un peccato sfatare la regola aurea del Sanremone che preferisce la mediocrità, stavolta con il felice (e non inatteso dagli insiders) aiuto di una sopravvalutata sala stampa impegnata a votare gli stessi brani dei telespettatori.

Quando arrivano al Festivalone, Elio e le Storie Tese lasciano il segno: è successo alla loro prima esibizione l’altra sera, quando sono apparsi lietamente vestiti da chierichetti, in tema con la canzone «Dannati Forever» che voleva cantare il diluvio di peccati che popolano il mondo del potere e dei media, e ha finito per rivelarsi di straordinaria attualità. Ma se gli Elii con il riferimento alle cene eleganti del testo hanno fatto concorrenza alla performance di Crozza, con «La canzone mononota» è emerso l’omaggio al vero amore: il brano è un piccolo e geniale trattatello sulla musica, come sempre divertente, costruito intorno a una sola nota, il «do», nel quale si passano in rassegna i trucchi e le magie della musica: «La canzone mononota ha avuto i suoi antesignani/Uno su tutti: Rossini, Bob Dylan, Tintarella di Luna... Democratica, osteggiata dalle dittature/ Fateci caso: l’inno cubano è pieno di note».

Sono gente di una volta, Elio e le Storie Tese. Professionisti implacabili, che hanno scelto di non prendersi sul serio fin dall’inizio della carriera. Stefano Belisari detto Elio, fondatore della band nel 1980 e vocalist, diplomato in flauto, artista in proprio nel circuito classico, giudice di X-Factor, padre di famiglia, ora con i suoi 52 anni è il più anziano concorrente del Festival; l’ottimo pianista Sergio Conforti detto Rocco Tanica, personaggio sulfureo, è spesso coinvolto come autore e outsider in programmi televisivi di rottura, e anche il bassista Faso non disdegna certa tv; il chitarrista rockettaro Cesareo completa il nucleo storico della band, che non ha mai rimpiazzato Feiez, il gigante sassofonista morto sul palco durante un concerto, a soli 36 anni, nel 1998.

Nacquero nei soliti banchi di scuola, al Liceo Einstein, e presto viaggiarono per i locali milanesi, non solo Zelig, già con quest’impronta seriamente buffona, che fece girare in modo virale i loro bootleg attraverso l’Italia all’epoca in cui internet era un sogno. Li scoprimmo presto, inevitabilmente, tutti, grazie a classici ancora oggi esilaranti come «Cara ti amo» o «John Holmes una vita per il cinema» ispirata al re del cinema porno Usa (tra l’altro, si attende in queste sere Rocco Siffredi a duettare con loro). Il riferimento al mondo della canzone demenziale fu immediato, lo stesso loro nome «Storie tese» viene dal mondo degli Skiantos; ciò che li rese da subito differenti e speciali fu la qualità del livello musicale, per il quale fu tirata in ballo la lezione di Frank Zappa (cosa della quale ancora si compiacciono).

Marinella Venegoni

www.lastampa.it