MUSICA




​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​



​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
​​​​​​​

​​​



MUSICA
Start a New Topic 
Author
Comment
Cutugno con Coro dell'Armata Rossa a Sanremo (fra ricordi di pagelle, la Oxa furiosa, Berlusconi...



Si ha un bel dire, ma l'eco delle tue pagelle festivaliere ti segue dovunque, negli anni. Parlo naturalmente per me, che prima di una simpatica conversazione serale con Toto Cutugno, mi son fatta l'esame di coscienza e mi son chiesta se le avesse dimenticate. Non le aveva dimenticate. A chiusura della conversazione, mi ha detto: "Io non ti sopportavo, invece stasera mi hai fatto sentire a mio agio". E io: "Capisco".

Questo è il pezzo che ho poi scritto per il cartaceo di stamane.


Bandita ogni reliquia di tradizione festivaliera, il Sanremo immanente si è poi smentito invitando fuori competizione alcuni santini tipici della gara: Albano, Ricchi e Poveri e Toto Cutugno. Non avrà voluto smarrire, Fabio Fazio, i telespettatori più affezionati e agés? Anna Oxa (che di Fazio sta diventando l’incubo, dopo l’esclusione dalla gara) ha un’altra teoria: ieri ha detto alle Iene che i tre nomi sono stati reinfilati nel cast, «altrimenti la Russia non avrebbe acquistato i diritti dell’evento». Ma forse nemmeno Oxa ha idea di che omaggio si sta preparando dalla Russia a Sanremo con amore, e viceversa, grazie a un noto ex caratteraccio al quale il ritorno della forma fisica ha regalato giovialità e saggezza: Toto Cutugno se n’è inventata una che riempirà il teleschermo martedì sera, durante il festeggiamenti per i trent’anni dell’«Italiano», pezzo sanremese fra i più consumati all’estero e discussi in Italia.

Fra un ritorno dall’Azerbajan e una ripartenza per il Canada, Toto ha pensato di portarsi all’Ariston nientemeno che il Coro dell’Armata Rossa: «E’ stato un lavoro incredibile - racconta -. Sono 40 soldati più tre generali. Cantano "L’Italiano" senza alcun accento, l’abbiamo già fatta tre volte insieme al Cremlino. Sono bravi ma bravi, tengono concerti in tutto il mondo. Volevano andare a cantare anche dal Papa, ma prima li porto a Sanremo».

Sono tempi, questi, nei quali chi può permettersi il lusso di lavorare, spesso deve anche metterci del suo. E a ricordare la spending review, il sospetto viene immediato: ma chi paga i 40 dell’Armata, trasferimento vitto e alloggio, caro Toto? «Ho un compenso qui, ma non voglio guadagnare niente e li voglio spendere così, nel Coro russo. Siccome ogni volta che venivo in gara ero terrorizzato, ora voglio avere il piacere di offrire al mio pubblico un dono grande quanto quello della canzone che cantai con Ray Charles, nel ‘90» (dal che, si sospetta che neanche quella volta avesse pagato la Rai).

Aggiunge Toto che i sudditi canterini di Putin arriveranno domani:

«Andrò a trovarli, c’è da provare un po’ con l’orchestra. Martedì sera poi, riceverò sul palco anche un premio alla carriera della città di Sanremo, e chiacchiererò con Fazio che non conoscevo di persona, ma che ha una intelligenza e un’ironia spiccate. Littizzetto, invece, ha minacciato di farmi nero».

Si aspettava di festeggiare così i 30 anni dell’«Italiano», canzone da cori e discussioni? «Mi ricordo che era nata a Toronto, ho messo giù le parole, ho chiamato Minellono, lui ha fatto un capolavoro e l’abbiamo portata a Celentano, che stava girando "Il Bisbetico Domato" con la Muti. L’ha ascoltata e ha detto: "Non la canterò mai, sarebbe troppo presuntuoso". Il testo diceva: "Sono Adriano, un italiano vero". Il suo rifiuto ha fatto la mia fortuna». Nel trentennale, Fazio ha lanciato una gara in rete per un testo contemporaneo, ma anche lei canterà qualche verso nuovo, vero? «Il concetto è che gli italiani di oggi sono anche extracomunitari, cinesi russi ucraini che hanno fatto nascere i figli qui e debbono avere gli stessi nostri diritti, non esser più bistrattati».

Cutugno in Russia è ancora oggi una superstar, come paventa la Oxa: «Ci vado spesso, dalla prima volta che fu l’86. Là mi chiamano maestro, in Italia mi chiaman ruffiano e cantante popolare: mi piacerebbe avere una definizione diversa dalla Russia e dall’Italia. Sono un lavoratore dello spettacolo, di grandissima serietà». Chi è l’italiano più famoso in Russia? «Il capo è Celentano, poi io, i Ricchi e Poveri, Albano. Ma per me e per Cele c’è un amore particolare: io per la donna russa sono un po’ il simbolo del maschio italiano, ombroso. Studiano a scuola alcune canzoni mie, quando vogliono parlare dell’Italia».

***********************************************

Quando gli ho telefonato, al Toto, mi ha detto che stava guardando Berlusconi sul Tre.

Allora gli ho chiesto se gli piaceva, se lo aveva votato.

Ha risposto:

"Ho sempre votato Berlusconi, ma sono apolitico. L’ho conosciuto, sono stato a casa sua due volte, nel ‘92/93 voleva che andassi nella sua tv e mi sono innamorato dell’uomo per la sua personalità. Poi, s’è messo in politica. Ma come uomo ha grande simpatia e sensibilità. Quel giorno, ad Arcore, facciamo una passeggiata in giardino e arriviamo davanti alla tomba di famiglia: mi chiede di mio papà. Racconto che era siciliano di Messina, e quando gli facevo sentire "Soli" mi diceva: "ma è copiata". Mai mi ha dato una soddisfazione. Berlusconi si fa una risatona, e tornati in casa c’era un pianofortone: "perché non provi a fare l'inno del Milan?", mi chiede. Poi va a cambiarsi, scende, mi mette le mani sulle spalle, mi guarda e dice: "Bella questa canzone, ma è copiata"».

Ma lei ha poi scritto l'inno del Milan?

"Si, ma era entrato in politica. E non glielo ho mai fatto sentire".



Marinella Venegoni

www.lastampa.it