MUSICA




​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​



​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
​​​​​​​

​​​



MUSICA
Start a New Topic 
Author
Comment
Sanremo che vuol uscire dalla farfallina con Verdi, Barenboim e pop d'autore



In un luogo simbolico come il Festival di Sanremo, più propenso - se non altro per motivi di audience - a esaltare il glamour piuttosto che perdere tempo a cercare l’eventuale buona musica, suona come una rivoluzione culturale il rosario di nomi che Fabio Fazio ha sciorinato ieri, raccontando il menù degli ospiti della kermesse ormai imminente. Come sostituire d’un botto gli hamburger unti e pesanti, anche se subito gustosi, con la filosofia dello slowfood di Carlin Petrini.
E’ un salto davvero notevole sentir parlare, per quel palco più aduso a lustrini e farfalline tatuate proprio là, della celebrazione del duecentesimo compleanno di Giuseppe Verdi, che dovrebbe avvenire già nella prima serata del Sanremone («con una sorpresa», ha detto Fazio, e lui per la disperazione dei media ama tanto le sorprese), e dell’arrivo di ben due direttori d’orchestra celeberrimi, come l’argentino Daniel Barenboim e il più verde collega, il britannico Daniel Harding, che con i suoi 38 è considerato uno degli esponenti più significativi della nuova generazione: il fatto che Fazio sia rimasto volutamente vago sulle loro future gesta all’Ariston, significa anche che trattative sono ancora in corso sulla chiave da dare alla loro presenza: ma Barenboim è gran cultore di Chopin e ottimo pianista, potrebbe farci festeggiare San Valentino senza il solito prevedibilissimo spogliarello maschile; Harding, poi, è abbastanza spiritoso da sapersi mettere in gioco e magari, davvero, dirigerà.

Si lavora di qui in avanti, dunque, per perfezionare l’ambizioso sogno che fa da filo conduttore alla formula 2013. Mescolare cultura alta e bassa, «perché i mali del presente vengono dal fatto che i due mondi non vengono a contatto, mentre la cultura popolare ha il compito di caricare contenuti anche distanti», è andato teorizzando ieri il patron di questa edizione sulla carta per niente sconfortante, che rappresenta anche il biglietto da visita del nuovo direttore di Raiuno (ma anche navigatore di lungo corso della tv) Giancarlo Leone. Perché presentare una cultura ampia non significa essere noiosi, come gli ultimi anni ci avrebbero invece voluto insegnare, ma semmai saper intrattenere con armi meno prevedibili e più sfiziose. Certo, è una scommessona. Il pubblico di Raiuno ha altre abitudini, ci si affida al richiamo naturale della kermesse nei secoli: potremmo pure sorprenderci di fronte ad ascolti inattesi, e sarebbe anche questo un segnale elettorale che solo i più sprovveduti potrebbero non cogliere. Sanremo, questa volta, appare un termometro utile molto più dei mille sondaggi che ci vengono propinati quotidianamente.

L’ultimo ospite che sembrerebbe guardare al mondo alto, Andrea Bocelli, gioca da sempre in realtà su due fronti, essendo nato proprio a Sanremo per crescere poi nel belcanto: sembra che si limiterà a un paio di pezzi, una cover dall’ultimo disco e una romanza.

Ancor più rivoluzionario in fondo suona il cast scelto nel mondo del pop contemporaneo. Neanche una sgallettata, niente cosce lunghe senza voce ma con i tacchi 12 cm: e invece esponenti delle musiche più eleganti e significative, dal celebre maestro brasiliano Caetano Veloso ad Antony Hegarty di Antony and the Johnsons, uno che con quella voce in Italia fa sempre il tutto esaurito. La nuova star israeliana Asaf Avidan non mancherà di sorprendere con il suo stile originalissimo, mentre una concessione all’internazional-popolare sarà Carla Bruni, troppo famosa per sé e per marito per doverne parlare oltre. Farà il botto sui media internazionali, più di chiunque altro.



Marinella Venegoni



www.lastampa.it