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Max Gazzé torna a Sanremo: atteso dalle donne troppo impegnate


Nella squadra under 50 voluta da Fabio Fazio per Sanremo, Max Gazzé risulta socio anziano con i suoi 46 anni sommersi dai riccioloni neri. E’ la gioventù prolungata di un padre di tre figli, cantautore, un fratello poeta che lavora con lui. Insieme scrivono canzoni lievi e sofisticate come «Il solito sesso» che fu l’ultima sua fatica festivaliera nel 2008. Nell’edizione del doppio brano, che vorrebbe rilanciare un’attenzione all’ascolto proprio dove la musica spesso è l’ultimo dei pensieri, molte donne sono già curiose di quel titolo annunciato, «I tuoi maledettissimi impegni», mentre «Sotto casa» si annuncia come uno ska di riflessioni sul rispetto delle idee altrui, con ambizioni alte.

Come vede lei, Gazzé, l’idea di proporre due brani al voto?

«La trovo divertentissima. Siamo tutti perplessi, non sappiamo quale mandare in radio. Ma io ho sempre vissuto Sanremo in modo divertito e rilassato, e ora c’è un fermento che valorizza le canzoni. Rivedendo su You Tube "Ma che Freddo fa" di Nada, che canterò la sera del venerdì, ho scoperto che in quegli anni ogni artista interpretava 3-4 brani. Non lo sapevo, vivevo in Belgio».

Quale passerà, dei suoi?

«"Sotto casa" ha un’orecchiabilità immediata, con il suo ska, però poi il testo ha bisogno di tempo. Nasce da un fatto reale: lavoravo con mio fratello e hanno bussato due ragazzi testimoni di Geova, ci hanno spiegato il loro credo, la reciproca diffidenza fra loro e la Chiesa. Abbiamo allora riflettuto sulla chiusura del dialogo fra religioni, abbiam pensato che se anche arrivasse ora Gesù nessuno lo riconoscerebbe. La religione, così come si è adattata, è come se comprimesse la spiritualità; e quando parlo di un abito da donna, alludo alle religioni che non accettano l’omosessualità».

Al Festival ci sono parecchi brani che cantano le religioni e l’inferno...

«Sarà perché si nota l’allontanamento delle persone dalla spiritualità. Le religioni non rappresentano la sensibilità generale. Chiusi nel dogma, non si riesce a vedere altro».

Le signore sono molto curiose dei «Tuoi maledettissimi impegni».

«E’ il tentativo disperato di un uomo di stare accanto alla persona amata: vorrebbe diventare un fermaglio tra i suoi capelli, mentre lei non ha tempo. Sono uno che crede che la capacità manageriale e di coordinamento delle donne sia molto più alta. Se governassero loro, ci sarebbe meno narcisismo e più pratica, l’uomo lo sa bene e si è fatto guardingo».

Come sarà l’album che uscirà durante Sanremo?

«Ho lavorato su esperimenti, cercando di mantenere testi particolari. Per il suono ho utilizzato mixer dei ‘60 e compressori a valvole: ci son canzoni che suonano come certi dischi dei Led Zeppelin. E’ tutto suonato, c’è pure l’Hammond».

Lei non ha l’aria di un padre di tre figli, sembra un ragazzo spensierato.

«Mi sono separato dopo 20 anni, e li devo anzi gestire. Due di loro vivono sempre con me, uno sta più con la mamma. Per fortuna fra noi c’è una bella sinergia, pur essendo separati continuiamo ad essere una famiglia, ognuno ha la sua vita ma ci vogliamo bene. La piccola ha 7 anni, l’altra 12, l’adolescente confuso ne ha 14. Gestisco la quotidianità, metto a posto, cucino, faccio la spesa; ho una persona che mi aiuta due volte la settimana. Sono felicissimo così, non potrei farne a meno. Durante il tour, se ne occuperà la mamma».

Ma in questo Sanremo pre-elettorale, la gente a casa avrà voglia di divertirsi?

«Penso che avremo tutti rispetto del momento importante, ma credo che ci sarà un tentativo della politica di capitalizzare il periodo sanremese. Il rischio è che il giorno dopo la finale nessuno ci fili più perché ci sono le elezioni. Faccio un invito ai politici: divertitevi pure voi, prendetevi una settimana di vacanza, sarebbe più pratico».


Marinella Venegoni

www.lastampa.it