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David Bowie torna dai misteri della malattia - Singolo accorato, album l'11 marzo


Nel giorno in cui compie 66 anni, un video girato a Berlino nel ricordo del passato

Sorpresona ieri mattina. Una giornata noiosa di gennaio s’è accesa con l’imprevisto annuncio del ritorno alla creatività del più ganzo e misterioso fra gli artisti di una stagione incantata per la musica popolare internazionale. Proprio nel giorno in cui compiva 66 anni, David Bowie è rispuntato sulla scena dopo anni di foto rubate per strada, alla Greta Garbo, e dopo che il suo rifiuto categorico a partecipare alle cerimonie delle Olimpiadi londinesi nel 2012 aveva prodotto rumori feroci di una malattia che non gli lasciava scampo. Si è mostrato a noi nell’ora inconsueta delle brioches in tutta la sua affascinante, incurante attempatezza, nel video di «Where Are We Now?», il singolo che annuncia «The Next Day», primo album di inediti a dieci anni dall’ultimo «Reality». Il long-playing - 14 canzoni la versione standard, 17 la deluxe - uscirà in Europa l’11 marzo prossimo, già prenotabile su iTunes. Che meraviglia saper tenere e far tenere così bene i segreti, e sbucare come un dono tardivo della Befana, con la civetteria della scelta del giorno del non verde compleanno: come a sottolineare che i rumours della dipartita imminente lo trovano bene, e anzi in rilancio.

Inutile attendersi ora l’annuncio di un tour, meglio godersi le eventuali successive sorprese, perché qualche botta promozionale sarà stata senz’altro decisa. Il ricordo comunque va subito a quell’infarto che lo colse il 25 giugno 2004 sul palco durante l’Hurricane Festival di Scheesel, in Germania; fu salvato da un delicato intervento chirurgico, appena gli fu possibile tornò a New York dalla sua Iman e dalla loro figlia Alexandra, che sta per compiere ormai 13 anni. Da allora le sue apparizioni pubbliche si sono contate sulle dita di una mano: l’ultima, appunto, nel 2006, in un evento benefico accanto ad Alicia Keys.

Proprio dalla Germania Bowie ritorna al suo mestiere, e non sarà un caso che il sofisticato video di «Where Are We Now» con la regia dall’artista newyorkese Tony Oursler, sia girato e ambientato nella Berlino che fu teatro di una delle sue tante rinascite, quando a fine Anni ‘70, dopo l’addio al glamrock, il Duca Bianco (con anche la collaborazione di Brian Eno) incise tre album come «Low», «Heroes» e «Lodger» di grandissima influenza sulla musica degli Ottanta.

Nella ballad minimale e magistrale, accorata e malinconica (benissimo prodotta dal solito collaboratore Tony Visconti, cantata con grande sapienza e molto cantabile pure da noi) c’è la storia di un uomo che ritorna a luoghi cruciali della propria esistenza e si pone domande metafisiche sul presente e sul passato. Bowie ricorda luoghi topici della città come Potsdamer Platz e il più famoso grande magazzino («un uomo perso nel tempo vicino a KaDeWe»), mentre il coro incalza: «Dove siamo ora? Dove siamo ora?». Il riferimento a quel periodo è tanto intenzionale, che ha voluto nella scenografia immagini dell’autofficina che era sotto l’appartamento nel quale viveva, e perfino l’androne delle scale. Un ritorno simbolico in una città cruciale nella sua vita, in un momento nel quale si liberava dalle dissipazioni del periodo americano.

Il brano finisce dunque per suonare come una voglia di rigenerazione, ma con la consapevolezza dell’ineluttabilità del tempo che scorre. Non potrebbe esser diversamente, David Bowie non è certo tipo da illusioni. Ha il suo bel caratterino, ed esibisce spesso un humour graffiante. Qualcuno ricorderà una sua lontana apparizione da Celentano in «Francamente me ne infischio», nel ‘99, quando alla domanda del Molleggiato «Pensi che scoppierà la guerra nel mondo?» rispose acidino: «Posso garantirti che non sarò io a provocare un’altra guerra mondiale». Anche il comunicato stampa che accompagna l’annuncio del nuovo disco sembra ispirato dalla sua verve: «Negli ultimi anni dil silenzio radiofonico è stato interrotto solo da infinite congetture, voci di corridoio e pie illusioni. Chi si sarebbe mai sognato un nuovo album. Ma Bowie è quel genere di artista che scrive ed esegue quello che vuole e quando vuole... Quando ha qualcosa da dire, anziché quando ha qualcosa da vendere». A proposito, sarà interessante ora - appurato il buono stato fisico - scoprire quante vendite possa valere, in termini di mercato, la riscoperta della sua leggenda.





Marinella Venegoni

www.lastampa.it

David Bowie: Where Are We Now? Full Video

David Bowie: Where Are We Now? Full Video