MUSICA




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Speciale Rockol: c’è vita dopo X Factor? Parla Antonio Maggio (ex Aram Quartet)




Cosa succede ai cantanti quando si spengono le telecamere e i riflettori degli studi televisivi di X Factor? Quanto vale, al di là del valore monetario, il contratto (da intendere come budget per un'operazione discografica, non come ricompensa versata all'artista vincitore) da 300.000 euro che la Sony mette in palio per chiavrà la meglio nel talent show più seguito d'Italia? E cosa può significare per un artista alla propria prima esperienza discografica rimanere legato ad una major (tutti i partecipanti a X Factor, al momento dell'iscrizione, concedono alla Sony un diritto di prelazione nel pubblicare i propri dischi nel periodo successivo al programma, a prescindere dal piazzamento finale)? Quali (e quanti) sono i pro e i contro nel diventare una star nazionale nel giro di poche settimane? A pochi giorni dalla fine della sesta edizione italiana del reality musicale ideato da Simon Cowell, Rockol ha intervistato i protagonisti delle passate edizioni, facendosi raccontare questa esperienza dalla parte di chi l'ha vissuta davanti al microfono e di fronte all'obbiettivo per scoprire come sia la vita (da artista) una volta archiviati i passaggi sul piccolo schermo.

Tra realismo e consapevolezza (dei propri mezzi e, soprattutto, dei propri obiettivi), Antonio Maggio (vincitore, con gli ormai disciolti Aram Quartet, della prima edizione), il vincitore e i secondi classificati della seconda stagione, Matteo Becucci e i Ba stard Sons of Dioniso, Silver, concorrente della terza e il pupillo di Elio Nevruz, terzo classificato della quarta, ci hanno raccontato com'è la vita dopo X Factor, quella che attende la neo-star che tra qualche giorno verrà laureata sul palco del teatro della Luna di Assago e sui piccoli schermi di mezza Italia. E, soprattutto, a chi deciderà di seguirla anche fuori dalla TV.

La parola, oggi, va a Antonio Maggio, che con gli Aram Quartet vinse la prima edizione di X Factor.

Il primo singolo - "Nonostante tutto" - è già in circolazione dallo scorso marzo, e il disco di debutto (il cui lancio sarà curato dall'indipendente Rusty Records, presso la quale sono accasati, tra gli altri, Ultima, Toromeccanica e Maripensa) è già pronto. Antonio Maggio, ex Aram Quartet, si augura però di vederlo arrivare sugli scaffali dei negozi non immediatamente: "Sapete, tutto dipende da Sanremo", ci ha spiegato lui, che domani affronterà - a Roma - le selezioni per salire sul palco del teatro Ariston: "Siamo in corsa nella categoria Giovani, e - se tutto dovesse andare per il meglio - l'album dovrebbe essere disponibile da febbraio. In caso contrario, siamo già pronti a distribuirlo in gennaio...".

Gli Aram Quartet si sciolsero nel 2009, subito dopo la pubblicazione dell'album "Il pericolo di essere liberi", il primo (eccezion fatta per l'EP "ChiARAMente" del 2008) pubblicato dopo il trionfo alla prima edizione di X Factor, dove si classificarono davanti a Giusy Ferreri: "Sono stati due anni bellissimi", ricorda Antonio, "Riuscimmo a realizzare il nostro sogno, quello di fare i musicisti a tempo pieno: tour, ospitate, concerti, era quello che volevamo". Poi, però, la battuta d'arresto: "Siamo sempre stati amici prima ancora di essere musicisti parte dello stesso gruppo, così, dopo l'uscita del primo album, ci siamo seduti ad un tavolo, ci siamo guardati in faccia e abbiamo preso la decisione di sciogliere la band". I rapporti sono rimasti buoni? "Sì. Sarei ipocrita se dicessi di sentirli tutti i giorni, ma quando succede è sempre bello. Il fatto è che, venuta meno la ragione che ci ha spinti a formare il gruppo, anche i nostri rapporti si sono allentati. Io ho deciso di seguire la mia vocazione da cantautore...".

Cantautore e indipendente. "Certo, essere indipendente permette di curare maggiormente i dettagli", chiarisce Maggio: "Alla tua musica lavorano meno persone, con meno budget, ma con più passione. E poi anche essere solista mi piace di più, artisticamente parlando: prima ogni decisione era il frutto di una mediazione delle opinioni di quattro persone, adesso di linea c'è solo la mia". E non solo: "Di sicuro con la Sony non mi sarei mai potuto permettere tutta questa libertà. Prendiamo 'ChiARAMente', per esempio: la produzione fu ottima, gli autori intervenuti di prima grandezza, ma dal punto di vista artistico lo considero un disco 'castrato'".

Che bilancio tira Antonio Maggio, quindi, della sua esperienza a X Factor? "Non saprei dire, davvero, perché è come se X Factor io non l'avessi nemmeno fatto. X Factor lo fecero gli Aram Quartet. Io, una volta chiusa l'esperienza, sono totalmente rinato".

www.rockol.it