RFTMProprio una brutta notizia, l'ennesima di questo annus horribilis della musica popolare. Si è tolto la vita Lucio Quarantotto con un volo dal sesto piano della casa della madre a Mestre. 55 anni, sensibile e tormentato, il cantautore veneto debuttò negli Anni Ottanta già con tutto il peso della sua quieta amarezza, meritandosi anche al Premio Tenco (quello vero, di Rambaldi) una targa per la migliore opera prima.
Era ancora il tempo dei cantautori, anzi l'82 anno di "Titanic" e della guerra delle Malvine. Si era predisposti all'ascolto ripetuto e senza pregiudizi, non si buttava via subito un giudizio. Era, insomma, il tempo propizio perché Lucio, con quel carattere così riservato e schivo, con tutti i tormenti del suo animo, potesse avere la chance di essere ascoltato.

Ho tirato fuori il cd "L'ultima nuvola sui cieli d'Italia" (la title-track è da ascoltare) e sto ascoltando una canzone da mare alla sua maniera, "Viaggiando verso Jesolo", anno 1989; ce n'è un'altra, "Come le onde", dove si coglie una eco di De Gregori e Battiato. Con quella voce profonda, nell'ombra della depressione che già lo travagliava, si colgono sprazzi di ironia e di divertimento, una visione diversa della materia estiva per canzoni.

Si accorse di lui e se ne innamorò artisticamente Caterina Caselli, che lo fece lavorare e anche scrivere. Nacque così il testo di "Con te partirò" poi cantata da Bocelli, che pose fine ai suoi travagli economici ma anche, in qualche modo, deviò i suoi propositi artistici, senza però riuscire a curarne il male di vivere arrivato ora a un esito così drammatico. Ti voglio bene, Lucio. Ciao.


Marinella Venegoni

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Lucio Quarantotto - Viaggiando verso Jesolo