MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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Beach Boys, le "good vibrations" non finiscono mai

Non è più un appuntamento con la nostalgia, ma semmai con la tenerezza. Che ti sale da dentro nel contemplare sul palco questi cinque settantenni o giù di lì non troppo ribaldi (e a vederli così, anche decisamente non vigorosi, non del genere vecchiaia ben portata come tanti ce ne sono in giro), che sono tornati a riunirsi dopo liti furibonde, cause legali ed esagerazioni psichedeliche con relativi percorsi psichiatrici assai seri di Brian Wilson, il genio della baracca. Tutto ci si poteva aspettare, anche che risorgessero Jimi e Jim, ma questo no. Soprattutto perché qui, a differenza che per gli Stones per esempio, non c'è affatto protervia nel prolungare la gioventù a tutti i costi, come spesso succede nel mondo del rock agé. E loro, i Beach Boys, quando salgono sul palco sembrano più pronti a un torneo di bocce, e invece poi aprono bocca e ti meravigli che la storia del pop ti possa tornare nelle orecchie così facilmente. Qui non é nostalgia ormai, è storia della musica del Novecento.

Eppure, in quest'epoca della vita nella quale si passa al dimenticatoio, e nessuno si aspetta più nulla da te, sono tornati addirittura con un album nuovo e anche carino come "That's Why God Made the Radio", uscito a inizio giugno e del quale non importa nulla a nessuno francamente, oggi che i dischi sono poco più che biglietti da visita per i concerti. La memoria generale è tutta puntata altrove. Le "California Girls" o "Fun Fun Fun" spiegavano bene la filosofia di vita dell'epoca, nella costa ricca e dorata di belle ragazze e divi di Hollywood. Si respirava appunto un'aria di divertimento puro che però i Nostri, con la straordinaria mente creativa di Brian Wilson, sapevano far vibrare di gioia e spensieratezza autentica, quella tipica della gioventù, con le loro voci impossibili che mescolavano virtuosismo e sapienza quasi innata, in puri esercizi di stile come "Barbara Ann" che fu un successone estivo pure da noi. Più tardi, arrivarono composizioni assai più ambiziose, felici e corpose come "Good Vibrations" che ancora oggi resta pezzo assai conosciuto, oltre che un luogo comune, purtroppo poco adatto ai nostri tempi. Che questi cinque signori - primi il sommo maestro Brian Wilson e Mick Love, poi Al Jardine, Bruce Johnston, David Marks il più giovane della banda con i suoi 63 - stiano ora ad armonizzare intorno al pianoforte bianco di Brian, circondati da giovanotti delle band di Wilson e Love che debbono sorreggere eventuali defaillances, per il tour che festeggia il Cinquantennio, sembra quasi un miracolo.


E' un tour anche impegnativo, cominciato tempo fa in America, con straordinario successo. Come usa oggi, vanno in giro con i loro pullman superaccessoriati, tutti insieme da una parte e Wilson da solo sul suo. L'uomo resta strano e solitario, con improvvisi silenzi e una eterna tentazione agli stravizi che combatte per quel che riesce. Ma che si sia messo d'accordo con Love, a sua volta titolare di band, è segno davvero di ritrovato equilibrio e, anche di una voglia potente di riacchiappare le memorie. Lui, Wilson, genio e sregolatezza, che guardava con ammirazione i Beatles di "Rubber Soul" e nel '66 li volle emulare con "Pet Sounds": che finì in un gioco di specchi per avere un ascendente su "Sgt.Pepper". Storia della musica, e scherzo del destino che gli assai meno gaudenti Beatles sian rimasti in due, mentre i nostri spavaldi vecchietti che nessuno potrebbe definire diversamente risalgono sui palchi con i loro falsetti straniati e quasi impudichi, come se il resto della loro vita spericolata adesso non contasse più.

Marinella Venegoni


www.lastampa.it

Beach Boys - I Get Around (Live @ Rock in Roma)

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