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Boy George: sono più calmo, sereno, canto Bindi, rifondo i Culture Club

Intervista alla vigilia di "Collisioni"



«Do You Really Want to Hurt Me?», cantava quando era al settimo cielo della gloria Boy George. La gente muoveva i fianchi sui suoi suoni educati, e nessuno davvero avrebbe voluto fargli del male. E’ finita che s’è fatto male da solo. Quante vite avrà ancora quest’uomo di ormai 51 anni, occhi ancora truccati alla Elizabeth Taylor buonanima, lobbia glitterata sulla testa rasata e adorna di un fiore rosso tatuato? Ci si stupisce all’eterna rinascita di George, personaggio che ha fatto parte della filologia degli Anni Ottanta con i Culture Club, per poi infilarsi in una catena inarrestabile di guai, drogato pesante ad un’età nella quale gli altri provano a smettere, condannato fra Usa e l’Inghilterra per vicende nelle quali ha fatto per lo più male a se stesso.

George non più boy, ma sempre Boy George, ora sembra rinato, almeno ad ascoltare la sua voce serena e sorridente che arriva al telefono da Formentera, dove lavora come DJ, il suo penultimo mestiere con il quale sarà domenica a «Collisioni» di Barolo. Ma se si viaggia su Soundcloud, si vede che è tornato alle canzoni: una raffica di cover, con un eclettismo esasperato. Non solo «Video Games», assai più intrigante che non con la patata lessa Lana Del Rey, ma un florilegio di titoli italiani e in italiano; brani antichi che uno non si aspetterebbe mai: «Il mio mondo» di Umberto Bindi, di forte impatto emotivo, e «Nel sole» di Albano Carrisi. L’uomo è nato così, per stupire: anche, ora, con l’annuncio del ritorno dei Culture Club.

Caro Boy George, domenica lei sarà protagonista della serata di «Collisioni» a Barolo, e faremo anche qualche chiacchiera in piazza per gli appassionati, lei e io. Conosce il Barolo, un vino robusto che migliora con il passare degli anni?

«No io veramente non bevo, ma per quanto mi riguarda potrei somigliare a questo Barolo. Almeno così mi dicono anche qui a Formentera, quando faccio le mie serate di DJ. Faccio musica molto buona, e molto tranquilla, viene un sacco di gente».

Lei ha avuto una vita a dir poco spericolata. Come va adesso?

«Sono sempre contento, ho un buon carattere. Penso di esser diventato più introspettivo. A questo punto cerco di non essere preoccupato di niente, mi sento più saggio. Ho capito che debbo imparare ogni giorno. Quando sei giovane pensi di poter far tutto, poi ti accorgi che non è vero. Cerco di vivere più adagio, mi son successe troppe cose, da ridere e da piangere».

Veramente ha rimesso insieme i Culture Club?

«Stiamo lavorando. Siamo già stati in studio, ho composto nuove canzoni, potremmo uscire alla fine dell’anno, ed essere in tour nel 2013».

Come sono i vostri rapporti? C’è stato abbastanza tumulto e andirivieni, nella band.

«Molto buoni. Ultimamente abbiamo parlato un sacco, ora siamo finalmente capaci di amarci anche se non siamo d’accordo su qualcosa. Abbiamo cominciato da amici, in gioventù, e finiremo da amici: è bello poterlo dire oggi. Quando hai molto successo, perdi il senso di ciò che è importante».

Come sono le nuove canzoni che ha scritto?

«Romantiche, malinconiche, con un pochino di reggae ma niente pop. Veramente forti. Ma ho anche un disco mio che sta uscendo,

dance, il prossimo mese: "A Boy Called George", con DJ Yoda, incredibile perché allegro. Normalmente sono più drammatico».

Ma lei canta anche canzoni italiane d’epoca, bellissime

«"Il mio mondo" è un tributo a Umberto Bindi. Ho letto tutta la sua storia. Albano si è innamorato della mia versione di "Nel sole" e mi ha invitato in Puglia, purtroppo non posso andarci. Al London Gay Pride ho anche cantato "Io che non vivo", con tutti gli italiani sul palco. Volevo inciderla in inglese, ho scoperto che è stata un grande successo in Inghilterra nei ‘60. Qualche volta, le cose più politiche che puoi fare vengono dal tuo cuore».

Lei ama guardare indietro?

«Negli ultimi anni ho cercato di stare nel presente. Prima pensavo al futuro, ma la cosa importante è divertirsi di quel che stai facendo, il cibo, il lavoro. Mi diverto e so che sono fortunato a fare le cose che amo. Da giovane, non era così importante».



Marinella Venegoni



www.lastampa.it

Boy George - Io Che Non Vivo (Live 0.07.2012)

Boy George - Io Che Non Vivo (Live 0.07.2012)



Re: Boy George - Io Che Non Vivo (Live 0.07.2012)

è bello sentire che i classici italiani sono sempre vivi!!! poi sull'interpretazione sorvoliamo....