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Universal-EMI, l'Europa teme un aumento di prezzi per la musica digitale

La Commissione Europea teme che, acquisendo il controllo della EMI, Universal Music possa forzare ulteriormente la mano sui prezzi della musica digitale, danneggiando in ultima analisi i consumatori. E' questa, secondo le indiscrezioni raccolte dal Financial Times, una delle principali obiezioni (contenute nel documento consegnato due settimane fa alla stessa Universal) che l'Antitrust europeo oppone alla fusione delle due case discografiche.

La Commissione, scrive il quotidiano finanziario, avrebbe anche messo in discussione la quota di mercato dichiarata da Universal, sostenendo che essa non considera le etichette indipendenti distribuite, e non sarebbe neppure convinta dalle motivazioni addotte dalla major (riduzione dei profitti a causa della pirateria, potere contrattuale crescente di iTunes sul fronte del commercio di musica digitale) per sostenere la tesi di un suo diminuito potere di influenza sul mercato.

Nel suo "statement of objections", l'autorità europea avrebbe anzi sottolineato la forte posizione di cui Universal gode anche sul mercato delle edizioni musicali, inducendola a disinvestire una parte delle sue attività patrimoniali per ottenere il via libera all'operazione di acquisto della EMI.

Le udienze davanti alla Commissione dovrebbero iniziare a partire da martedì prossimo, 10 luglio. In una lettera indirizzata ai dipendenti e intercettata da Bloomberg, intanto, l'amministratore delegato di Universal Lucian Grainge ha assicurato che i piani di acquisizione della EMI proseguono come da programma anche dopo le improvvise dimissioni dell'amministratore delegato di Vivendi Jean-Bernard Levy, uno dei massimi sostenitori del merger. Il presidente del consiglio di supervisione della società francese Jean-René Fourtou, assicura Grainge, è "un grande appassionato di musica" e altrettanto convinto della bontà dell'operazione.


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