MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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Cenerentola, e due: serata Reale

«Non più mesta accanto al fuoco/ starò sola a gorgheggiar/ Ah fu un lampo, un sogno, un gioco/ Il mio lungo palpitar». Trionfa la bontà, Cenerentola perdona patrigno e sorellastre, sposa il principe in una sala del trono vera. Vivranno felici e contenti? Non ci è dato saperlo. Sappiamo però che ieri alle 20,30 su Raiuno in mondovisione, dopo una prima parte ancora a Villa dei Laghi, è stato trasmesso, in diretta dal Palazzo Reale, realissimo, di Torino, dorato, sontuoso, spettacolare, il gran finale della «Cenerentola - Una favola in diretta» da Rossini, regista Verdone, progetto e produzione Andermann, insieme con la Rai. Sforzo produttivo e tecnico grande, molti tagli, animazione incantata di Annalisa Corsi e Maurizio Forestieri, splendida fotografia di Ennio Guarnieri; i cantanti e i musicisti, gli uni di qua, gli altri di là, uniti dal satellite, han fatto miracoli. Non casuali, ma dovuti a lunghissime prove. Gianluigi Gelmetti ha diretto con empatia l’Orchestra Nazionale della Rai all’Auditorium, mentre soprani tenori baritoni e bassi, Lena Belkina, Carlo Lepore, Simone Alberghini, Edgardo Rocha, Lorenzo Regazzo, Anna Kasyan, Annunziata Vestri, gorgheggiavano nel loro «altrove». Torino si è mostrata al mondo nelle sue migliori «delizie sabaude» e ieri, intorno a Palazzo Reale, fin dal pomeriggio era tutto un brulicare di figurine in costume, di costumi appesi (sono di Tatiana Romanoff), di tulli imbaulati in attesa di schiudersi, di sale trucco allestite lì accanto, a Palazzo Chiablese. Il fascino dello spettacolo dietro le quinte.

Gli ascolti di domenica sono stati così così: per il primo momento, dalle 20,30 alle 21,30, 2 milioni 437 mila, share dell'11.04%. Dalle 23,30 a mezzanotte circa, ora di perdita della scarpina, 1 milione 22 mila spettatori, 7,92 di share. Poteva andare meglio. Se soltanto la Rai avesse pensato di dedicare a questa operazione virtuosa un decimo delle energie che dedica alla promozione di Miss Italia o del Festival di Sanremo, o di qualche fiction, per «creare l’evento». Non lasciando al solo Tg3 Piemonte l’onore e l’onere di raccontare il contesto. E dire che la vecchia tv di Stato è forte, e avrebbe tutto in casa. Poteva prendere, per esempio, Michele dall’Ongaro, che già su Rai 5 conduce proprio da Torino «Petruska», programma suo e di Paolo Cairoli: dall’Ongaro racconta molto bene, non banalizza i grandi di cui parla, ma li avvicina. Nell’intervallo tra un momento e l’altro di «Cenerentola», l’altra sera, si poteva trasmettere il film di Walt Disney. Problemi di diritti? C’era la Cenerentola rivisitata di Raiuno, trasmessa pochi mesi fa: sceneggiato non bello, ma di successo, poteva fare pacchetto. Una bella occasione sprecata. E peccato per le energie profuse. Come mai? La risposta è in Rossini, e nel librettista Ferretti, il suo Mogol: «Questo è un nodo avviluppato/ questo è un gruppo rintrecciato/ Chi sviluppa più inviluppa/ chi più sgruppa, più raggruppa».


Alessandra Comazzi

www.lastampa.it

Cenerentola - Una favola in diretta: Il lieto fine ...

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