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Keane –Strangeland - Island (CD)

Il trucco c’è ma non si vede. Venghino signori, venghino: la chitarra c’è ma non si sente. Di chi stiamo parlando? Ma dei Keane ovviamente, e di chi sennò? Quarto album fresco di stampa, quarto salto nel mondo di quella band rock, che fa sì rock ma “senza le chitarre”. Sono passati quattro anni dall’ultimo “Perfect symmetry” e l’unica cosa che pare essere cambiata da allora in casa Keane, è il numero degli abitanti: con l’ingresso in pianta stabile di Jesse Quin al basso siamo arrivati, tanto per cambiare, a… quattro.
Quattro: il numero magico per i Keane. Vediamo allora di trovare quattro buoni motivi per dare una possibilità a quello che a prima vista sembra presentarsi come l’ennesima variazione sul tema, a otto anni di distanza da quel “Hopes and fears” che sancì il clamoroso esordio della band inglese.
Primo: I Keane erano reduci da un periodo relativamente travagliato, con i problemi di dipendenza da droghe e alcool di Tom Chaplin a condizionare l’intera vita della band. Da qui probabilmente la necessità di Tim Rice-Oxley di trovarsi qualcosa da fare, occupare al meglio il tempo. Ecco quindi nascere i Mt. Desolation, il più classico dei side project. A Rice-Oxley si affianca guarda caso Jesse Quin, i due mettono insieme un album con la collaborazione, tra gli altri, di Ronnie Vannucci dei Killers, e se ne vanno in tour. Un’esperienza sicuramente positiva, che torna utile una volta richiamati i Keane a raccolta per il nuovo disco. Già, perché Chaplin adesso sta meglio e c’è un disco da registrare. Si sceglie un produttore in grado di tirare fuori al meglio l’anima pop rock del gruppo, Dan Grech, e un modello da seguire, “What did you expect from the Vaccines”, album prodotto dallo stesso Grech. Nasce così “Strangeland”, dodici pezzi in puro stile Keane, pop rock radiofonico senza lode ma soprattutto senza infamia. C’è qualcosa di sbagliato nel voler perseverare con una formula vincente? Direi di no. Viste le premesse poi…
Secondo motivo: Parafrasando i Vaccines, potremmo chiederci che cosa realmente ci si dovrebbe aspettare dai Keane. E la risposta sarebbe molto semplice. Dai Keane ci aspettiamo che facciano i Keane. Nessuna rivoluzione, nessuna velleità sperimentale. Se i vecchi dischi non ci fossero piaciuti, allora il discorso sarebbe diverso. Però non è così, non del tutto almeno. Nei dodici pezzi di “Strangeland” ritroviamo quindi il pop di qualità (un po’ Take That ultima maniera, vedi “The starting line” tanto per dirne una), del buon soft rock di stampo brit che raramente manca il bersaglio, e le ballate al pianoforte tanto care a Chaplin e compagni, e che hanno segnato la fortuna del gruppo fin dal principio. Basta dare un ascolto ai due singoli, “Silenced by the night” e “Disconnected” per capire che i quarantacinque minuti di durata totale non riserveranno sorprese. A questo però aggiungiamo che la voce di Chaplin è da manuale, e che ad ogni passaggio strofa / ritornello viene davvero voglia di cantare, partendo dagli acuti di “You are young”, passando per l’abbraccio lento della ballata “Watch how you go” e della nenia per voce e piano “Sea fog” (senza dubbio il pezzo migliore del disco), fino all’inno estivo “On the road”, forse il più Killers dei pezzi di tutto “Strangeland”, un disco comunque fortemente debitore verso la band di Las Vegas in tutta la sua interezza. E per fortuna che il “modello” erano i Vaccines.
Terzo motivo: “Perfect Symmetry” a parte, i Keane si sono distinti per la bontà di un sound innegabilmente originale, dato in primis dalla celebre “assenza di chitarre” che ha dato vita a pezzi sopra la media, basta pensare a “Somewhere only we know” e alle super hit “Everybody's changing”, “This is the last time” e “Crystal ball”. “Strangeland” forse non avrà questi colpi, ma si comporta sicuramente meglio del passo falso di quattro anni fa. Un risultato non causale: l’idea di base, infatti, era quella di affidarsi a Grech, un fan dei primi due album della band, per ricreare un sound più simile a quello dei primi due dischi appunto, i più riusciti. In questo senso missione compiuta. Fare un disco che non richieda uno sforzo mostruoso per essere ascoltato, senza però rinunciare alla qualità del songwriting è più difficile di quanto sembri. Vero, come si diceva poco sopra forse “Strangeland” ricorda un po’ troppo alcune produzioni dei Killers, ma pazienza.
Quarto ed ultimo motivo a favore di “Strangeland”: quindici anni passati sui palchi con live innegabilmente coinvolgenti, quattro dischi e tantissima musica di qualità, sono un biglietto da visita non trascurabile. I Keane negli anni hanno dimostrato di meritare fiducia e “Strangeland” è l’ennesima buona conferma per un gruppo che, arrivati a questo punto, meriterebbe comunque un po’ più di attenzione. Poi certo, ci sono un sacco di dischi migliori di questo. Per carità. Però lo sappiamo bene: per apprezzare i capolavori, servono anche le cose normali. E questa cosiddetta normalità ha quattro buone ragioni per essere apprezzata.

(Marco Jeannin)

TRACKLIST

“You are young”
“Silenced by the night”
“Disconnected”
“Watch how you go”
“Sovereign light cafe”
“On the road”
“The starting line”
“Black rain”
“Neon river”
“Day will come”
“In your own time”
“Sea fog”

www.rockol.it

Keane - Silenced By The Night

Keane - Silenced By The Night