MUSICA




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Buon centenario a Renato Rascel: l'Italia l'ha scordato (Torino no)

«Arrivederci Roma» vola leggera nel film «To Rome with love» di Woody Allen. Se ne riscopre l’eleganza proprio in questi giorni che segnano i 100 anni dalla nascita dell’autore Renato Rascel. Curiosamente, sull’anniversario tace la Capitale titolare della storia e del destino del piccolo grande uomo che ha divertito e fatto cantare l’Italia intera per mezzo secolo: e a celebrarlo degnamente ci pensa Torino, dove Rascel nacque per caso il 27 aprile 1912, da una ballerina classica che seguiva in tour il marito, Cesare Ranucci, cantante di operetta. Ieri, con un brindisi, Renzo Sicco di Assemblea Teatro ha annunciato le manifestazioni che ricorderanno per tutto l’anno la figura multiforme di un artista cresciuto sulle tavole dei palcoscenici, fra il coro della Cappella Sistina e le compagnie di avanspettacolo, e diventato con fantasia sbrigliata una delle figure centrali nell’intrattenimento nazionale.

Renato Rascel (nome d’arte da una cipria francese molto in voga all’epoca), è stato una delle figure più interessanti del nostro teatro di varietà, soprattutto per quella sua genialità stralunata che gli ha fatto creare personaggi di rottura nel clima spesso convenzionale della comicità, che con lui diventa surreale.

Ha sfiorato solo casualmente i territori della satira, eppure le sue storie quasi oniriche, i suoi omini timidi e insicuri, le vicende astruse e disossate che piacevano tanto anche ai bambini, nelle quali calava il disegno di una realtà sempre impervia, gli hanno consentito di avere un ruolo che, quasi senza avvedersene, consegnava al paradosso (il corazziere ne resta il simbolo più esilarante) una critica lieve e tagliente delle sfortune dell’uomo comune. Dal teatro al cinema, dalla commedia alla tv, la sua identità non ha mai mutato carattere, piegando gli stereotipi a una complice bonomia di fondo.

Questa sua vena viene trapiantata anche nelle canzoni, numerosissime: la prima, già nel ‘39, letta anche come un intervento politico sul regime che preparava la festa alla guerra, rimase un tormentone: «E’ arrivata la bufera/E’ arrivato il temporale/Chi sta bene chi sta male/E chi sta come gli par». Ieri, a Torino, Renzo Sicco ha ricordato che proprio da un collezionista di dischi ha preso il via il megaprogetto «Arrivederci Rascel»: è stato Franco Settimo a curare la mostra di copertine «Viaggio intorno a Renato Rascel in 45 giri», che si aprirà al Cecchi Point fra il 25 maggio e il 30 giugno: c’è anche una copertina di Crepax, a dimostrazione che nulla è stato inventato dopo, e si troveranno le testimonianze grafiche di una vasta epopea di autore di riguardo che annovera non solo «Romantica», vincitrice a Sanremo ‘60 grazie alla versione urlata di Tony Dallara, ma pezzi più antichi, scritti per le riviste o per la tv e il cinema, come «Venticello de Roma», «Con un po’ di fantasia», «Non so dir ti voglio bene», «Il mondo cambia», «Dracula cha cha cha», «Vogliamoci tanto bene», lato B di «Arrivederci Roma», naturalmente «Il Corazziere». La mostra sarà anticipata, il 23, da una chiacchierata con canzoni alle Officine Bohemien, con lo stesso Settimo, GP Ormezzano, Gian Mesturino, la voce calda di Emma Re: e alle canzoni di Rascel si tornerà il 20 giugno al Cecchi Point, con Trabateatro e Marlene.

Ma Renzo Sicco ha coinvolto anche il Museo del Cinema, che ha preparato per «Arrivederci Rascel», il 30 giugno e il 1° luglio prossimi, una rassegna assai interessante, con l’unico film diretto da Rascel, «La passeggiata» del 1954; poi «L’eroe sono io» di Bragaglia, «Questi fantasmi» di Eduardo, «Il cappotto» di Alberto Lattuada tratto da Gogol e rielaborato in chiave satirica. Si entra nel mondo della rivista e della tv con altri due spettacoli: il 23 novembre per i grandi Trabateatro in «Il corazziere», un repertorio delle canzoni ormai purtroppo sconosciute ai più; poi il 2 dicembre Assemblea Teatro, ideatrice dell’anno rasceliano, si occuperà di bambini con «Dove vanno a finire i palloncini» (canzone dallo spettacolo tv «Stasera a Rascel City»).

Rascel ha lasciato un figlio, Cesare, che ha ora 39 anni, e la vedova appena settantenne Giuditta Saltarini: hanno promesso un salto alla kermesse, non essendosene occupati personalmente. Ma il piccolo grande uomo autore di «Arrivederci Roma», una canzone che è stata nel mondo un grande spot per l’Italia, avrebbe meritato davvero da questo nostro Paese smemorato una qualche attenzione



Marinella Venegoni



www.lastampa.it

Renato Rascel - Arrivederci Roma

Renato Rascel - Arrivederci Roma